Ultime ore bolognesi per il Cratere di Eufronio, uno dei maggiori capolavori della produzione ceramica di Atene degli ultimi decenni del VI secolo a.C. .Come previsto dagli accordi di prestito con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, il cratere, ora ammirabile nella mostra in corso a Palazzo Pepoli Museo della Storia di Bologna, sta
Ultime ore bolognesi per il Cratere di Eufronio, uno dei maggiori capolavori della produzione ceramica di Atene degli ultimi decenni del VI secolo a.C. .Come previsto dagli accordi di prestito con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, il cratere, ora ammirabile nella mostra in corso a Palazzo Pepoli Museo della Storia di Bologna, sta per abbandonare il suolo bolognese: ll 16 dicembre prossimo, infatti, ritornerà in Lazio per essere esposto in una mostra organizzata dal Comune di Cerveteri, luogo in cui il cratere fu originariamente rinvenuto.
Notizia più che positiva il grande successo della mostra, che ha ormai superato i 10.000 visitatori. Per festeggiare allora, Genus Bononiae Musei nella Città continua a lavorare con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia per ottenere un nuovo importante pezzo, originariamente non previsto, che arricchirà l’esposizione visitabile fino al 22 febbraio 2015.
Non tutti però conoscono l’avventurosa storia del gioiello che Bologna sta per salutare: un cratere nato in Grecia, arrivato in Italia e giunto poi (in maniera clandestina, ovviamente) fino a New York, Stati Uniti. È proprio nella Grande Mela americana che il cratere compare “dal nulla” nel 1972.
Come racconta il Prof. Giuseppe Sassatelli, il vaso, destinato a contenere il vino temperato nei simposi, è parte di un carico commerciale diretto dalla Grecia verso una delle più potenti città etrusche del periodo, Cerveteri. Qui entra in possesso di una facoltosa famiglia indigena che lo destina al suo sepolcro nel cimitero monumentale di Greppe Sant’Angelo, fuori dalla città antica. Eppure, i viaggi di questo magnifico vaso non finiscono con la sigillatura della porta tombale a Cerveteri. Sarà infatti una delle più grandi catastrofi che incombono sul nostro patrimonio antico, il commercio clandestino di reperti archeologici, a non risparmiare al capolavoro il dramma del viaggio transoceanico. Nel 1972, il cratere – dopo aver affrontato il Mediterraneo antico da est verso ovest nell’ambito degli scambi commerciali, leciti e consentiti, tra Greci ed Etruschi – attraversa l’oceano Atlantico alla volta di New York, terminando il suo viaggio al Metropolitan Museum. Come se non bastasse, per poterne consentire e facilitare la vendita al mercato straniero, il vaso, probabilmente ben conservato, è ridotto in pezzi. I segni del restauro (pochi per fortuna) che oggi si vedono sul vaso si riferiscono dunque al restauro fatto dal mercante che lo trafugato per poterlo vendere.
Dopo una lunga trattativa tra Italia e Stati Uniti d’America, nel 2008 il cratere è finalmente restituito all’Italia, sua legittima proprietaria: una storia a lieto fine.
Questa, in breve, l’odissea del Cratere di Eufronio, fino al 15 dicembre al Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli nell’ambito della mostra Il viaggio oltre la vita. Gli Etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale.
Ancora pochi giorni per affrofittarne: ne vale proprio la pena.
Giuseppe Parasporo
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