E si conclude oggi, 30 giugno, dopo quattordici giorni di programmazione on demand su Vimeo, la prima edizione del Life Beyond Life Film Festival (https://www.lifebeyondlife.net/), uno dei pochi festival cinematografici al mondo focalizzato sui temi escatologici per lo più legati alla vita oltre la vita, proposto dall’Università Popolare ArtInMovimento e dall’Associazione Culturale SystemOut, in sinergia con
E si conclude oggi, 30 giugno, dopo quattordici giorni di programmazione on demand su Vimeo, la prima edizione del Life Beyond Life Film Festival (https://www.lifebeyondlife.net/), uno dei pochi festival cinematografici al mondo focalizzato sui temi escatologici per lo più legati alla vita oltre la vita, proposto dall’Università Popolare ArtInMovimento e dall’Associazione Culturale SystemOut, in sinergia con l’A.R.E.I. (Afterlife Research and Education Institute) e col Religion Today Film Festival, e collegato con i convegni internazionali Andare Oltre. Uniti nella Luce e Oltre l’Oltre.
Tra i 51 film in concorso, le Giurie internazionali hanno dovuto svolgere un significativo lavoro di analisi e di confronto, data la quantità dei prodotti selezionati e le effettive diversità di interpretazione del tema dovute a impostazioni autoriali e culturali molto distanti tra di loro. Si riporta di seguito la sintesi delle loro decisioni.
La Giuria Lungometraggi, presieduta da Alberto Olivero e formata da Riccardo Cristiani, Simone Semprini, Eduardo Ricciardelli, Luca Confortini, Edward Regensburg e Matteo Valier ha decretato che il Miglior Lungometraggio del primo LBLFF è Superno di Abel Makesha, in cui nel titolo è presente un presagio. Difatti è un’opera molto interessante e avvincente che colpisce per l’intensità della sua narrazione e per come conquista lo spettatore proiettandolo nello spaccato del protagonista sospeso tra la situazione di post mortem e la propria lucida e al tempo stesso disperata follia. Inoltre, si desidera premiarlo anche per la sua area di provenienza geografica, l’Etiopia, che ben interpreta il tema del Festival.
Il Premio per la Miglior Regia va a Jacob Gillman e Matt Diebler (The Invisible Mother) per la decisione con cui dirigono un film complesso che mette in gioco situazioni leggibili a più livelli, decisione registica che si converte in una sicurezza espositiva che permette momenti ironici e obliqui subito ripresi con piglio per tenere sempre alta la tensione.
Gaia Messerklinger (The Door on the Dark) vince il Premio di Miglior Attrice con la seguente motivazione: Pur non perfettamente supportata da un immaginario più teatrale che cinematografico, riesce a farci ben arrivare le apparenti incongruenze del Femminile nell’incontro con il Maschile rese drammatiche ed esaltate da un incombente portale sull’Oltre.
Esubalew Nasir (Superno) è risultato, invece, il Miglior Attore per la sua sorprendente prova che lo vede reggere da solo tutto il film. In assenza di azione esteriore o comunque ridotta ai minimi di confini angusti, riesce sempre a comunicare il proprio dissidio emotivo catturando pienamente l’attenzione dello spettatore.
Il Premio come Miglior Montaggio è stato assegnato come ex-equo) a Spectrum e a I’m Sinner: Due film molto diversi nel genere per i quali risulta fondamentale il lavoro di montaggio. Nell’avveniristico “Spectrum” per non togliere veridicità al mondo altro creato mentre in “I’m Sinner” per non interrompere l’incedere dei fatti che portano alla tragedia e al successivo pentimento catartico.
Il Premio come Miglior Sceneggiatura va a Abel Mekasha (Superno) per aver saputo magistralmente non far crollare la tensione narrativa pur in presenza di una preponderanza di azione interiore.
Il Premio per la Miglior Fotografia viene assegnato a Daniel Lazoff (The Invisible Mother) per la perfetta sinergia creata col regista. Difatti, la sicura regia ha permesso al direttore della fotografia di regalarci autentiche perle di immagini che vorremmo poter subito rivedere con un uso sapiente e mai scontato dei colori.
La Giuria dei Lungometraggi attribuisce infine due Menzioni Speciali.
