In attesa delle due magiche recite de Il barbiere di Siviglia a Locri, l’8 e il 9 agosto 2016, siamo riusciti a intervistare il direttore, David Crescenzi, oggi direttore artistico del Teatro dell’Opera de Il Cairo. Vediamo cosa ci racconta… Un graditissimo ritorno a Locri, Maestro Crescenzi. Cosa l’ha fatta riapprodare per la seconda volta
In attesa delle due magiche recite de Il barbiere di Siviglia a Locri, l’8 e il 9 agosto 2016, siamo riusciti a intervistare il direttore, David Crescenzi, oggi direttore artistico del Teatro dell’Opera de Il Cairo. Vediamo cosa ci racconta…
Un graditissimo ritorno a Locri, Maestro Crescenzi. Cosa l’ha fatta riapprodare per la seconda volta nei lidi della Locride?
A Locri ci torno soprattutto per la parola data all’Avv. Anna Sofia. Lo scorso anno, dopo il successo del “Rigoletto”, la dinamica “assessora” aveva già prenotato la mia presenza e quella di Massimiliano Fichera per l’estate del 2016. Difficile dire di no, soprattutto poi se si tratta di un’opera come Il barbiere… So quanto la Sig.ra Anna Sofia tenesse alla nostra presenza. Poi vorrei godermi con più tranquillità le bellezze della Locride: lo scorso anno tra “La bohème” a Macerata, e l’inaugurazione del nuovo Canale di Suez in Egitto, avevo vissuto il “Rigoletto” in mezzo ad aerei, treni, bus e taxi vari.
Cosa ricorda di quella magica notte, l’8 agosto 2015, in cui diresse superbamente l’Orchestra del Teatro Cilea nel Rigoletto?
Di quella sera ricordo la grande tranquillità che riuscivo a trasmettere ai professori dell’Orchestra del Teatro Cilea, e la grande concentrazione dei giovani che facevano parte del coro. Avevo i loro occhi incollati ai miei, davvero emozionante. Poi naturalmente gli applausi calorosi del pubblico… potrebbe essere banale, ma ogni volta è sempre come se fosse la prima volta. Ricordo di un signore molto anziano, mi attese all’uscita, mi diede una specie di biglietto ed erano poche righe scritte sulla salvietta di un bar. Si complimentava con me, di come avessi seguito i cantanti nell’accompagnarli, e delle emozioni che gli avevo trasmesso. Un gesto del genere ti ripaga dei tanti sacrifici che affrontiamo in questo mestiere.
Cosa può dirci invece della sua versione de Il barbiere di Siviglia che proporrà quest’anno?
Sappiamo tutti che “Il barbiere” rossiniano è l’opera più martoriata, ritoccata, letta e rieletta dai tanti filologi o presunti tali, che si spacciavano per specialisti della musica del genio pesarese. Con il mezzo o con il soprano? La sinfonia è con i tromboni o senza? Si devono utilizzare i piatti o il sistro? E le variazioni nelle colorature sono di Rossini o del Ricci o di qualche direttore sprovveduto che pensava solo allo show? In questo caso io mi fido solamente della Fondazione Rossini di Pesaro e del suo creatore Alberto Zedda, che di Rossini è come i quattro evangelisti messi insieme. Pertanto ci affideremo alla revisione del Mo Zedda del 1969, che Abbado portò per la prima volta al Teatro Alla Scala proprio in quell’anno, con la storica e sempre verde regia di Ponnelle. I tagli nei recitativi saranno proprio gli stessi, così come per tutti i numeri musicali. Rossini è il Mozart italiano: la mia idea è quella di farne un’interpretazione più cameristica che sinfonica, più tenuta sulla leggerezza che sulla velocità.
E come all’epoca avrò la doppia veste di direttore e cembalista accompagnandone i recitativi.
L’anno scorso è riuscito a ipnotizzare il pubblico locrese. Per quest’anno in duo con Lev Pugliese, cosa bisogna aspettarsi?
Non conosco personalmente Lev Pugliese e non ho mai avuto il piacere di lavorare con lui, per cui non mi sembrerebbe onesto anticipare nulla. Molti colleghi me ne hanno parlato benissimo. Io posso dire che ho visto proprio un suo “Barbiere” nella bellissima piazza del Popolo di Ascoli Piceno una decina di anni fa e ricordo uno spettacolo sobrio ma divertente, senza gag scontate e volgari. Invece, sempre ad Ascoli, ero rimasto incantato lo scorso anno da una sua “Boheme”. Credo proprio che andremo d’accordo e che sarà un bel lavorare.
