Eravamo già a conoscenza delle straordinarie proprietà benefiche di questo gustoso ortaggio: capacità depurative, antisettiche, ricostruenti e digestive. Mai però potevamo ipotizzare che venisse scoperta nella barbabietola una proteina simile all’emoglobina umana. Ad oggi l’unica fonte per l’ approvvigionamento di sangue è l’uomo. Sostanziale , pertanto, appare l’atto della donazione. Tuttavia, in un futuro forse
Eravamo già a conoscenza delle straordinarie proprietà benefiche di questo gustoso ortaggio: capacità depurative, antisettiche, ricostruenti e digestive. Mai però potevamo ipotizzare che venisse scoperta nella barbabietola una proteina simile all’emoglobina umana. Ad oggi l’unica fonte per l’ approvvigionamento di sangue è l’uomo. Sostanziale , pertanto, appare l’atto della donazione. Tuttavia, in un futuro forse non troppo lontano, si potrà dire grazie ad una comune barbabietola da zucchero. Dirle grazie per aver salvato una vita.
Gli scienziati studiano la sua compatibilità con gli animali per creare un degno sostituto artificiale del sangue. Le trasfusioni di sangue, come è noto, sono purtroppo necessarie in situazioni di emergenza, come gravi incidenti, ma anche per interventi chirurgici o trattamenti di malattie spesso croniche, tra cui deficit di emoglobina nel flusso sanguigno. La scarsa disponibilità di sangue e derivati è allora un problema tra i più attuali. A poco servono i continui appelli degli esperti. La soluzione però potrebbe arrivare da una pianta, la barbabietola, analizzando la quale si è scoperta una versione vegetale dell’emoglobina.
Un team di scienziati svedesi, infatti, ha scoperto che una proteina della pianta commercialmente usata per estrarre lo zucchero potrebbe essere usata come ”sostituto” del sangue. Nelida Leiva, a capo della ricerca condotta dalla Lund University e pubblicata sulla rivista Plant & Cell Physiology , ha confermato che la proteina della barbabietola detiene una struttura riconducibile per il 50-60% all’emoglobina umana deputata al trasporto di ossigeno verso tutti i tessuti. Il passo successivo sarà dunque volto a testare la proteina vegetale sui maiali per valutare la sua compatibilità con organismi animali viventi.
Entro i prossimi tre anni allora, gli scienziati si augurano di poter sviluppare un metodo per ”impacchettare” la proteina in una forma che sia compatibile anche con il tessuto umano. Nel frattempo, non possiamo far altro che promuovere la ricerca, fissare lo sguardo verso il progresso per migliorare le condizioni di vita di chi sta meno bene.
Il processo di una scoperta scientifica è, in effetti, un continuo conflitto di meraviglie.
Gabriele Longo
[Fonti delle immagini: myrome.org, sostenitori.info; greenme.it (copertina)]
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