La prima a Free (Liberi) di Fabrizio Maria Cortese in quanto, pur esulando dal tema specifico del festival, è un film che non lascia indifferenti a causa della quantità di attori molto conosciuti dal pubblico italiano che inscenano un melanconico e a tratti autoironico viale del tramonto.
La seconda a Kiersten Warren (Coco nel film The Invisible Mother) perché “riesce a costruire un personaggio non protagonista dandogli spessore , creatività e un fascino calamitante”.
La Giuria Cortometraggi, presieduta da R. Craig Hogan, e composta da Regina Amaro Zanella, Olha Vozna, Lucio Toma, Lorenzo Bramati, Alessandra Destefani ed Eleonora Tosco ha assegnato l’alloro come Miglior Cortometraggio del primo LBLFF a Rock Out di Alice Gadbled per la sua totale aderenza alla tematica interpretata con profonda leggerezza e in quanto la complessità del racconto e dei personaggi, in sintonia con la grande qualità tecnica, coniugano in perfetto equilibrio narrazione e lirismo.
Tre Menzioni Speciali sono state altresì assegnate. La prima ad Admissions di Harry Kakatsakis per il messaggio di pace espresso, per il taglio stilistico minimale in cui si svolge la scena in modo da dare estremo risalto al tema stesso e per la verve attoriale imponente e la seconda a The Flying Fish di Murat Sayginer per l’originalità del linguaggio, per il trattamento del tema da una prospettiva non-naturalistica e coinvolgente, secondo un’estetica allo tempo personale, contemporanea e archetipica, e per l’uso sapiente del suono a dare profondità ipnotica alla narrazione. Infine l’ultima Menzione Speciale va a On my way” per l’utilizzo raffinato del guanto della commedia che permette di sfiorare i più dolorosi spigoli dell’esistenza. Una regia generosa e ironica che avventurandosi nel dedalo del fisiologico e dell’irreversibile, ne viene fuori con una visione limpida e mai beffarda del dolore che racconta.
Il Premio alla Miglior Regia è andato a Anne Azoulay (2 or 3 things about Mary Jacobson), per aver orchestrato in modo fluido e originale il racconto cinematografico tenendo viva la tensione narrativa. Una sua opera prima veramente brillante e innovativa!.
Ad Anne Azoulay, protagonista di 2 or 3 things about Mary Jacobson va l’alloro di Migliore Attrice per la forza dell’interpretazione della protagonista, anche regista, che restituisce un personaggio sfaccettato e in costante evoluzione.
L’alloro al Miglior Attore è invece un ex-aequo. Infatti, la Giuria lo attribuisce tanto ad Hayden Considine, il ragazzo protagonista di The House in the Clouds per la naturalezza con la quale il giovane protagonista permette di immergerci totalmente nelle insidie e nella seduzione di una storia tra fantasia e realtà tanto ad Alessandro Parrello, protagonista di Nikola Tesla The Man From The Future per l’interpretazione credibile superando ostacoli linguistici, e per la capacità di esprimere la grande tensione intellettuale e spirituale del personaggio, frutto sicuramente di un lavoro di ricerca approfondito e appassionato.
Si decreta che la Miglior Fotografia sia quella di On my way in quanto la manifattura tecnica contribuisce significativamente a sostenere un film dal racconto delicato, caratterizzato da una valida direzione e dalla bravura degli attori, e da interessante miscela di sensibilità e ironia, necessaria nel gestire le asperità del tema.
L’alloro del Miglior Montaggio va, infine, a The Poor People per l’architettura del racconto visivo, in uno spazio limitato.
La Giuria Documentari, presieduta da Johan Nepomuk Maier e formata da Marco Guglielmi, Mario Guerra, Gianfranco Speranza, Leonardo Zullo, Max Souza Jota de Queiroz e Evelyn Meuren, ha attribuito l’alloro come Miglior Documentario del primo LBLFF a Sending Off di Ian Thomas Ash per la sua verità del racconto, per la pulizia delle scelte visuali, per la visione dignitosa e non stucchevole della morte.
Inoltre ha assegnato una Menzione Speciale a Medium di Laura Cini che rappresenta una piccola e riuscita sfida, tutta italiana, nell’affrontare un tema poco battuto e assolutamente borderline per il main stream del bel paese. Si apprezza altresì l’abilità della regista nel descriverlo in modo appassionato utilizzando con coscienza gli strumenti analitici del documentario.
