Tra i personaggi più iconici del mondo LGBTQI si colloca sicuramente Tom of Finland, nome d’arte di Touko Valio Laaksonen, l’illustratore finlandese che è rimasto nell’immaginario collettivo grazie alle sue immagini omoerotiche e fallocentriche rappresentanti in particolare modo personaggi del mondo leather. Ad aprire la 32° edizione del Lovers Film Festival a Torino è stato
Tra i personaggi più iconici del mondo LGBTQI si colloca sicuramente Tom of Finland, nome d’arte di Touko Valio Laaksonen, l’illustratore finlandese che è rimasto nell’immaginario collettivo grazie alle sue immagini omoerotiche e fallocentriche rappresentanti in particolare modo personaggi del mondo leather.
Ad aprire la 32° edizione del Lovers Film Festival a Torino è stato proprio il biopic “Tom of Finland” del pluripremiato regista Dome Karukoski.
Il film narra i tempi in cui Laaksonen (Pekka Strang), ufficiale decorato della Seconda Guerra Mondiale, torna a casa dopo una eroica ma devastante esperienza al servizio del proprio paese. La vita in Finlandia, nonostante i tempi di pace, si rivela comunque non così serena, a tratti buia e angosciante soprattutto per gli omosessuali ai quali vengono riservate vere e proprie persecuzioni.
In questo mondo così ostile, nel quale molti amici dell’artista vengono anche obbligati a sposarsi dalle famiglie, l’unica via di fuga diventa l’arte. I soggetti però non sono così comuni, e l’artista si specializza con il tempo in disegni omoerotici: uomini grandi, grossi e muscolosi, spesso in atteggiamento intimo. Ovviamente le opere sono considerate scabrose oltre ad essere illegali ma questo non impedisce a Tom of Finland di diventare simbolo di un’intera comunità.
La narrazione del film si focalizza però sulla vita di Laaksonen prima della fama e del successo: la storia inizia raccontando la seconda guerra mondiale e il rapporto con i commilitoni, grande ispirazione per le opere future dell’artista, proseguendo anche durante il periodo finlandese fino alla consapevolezza delle sue capacità artistiche arrivata con il viaggio in California.
I tempi del film sono dilatati, a volte troppo, ma l’opera è lenta e laconica con un ritmo del tutto funzionale alla riuscita della sceneggiatura. Non vi è fretta di arrivare alla conclusione e l’attenzione si poggia su qui passaggi fondamentali per la vita e per la costruzione artistica di Tom of Finland. I personaggi sono ben caratterizzati e ben interpretati, illuminati dalla fotografia di Lasse Frank Johannesson che risulta impeccabile. Il team del trucco svolge un ottimo lavoro trasformando sapientemente il protagonista da ventenne a settantenne lungo l’arco della narrazione.
Un biopic doveroso, umano e degno che purtroppo sfiora solamente e non approfondisce il contesto politico repressivo dell’epoca.
Mirko Ghiani
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