Una buona miscela di colori, suoni e performance… Venerdì 19 e sabato 20 aprile, presso il Teatro Monterosa di Torino, è andato in scena il musical Il Piccolo Principe, una co-produzione tra l’Accademia dello Spettacolo e Il Mutamento, ispirato all’omonimo romanzo di Antoine de Saint-Exupéry.Uno spettacolo in cui sono stati ben amalgamati musica, luci, canzoni, coreografie e recitazione.
Una buona miscela di colori, suoni e performance…
Venerdì 19 e sabato 20 aprile, presso il Teatro Monterosa di Torino, è andato in scena il musical Il Piccolo Principe, una co-produzione tra l’Accademia dello Spettacolo e Il Mutamento, ispirato all’omonimo romanzo di Antoine de Saint-Exupéry.
Uno spettacolo in cui sono stati ben amalgamati musica, luci, canzoni, coreografie e recitazione. Forse il ritmo non sempre è stato incalzante, ma reputiamo tale lieve mancanza al fatto che stia rodando. Infatti gli ingredienti ci sono tutti. Anche gli stessi costumi di Sara Memore sono totalmente all’altezza come le scene funzionali di Giuseppe Garau Forse qualche coreografia, in particolare quando si ricorre a teloni, deve essere ancora ritoccata, perché troppo amatoriale e confusionaria, ma probabilmente le dimensioni del palco, in questo, non hanno certo aiutato.
’L’impostazione scenica di Mario Restagno è chiara, come la sua intenzionalità registica. Cura bene la distribuzione degli spazi ed è attento alle interazioni tra i protagonisti, su cui è visibile un lavoro approfondito. Le melodie firmate da Walter Orsanigo ben seguono la narrazione e sicuramente di qualità gli arrangiamenti e le armonizzazioni di Paolo Gambino. Forse il leit-motiv dell’aviatore appare troppo monocorde: delle variazioni armoniche e di tonalità avrebbero vivacizzato il tutto.
Andando al cast, pertinenti e nel proprio ruolo, tanto i protagonisti quanto i componenti dell’ensemble, una sorta di “coro” che ha dato vita ai Baobab, ha arricchito la scena, ha osservato l’agire dei protagonisti, commentando il loro fare e interagendo con loro.
Massimo Giovara, nei panni dell’aviatore, ha ben guidato la compagnia composta da 8 giovani under 30. Il suo incedere è sempre stato sicuro, la sua voce quasi sempre ben appoggiata e convincente nei movimenti.
Anna Oggero, nei ruoli della Rosa e della Volpe, ha dato prova di grande espressività e controllo del proprio corpo. Si è caratterizzata per un timbro vocale interessante e una significativa sinuosità.
Gabriele Girondi ha interpretato con grande partecipazione e precisione il personaggio del matematico Chermisi il Geografo, dando prova di un piglio teatrale e vocale da chi “mastica” il palco da anni. Ha saputo tratteggiare con sapienza, in particolare, il ruolo del matematico, offrendo sfumature ricche di colore.
Ester Barbarossa ha reso dal punto di vista teatrale magistralmente la tortuosità del Serpente. I suoi movimenti erano studiati nel dettaglio: ancora un po’ acerba vocalmente.
Mosè Braglia è stato il vero cameo di questa produzione. Sognante, presente, garbato, intonato, ha vestito i panni del Piccolo Principe senza mai perdere di concentrazione, senza sbavatura alcuna, nonostante i suoi dieci anni e nonostante, quella di sabato, fosse già la quarta recita in due giorni. Sicuramente un talento che ci auguriamo l’Accademia dello Spettacolo sappia far crescere e gli permetta di manifestare tutto il proprio potenziale.
Nel complesso dunque un dignitoso omaggio al racconto del 1943 di De Saint-Exupéry, un diesel che ha toccato, nel secondo atto, dei momenti lirici significativi. Una riuscita sfida musicale. Una rappresentazione adatta ai giovani e ai meno giovani che sottende un invito ad andare oltre alle apparenze, uno stimolo alla riflessione e alla cura dell’altro, e che ricorda che “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Annunziato Gentiluomo
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