L’alloro per la Miglior Regia va a Sashko Potter Micevski (We Are All Going To Die) per la sensibilità nel seguire le orme del protagonista e la capacità di coinvolgerci emotivamente verso un’esistenza che si muove ai confini della vita, ricca di concretezza e poesia. Lo abbiamo inoltre apprezzato per il buon ritmo e l’incisività del racconto, caratterizzato dalla pragmaticità balcanica di gestione della morte.
Il Premio del Miglior Montaggio va a Sâdhaka, The Path of Yoga di Nicolas Gauthier per il riuscito gioco di ambienti, persone e atmosfere che riescono a coinvolgere lo spettatore immergendolo in un mondo esotico fatto di storia e cultura a cui si aggiungono fini elementi e riflessioni relativi ai nuovi traguardi della scienza.
L’alloro per la Miglior Fotografia è assegnato a Francesco Pennica (Choose love) per la qualità intrinseca della direzione della fotografia e per il suo significativo contributo alla solidità della narrazione.
Anche le due Commissioni di esperti, per decretare una la Migliore Colonna Sonora (Carmelo Spoto, Vixia Maggini e André Ruiz Luiz) e l’altra il Miglior Sound Designer (Guglielmo Francavilla e Jacopo Schieda, co-fondatori dello Studio di produzione audio Isophonic Studio), si sono a lungo confrontate e alla fine hanno fatto le seguenti scelte.
Nella sezione Lungometraggi, viene assegnato il Premio per le Migliori Musiche a Katherine of Sinai per la qualità della sua colonna sonora che supporta egregiamente una produzione importante e dispendiosa, definendo in modo particolareggiato personaggi, azioni e contesti. Allo stesso film inglese diretto da Michael Redwood viene attribuito anche il Premio come Miglior Sound Design per l’imponente lavoro di colonna Musiche Effetti previsto da un film storico in costume con riprese in esterni e movimenti di masse come questo.
Tra i Cortometraggi, l’alloro per la Miglior Musica viene attribuito a The Call per la sapienza nel sostenere la drammaturgia e l’equilibrio tra funzionalità ed estetica musicale mentre il Miglior Sound Design è andato al film Nikola Tesla The Man From The Future per l’impatto e l’efficacia del tessuto sonoro, capace di coinvolgere in atmosfere allo stesso tempo intimiste e di potente slancio emozionale.
Nella sezione Documentari il Premio per la Migliore Musica è andato a Thea Crudi, Phillip Walleystack, Giulio del Prato, Emiliano Toso e Marquica (Choose love) perché le loro musiche originali generano atmosfere che amplificano, senza mai prevaricare, la positività dei messaggi espressi dal documentario contribuendo al processo di immedesimazione dello spettatore.
Un’avventura iniziata a fine marzo. Una corsa animata da un sogno e da un’intuizione. Una squadra meravigliosa formata da Andrea Morghen, Matteo Valier, Lucio Toma e Leonardo Zullo col contributo per le traduzioni di Evelyn Meuren. Un progetto sposato anche da AREI e dal Religion Today Film Festival, e sostenuto dalla società di distribuzione Quasi Cinema e da Il Giornale dei Misteri. Oltre 200 film giunti da tutto il mondo e di cui 51 selezionati. Ventuno giurati attenti e appassionati. Tanti riconoscimenti. Un omaggio alla vita e un’occasione per riflettere sulla morte e soprattutto sull’Oltre. Questo è in sintesi il primo Life Beyond Life Film Festival di cui siamo soddisfatti e che, a mio avviso, ha ben celebrato la nostra amica Rosa Franca Castagno. Adesso si stanno progettando i momenti live, il primo al Religion Today a Treno e si sta già partendo per la seconda edizione che sarà fra febbraio e aprile del 2022… Il team crescerà e siamo convinti che troveremo anche le risorse per celebrare al meglio i nostri temi e diventare momento di confronto e discussione per autori e per il pubblico, conclude Annunziato Gentiluomo.
Si ricorda che i media-partners sono ArtInMovimento Magazine con la sua webradio, Il Giornale dei Misteri e Tv Alvorada Espirita, mentre ArtInMovimento Ufficio Stampa cura la relazione con i media.
Un festival doveroso, attuale e più che mai oggi necessario. I risultati sono stati, a nostro avviso, strabilianti e le possibilità di crescere sono evidenti. Quindi i nostri complimenti sinceri a tutto lo staff!
Chiara Trompetto
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