Mercoledì 6 giugno alle ore 21.00 in Piazza Roma a Modena va in scena in anteprima nazionale il nuovo spettacolo di strada del Teatro dei Venti, “Moby Dick”, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Herman Melville. Nel cast troviamo Alessio Boni, Oksana Casolari, Marco Cupellari, Daniele De Blasis, Alfonso Domínguez Escribano, Federico Faggioni, Talita Ferri, Francesca
Mercoledì 6 giugno alle ore 21.00 in Piazza Roma a Modena va in scena in anteprima nazionale il nuovo spettacolo di strada del Teatro dei Venti, “Moby Dick”, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Herman Melville.
Nel cast troviamo Alessio Boni, Oksana Casolari, Marco Cupellari, Daniele De Blasis, Alfonso Domínguez Escribano, Federico Faggioni, Talita Ferri, Francesca Figini, Davide Filippi, Hannes Langanky, Alberto Martinez, Amalia Ruocco, Antonio Santangelo, Felix Pacome Tehe Bly, Mersia Valente, Elisa Vignolo.
L’ideazione e la regia sono di Stefano Tè, l’adattamento drammaturgico di Giulio Sonno, consulenza alla regia di Mario Barzaghi e assistenza di Simone Bevilacqua, direzione musicale di Luca Cacciatore, Igino L. Caselgrandi e Domenico Pizzulo, costumi a cura di Teatro dei Venti, Luca Degl’Antoni e Beatrice Pizzardo, scenografie e macchine di scena Dino Serra e Massimo Zanelli in collaborazione con Teatro dei Venti.
Lo spettacolo è una produzione Teatro dei Venti, co-prodotta da Klaipeda Sea Festival (Lituania) e realizzata con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, e con il contributo del Comune di Dolo (VE) in collaborazione con l’Associazione Echidna.
Moby Dick è spettacolo-evento che porta in piazza la nave del capitano Achab e la sua ossessione per la Balena bianca, insieme a tutto l’equipaggio e alla sua brama di riconoscimento sociale. 25 artisti, tra attori, musicisti, acrobati e tecnici, insieme ai quali si integrerà la partecipazione di membri della comunità locale, con 30 bambini del Centro di Formazione Teatrale, 30 anziani, 15 detenuti delle carceri di Modena e Castelfranco Emilia, 15 richiedenti asilo. Il Teatro dei Venti prosegue così la sua ricerca artistica negli spazi urbani con uno spettacolo di strada che offre alla comunità la fruizione di un classico della letteratura mondiale. L’ambientazione marinaresca ed epica del romanzo di Melville incontra qui il suono arcaico delle botti della tradizione campana. Il lavoro è costituito dalla riflessione filosofica sull’ignoto, dalla contaminazione tra linguaggi da occidente a oriente e dall’uso di grandi macchine teatrali.
Moby Dick è, come scrive Pavese nell’introduzione che fa alla sua traduzione del celebre romanzo, “l’allegoria della spasmodica ricerca, della sete di conoscenza e di vendetta, del rapporto tra bene e male, della ferocia e forza devastante della natura e dell’uomo”.
Si legge nelle note di drammaturgia:
Moby Dick è un’illusione. Tutti credono di sapere cosa sia eppure nessuno lo sa. Se ne parla. È una balena? Un capodoglio? Un mostro bianco? Pochissimi in realtà hanno letto il romanzo fino in fondo: quasi tutti a un certo punto abbandonano. La natura del libro infatti è assai diversa da ciò che film, illustrazioni e antologie raccontano. Pagina dopo pagina la vicenda deraglia dai binari dell’azione, la furia del Capitano Achab esonda i sentimenti della vendetta, la sua caccia impossibile assume un respiro metafisico, e il lettore, confuso, si smarrisce: qualcosa non torna. Cosa? La meta di questa impresa.
Perché un gruppo di uomini decide di mettersi in viaggio? Se Melville trasse ispirazioni dalla sua esperienza diretta su una baleniera, dai racconti di mare e dalla letteratura occidentale, egli si nutrí altresí di quel nascente spirito americano che sognava la democrazia. Si può costruire un nuovo modello di società o la massa («the Mob») è condannata alla sopraffazione? Moby Dick diventa allora il «genio della folla», la sintesi impossibile, il leviatano spietato di Hobbes che divora il trascendentalismo di Emerson.
Ma per quanto ogni civiltà sia destinata a scomparire tra le ruote della storia, la tensione al viaggio sempre sopravvive, sempre un giorno un gruppo sparuto di uomini deciderà di spingersi su acque incerte per scoprire se un altro modo di vivere sia possibile. Così la caccia di Moby Dick diventa l’inseguimento di un’illusione.
L’adattamento del romanzo cerca di recuperare alcune delle voci che animarono la scrittura di Melville (si potranno riconoscere echi dalla Bibbia e dal Faust di Goethe, nelle traduzioni di Ceronetti e Fortini) per restituire un respiro iniziatico al viaggio delle genti a bordo del Pequod. Un carro-palco che sia arca, porto e indimenticato relitto al di là del tempo. Il celebre incipit in fondo è un invito al teatro: call me Ishmael, come a dire, facciamo che oggi sono Ishmael e vi racconto una storia, facciamo che un sogno di umanità torni a rivivere, facciamo che quest’illusione domani diventi realtà.
Ingresso gratuito
Info e aggiornamenti sul sito: mobydick.theater e su www.teatrodeiventi.it
389 7993351 – 059 7114312
comunicazione@teatrodeiventi.it
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Redazione ArtInMovimento Magazine
[Immagini: ph Chiara Ferin]
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