Lunedì 15 giugno presso il Teatro Carignano di Torino è andata in scena la prima europea dell’opera in tre atti Il piccolo principe con musica e libretto firmati da Alberto Caruso. La partitura si esprime in un crescendo che finisce per coinvolgere i presenti, anche se a volte l’esagerato ricorso a climax emotivi fa perdere il
Lunedì 15 giugno presso il Teatro Carignano di Torino è andata in scena la prima europea dell’opera in tre atti Il piccolo principe con musica e libretto firmati da Alberto Caruso.
La partitura si esprime in un crescendo che finisce per coinvolgere i presenti, anche se a volte l’esagerato ricorso a climax emotivi fa perdere il focus sulla continuità della linea melodica. Il primo atto, il più ostico, è spigoloso: la musica è caratterizzata da un’eccessiva ripetitività di concatenazioni armoniche, che rendono non interessantissima la fluidità del discorso. Riteniamo però possa esprimere l’intento del compositore di rappresentare qualcosa di alieno da ciò a cui i terrestri sono abituati, il mood caratteristico dell’asteroide B612. Infatti, gli altri due atti, ambientati sul pianeta Terra, risultano più accattivanti e in particolare l’ultimo si conferma molto intimistico e ricercato. In questo terzo atto finalmente l’incontro tra parola e musica si rende armonioso, riuscendo ad accarezzare i presenti immergendoli in un’atmosfera senza tempo e trasudante emozioni. Bisogna sicuramente riconoscere a Caruso la perizia nel saper utilizzare sapientemente l’arpa, attuazione non facile.
Non impressiona, invece, il libretto che a volte si intreccia goffamente con la musica. Probabilmente Caruso ha avvertito una certa difficoltà a sganciarsi dal celeberrimo testo di Antoine de Saint Exuéry, rimanendone invischiato.
Molto ben curata la regia. La metafora del viaggio, gli interventi dello speaker, la gestione degli spazi e le interazioni dei personaggi risultano convincenti. Fresca e originale la messa in scena che risulta contenitiva e smussatrice degli spasmodici movimenti musicali presenti nel primo atto dalla partitura. La rampa delle scale dell’aereo è un elemento a cui ricorre spesso, elemento contemporaneamente funzionale e dalla forte pregnanza simbolica. Rappresenta gli arrivi e le partenze, gli spostamenti di cui è fatta la vita, gli incontri, gli arrivederci e gli addii che costellano l’esistenza di ognuno.
Rispetto al cast spiccano il soprano Claudia Sasso (Piccolo Principe), il mezzosoprano Julija Samsonova-Khayet (Volpe) e il tenore Mattia Pelosi (Vanitoso, Uomo d’affari, Venditore di pillole, Antoine), e degne di nota le luci di Marcello Cavoto.
L’Ensemble Master dei Talenti Musicali, costituito da Alessandro Cervo (violino I), Corinne Curtaz (violino II), Michela D’Amico (violino III), Lorenzo Boninsegna(viola), Davide Pettigiani (violoncello), Alessandro Spagnuolo (contrabbasso),Valerio Lisci (arpa) e Davide Cava (pianoforte), ha dato prova di eccellente finezza musicale, offrendo una validissima performance.
Interessanti le coreografie di Antonio Della Monica, perfettamente all’unisono alle scene di Francesco Boerio belle nella loro essenzialità, che riescono a chiarire quanto si consuma sulla scena, creando un contesto realmente al servizio all’azione. Contribuiscono a rappresentare perfettamente uno dei non luoghi per eccellenze, l’aeroporto, con le schizofrenie, le manie, i tempi dei passeggeri che vi si trovano. Tutte deliziose e sinuose le ballerine (Lorena Silvia Calabrò, Laura Fonte, Andrea Carlotta Pelaia e Marina Soalca) meno convincente invece Federico Boscolo Cegion, a volte apparso poco fluido nei movimenti.
Nel complesso uno spettacolo interessante che va riascoltato in una location più adatta all’opera.
Annunziato Gentiluomo
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