Basta aghi per i controlli ematici. Questo è il sogno di centinaia di migliaia di persone in giro per il mondo che oggi, grazie a un manipolo di ricercatori statunitensi, potrebbe diventare realtà. Gli studiosi nord americani della Madison University del Wisconsin, in collaborazione con la Tasso Inc. hanno sviluppato un apparecchio che permette di
Basta aghi per i controlli ematici. Questo è il sogno di centinaia di migliaia di persone in giro per il mondo che oggi, grazie a un manipolo di ricercatori statunitensi, potrebbe diventare realtà.
Gli studiosi nord americani della Madison University del Wisconsin, in collaborazione con la Tasso Inc. hanno sviluppato un apparecchio che permette di raccogliere campioni di sangue senza dover per forza bucare la pelle.
La soluzione è racchiusa in uno strumento piccolo come una pallina da ping pong, che si appoggia sulla pelle come una normale ventosa.
A differenza di un ago tradizionale, l’apparato in questione, estrae il sangue dai capillari. In due minuti circa il liquido viene raccolto in una provetta staccabile, che può essere inviata direttamente in laboratorio per le analisi. Il tutto ovviamente senza dolore da parte del donatore o paziente.
Ma veniamo la funzionamento dello strumento: alla base di tutto c’è una tecnologia nota come microfluidica, che si occupa della manipolazione di liquidi attraverso dei canali di dimensioni microscopiche.
Su questa scala, spiegano i ricercatori, la tensione superficiale prende il sopravvento sulla forza di gravità e ciò permette di estrarre il sangue.
Allo stato attuale l’apparecchio ideato nei laboratori dell’università può “aspirare” solo piccole quantità di sangue, che comunque sono sufficienti per molte analisi come ad esempio il controllo del colesterolo, delle infezioni o della glicemia in generale. Indubbiamente la “ventosa” potrebbe essere di grande interesse per i pazienti diabetici. Ma l’azienda punta a realizzare una procedura anche per il controllo dell’Hiv, rendendo di fatto il test facile, veloce e indolore.
I ricercatori, dopo aver presentato il primo prototipo, non si sono fermati e immaginano soluzioni per permettere a ciascuno di fare autonomamente, a casa propria, il prelievo da inviare in laboratorio. Si tratta di una soluzione di grande interesse che potrebbe anche abbattere una serie di costi per la sanità, ma al momento l’ostacolo maggiore è relativo al mantenimento della catena del freddo.
Per il progetto l’azienda partner dell’università, la Tasso, ha ricevuto 3 milioni di dollari dalla Defense Advances Research Projects Agency, l’agenzia del dipartimento della Difesa degli Usa. Mentre l’università Madison, che ha collaborato alla prototipazione dell’apparecchio, ne prevede la commercializzazione nel 2016 a condizione che la Tasso richieda l’autorizzazione alla Food and Drug Administration entro la fine del 2016.
Per quanto riguarda l’arrivo anche in Europa e in Italia, non ci sono tempi certi, ma sicuramente si dovrà aspettare ulteriormente.
Paolo Ernesto Sussi
[Fonte immagini:empowher.com – tassoinc.com]
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