Ci può fare un bilancio della stagione operistica 2015-2016 del Teatro dell’Opera de Il Cairo, di cui è direttore artistico? Qual è stato l’allestimento che ha avuto maggiore successo di pubblico e di critica?
Al Cairo ho da poco terminato una stagione effervescente ma pesante, basti pensare che solo nello scorso mese di maggio ho diretto una nuova produzione di “Un ballo in maschera” di Verdi, il balletto di Prokofiev “Cinderella”, e “Rigoletto”. Proprio quest’ultimo titolo è stata la produzione di maggior successo, e la vera sorpresa della stagione 2015/’16. Nel ruolo del titolo ho invitato Massimiliano Fichera, dopo averlo conosciuto lo scorso anno qua a Locri. Il pubblico egiziano si è innamorato totalmente della sua voce, ma soprattutto dove ha impressionato è stata la sua interpretazione passionale. Lo spettacolo era stato rappresentato lo scorso febbraio, il teatro era strapieno e il successo è stato tale che a fine maggio siamo riusciti ad eseguire altre due recite.
Un’altra novità è stata l’apertura della stagione. Per cercare di portare a teatro un pubblico diversificato, mi sono inventato un Gala di Opera & Balletto dove insieme ad arie, duetti e cori di opere, ho potuto inserire passi a due o ensemble tratti dalle più belle pagine del repertorio di danza classica.
In Europa tutto ciò passerebbe come una cosa normalissima, al Cairo invece era la prima volta che veniva usata questa formula, che è piaciuta tantissimo. La ripeteremo il prossimo 22 Settembre in occasione dell’apertura della stagione 2016/2017. Certo che il caso Regeni non mi ha aiutato moltissimo: se da una parte ho ricevuto affetti di stima e solidarietà, dalla parte istituzionale ho attraversato momenti di puro imbarazzo. Avevo avviato serie collaborazioni con teatri italiani per delle co-produzioni Italia/Egitto assieme alla nostra ambasciata e all’Istituto Italiano di Cultura al Cairo. Ora tutto è sospeso e davvero non so cosa potrebbe accadere in seguito, visto il prosieguo del caso.
E un bilancio da agosto scorso della sua attività artistica?
Dopo il nostro “Rigoletto” dello scorso agosto a Locri, ho fatto concerti e produzioni davvero belli. Mi piace ricordare la “Norma” a Timisoara con la regia di Mario De Carlo e Dimitra Theodossiu nel ruolo del titolo e il nostro Roberto Scandiuzzi in quello di Oroveso. A Cluj ho diretto una bellissima “La bohème” con la nuova stella del Metropolitan di New York, la rumena Anita Hartig. A Bucarest lo scorso febbraio ho diretto per la prima volta in Romania, “La Favorita” di Donizetti. Lo scorso aprile con la Filarmonica Marchigiana, ho avuto l’occasione di dirigere, nello splendido Teatro “Alighieri” di Ravenna, un concerto sinfonico con la partecipazione di uno dei più promettenti cellisti del nostro Paese, Alberto Casadei. In tutto questo c’erano i miei impegni a Il Cairo che proseguiranno la prossima stagione con due nuovi produzioni: “La Traviata” e “Manon Lescaut”.
Sold out anche quest’anno a Locri? E il pubblico come sarà?
“Il barbiere” è una delle opere più eseguite al mondo, dopo “Carmen” e “La traviata”. Ora, aspettarsi un tutto esaurito, non me la sentirei di prevederlo ma, viste le premesse delle edizioni precedenti, sono certo che i Locresi non ci deluderanno. È importante, nelle realtà di provincia come quella di Locri, che non vengano sovrapposte manifestazioni analoghe perché il pubblico non saprebbe quale scegliere e ci rimetterebbero tutti. Quindi, credo fondamentalmente che l’unione, il coordinamento e il sincronismo tra le istituzioni preposte a questo tipo di manifestazioni sia indispensabile.
Annunziato Gentiluomo
[Fonte dell’immagine: memphistours.com]
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