La difficoltà di proporre una commedia comunemente poco conosciuta di Shakespeare, rivisitandola e riadattandola a un contesto contemporaneo, fa un baffo alla compagnia comandata dalla mente geniale di Leo Muscato. Uno strepitoso Come vi piace abbiamo potuto godere al Carignano di Torino con la Compagnia del Teatro Stabile. Un’ambientazione atemporale ci avvolge nel contrasto tra
La difficoltà di proporre una commedia comunemente poco conosciuta di Shakespeare, rivisitandola e riadattandola a un contesto contemporaneo, fa un baffo alla compagnia comandata dalla mente geniale di Leo Muscato. Uno strepitoso Come vi piace abbiamo potuto godere al Carignano di Torino con la Compagnia del Teatro Stabile.
Un’ambientazione atemporale ci avvolge nel contrasto tra il linguaggio del passato, nobile, risonanza di un’epoca nostalgica che oramai ha ceduto il posto alla sua sorella modernità, madre dei costumi e degli atteggiamenti di molti personaggi della commedia.
Uno spettacolo al limite dell’assurdo, senza sprofondare però in un’insensata esagerazione grottesca, che in molti altri casi denigra il messaggio dell’opera stessa.
In questo contesto dodici attori – Eugenio Allegri, Matteo Baiardi, Giulio Baraldi, Dario Buccino, Vittorio Camarota, Michele Di Mauro, Marco Gobetti, Mariangela Granelli, Daniele Marmi, Silvia Giulia Mendola, Laura Pozone e Beatrice Vecchione – riescono a gestire il peso che i loro personaggi si portano dietro, la loro ambiguità, andando oltre l’interpretazione stessa del ruolo loro assegnato, entrando in simbiosi rispetto al ruolo che i loro personaggi occupano nel mondo “fittizio” della commedia.
Impressionante l’abilità camaleontica degli interpreti nell’adattarsi a più di un personaggio, tanto da ingannare lo spettatore che penserà di aver visto due attori differenti.
In complesso, un coro eccezionale, dove nessun attore spicca più di un altro nonostante le loro mature abilità; un tutt’uno di forme, colori, movimenti, espressioni effige di una sola e grande entità, che ingloba e coinvolge qualsiasi tipo di spettatore dal più giovane e scatenato al più vecchio e saggio.
Altro elemento chiave della commedia è la comicità della stessa, che non risulta mai essere pura, accompagnata costantemente da elementi contrastanti, talvolta insignificanti ma che distorcono il senso umoristico delle scene (distaccandolo dal più comune senso del “comico” che oramai ci vene rigurgitato quotidianamente dagli occhi della tecnologia) e donano allo spettatore il senso di essere conteso tra sentimenti antitetici.
Esperienza multisensoriale che va dall’udito, pervaso dalle note della chitarra di Shakespeare, seduto a lato del palco, come un cantastorie, unica voce musicale sulle note di Dario Buccino; alla scenografia di Federica Parolini, elemento fondamentale e chiave della pièce, un semplice ma geniale utilizzo di teli colorati poi dalle luci e teli bianchi colorati che con l’apposita illuminazione catapultano il teatro nella foresta rivelatrice. Senza dimenticare i costumi di Vera Pierantoni Giua, calzanti alla perfezione l’ironia e l’ambiguità dei ruoli.
Vi sarebbero ancora un sacco di elementi da evidenziare: dalle citazioni di altre opere di Shakespeare e Jovanotti alle geniali scelte registiche di elementi fumettistici, ma perché limitarsi a raccontare ove gli occhi posso vedere oltre?
Un mondo marcio, un luogo distopico, un ritorno alla natura, il richiamo della corruzione
Non fatevi scappare questo capolavoro in scena fino al 5 giugno… Orwell e Huxley ci sarebbero andati a braccetto saltellando e fischiettando.
Samuele Maritan
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