In una serata ricca di emozioni, ieri sera, dalle 20.45 alle 22.15 sono stati premiati i vincitori della 30sima edizione del Torino Gay & Lesbian Film Festival. Dopo l’intensa performance di Lorenzo Balducci e l’accorata interpretazione del cantante Zibba, l’attesa premiazione. La Giuria del Concorso lungometraggi, composta da Lorenzo Balducci, Yair Hockner e Beatrice Merz, ha
In una serata ricca di emozioni, ieri sera, dalle 20.45 alle 22.15 sono stati premiati i vincitori della 30sima edizione del Torino Gay & Lesbian Film Festival. Dopo l’intensa performance di Lorenzo Balducci e l’accorata interpretazione del cantante Zibba, l’attesa premiazione.
La Giuria del Concorso lungometraggi, composta da Lorenzo Balducci, Yair Hockner e Beatrice Merz, ha assegnato il premio “Ottavio Mai” per il miglior lungometraggio a Gardenia – Bevor der letzte Vorhang fallt (Before The Last Curtain Falls) di Thomas Wallner (Germania/Belgio, 2014) con la seguente motivazione: Per la straordinaria abilità di sapere raccontare il coraggio di un gruppo di artisti gay e transessuali in età avanzata che portano in scena dolorose esperienze di vita, nutrite da un incondizionato amore per il teatro. La loro arte è un puro e potente messaggio di speranza per il pubblico che li osserva. I protagonisti di questa toccante vicenda non si accontentano di sopravvivere, ognuno di loro combatte la propria battaglia contro l’odio, l’indifferenza, il pregiudizio, conquistando la propria dignità sul palcoscenico e nella vita. Magistralmente realizzato, in una continua alternanza tra il documentario e la messa in scena, ogni movimento della macchina da presa si trasforma in una danza.
Si tratta di un capolavoro di cinema/danza/teatro/musica/arti visuali. Impeccabile trasposizione cinematografica dello spettacolo Gardenia (in due anni, dal 2010, duecento repliche in venticinque paesi al mondo) che ha per protagonisti transgender e drag-queen dai cinquantotto ai sessantasette anni, chiamati ad interpretare se stessi dal coreografo Alan Platel. Lascive, tenere, amare, coraggiose storie private messe in scena con glamour ed eleganza. I camerini, le stanze d’albergo, le prove, i dietro le quinte, confessioni come cerimonie solenni, vite di gran classe trasfigurate nella rappresentazione scenica. Thomas Wallner porta al cinema un grande spettacolo affinché non si perda il patrimonio esistenziale e la testimonianza artistica di questi artisti. Coreografie struggenti, rivisitazione colta del camp, brani interpretati con pathos tra i quali Cuccurucucù di Franco Battiato e, nel gran finale all stars, il Bolero di Ravel.
La Giuria ha attribuito inoltre una menzione speciale a How to Win at Checkers (Every Time) di Josh Kim (Thailandia/Usa/Indonesia, 2015) con la seguente motivazione: Per la ricchezza tematica e la riflessione intorno alla tragica realtà di quanto accade in Thailandia ai giovani alle porte del servizio militare costretti a sottoporsi a una sorta di lotteria. Un dramma raccontato attraverso gli occhi di un bambino che nello stesso tempo osserva la storia d’amore omosessuale tra teenagers con naturale freschezza. Inoltre si menziona il carattere particolarmente positivo di Kitty, il giovane transgender.
Tre fratelli orfani vivono in un quartiere tra i più degradati di Bangkok: Ek, il capofamiglia, fidanzato fin dagli anni della scuola con il ricco Joi, si prende cura di Oat, undicenne, e della sorellina lavorando in un bar gay. Questo precario equilibrio, basato sull’amore indissolubile che lega i tre, viene messo in crisi quando Ek e Joi corrono il rischio di doversi arruolare: ogni anno, infatti, in Thailandia viene indetta una lotteria per stabilire chi debba entrare nell’esercito. Per Oat l’unica soluzione è anche la più pericolosa: rubare al boss della mafia locale la somma necessaria per poter escludere dalla leva obbligatoria l’amato fratello maggiore. In un mondo dominato dalla povertà sia economica sia morale, le conseguenze non potranno che essere drammatiche.
Il Premio del pubblico TGLFF30 per il Miglior lungometraggio è andato a Vestido de novia di Marilyn Solaya (Cuba/Spagna, 2014). Il film è ambientato negli Novanta a L’Avana. Per il popolo cubano si tratta di uno dei periodi più duri della loro già difficile storia, che troverà il culmine nelle sommosse del 1994. Rosa Elena è un’infermiera dinamica e senza figli. Suo marito le vuole bene anche se non condivide l’amicizia con Sissy, una trans appena operata. Per lui, come per la maggior parte degli uomini cubani, risulta intollerabile che sua moglie possa essere amica di un omosessuale. Un segreto bruciante e un ricatto odioso, inoltre, pesano sulle spalle di Rosa, con i quali si troverà a dover fare i conti.
La Giuria del Premio Queer, guidata da Sebastiano Riso e composta dagli studenti del DAMS di Torino (Andrea Bruno, Elisa Maria Carbone, Andrea Guarino, Piotr Adam Jagiello e Edoardo Monteduro), ha assegnato il proprio premio a A escondidas (Hidden Away) di Mikel Rueda (Spagna, 2014) con la seguente motivazione: Dopo un’intensa riunione, la nostra attenzione si è focalizzata su due film in particolare. “Je suis à toi” è un film ricco e innovativo nei contenuti, scandaloso a tratti, nel complesso leggero nella sua profondità. Di “A escondidas” ci ha colpiti il tema dell’immigrazione, che ha molte facce, esattamente come l’amore. Ed è proprio questo sentimento a farci superare ogni diversità. Il film vincitore, grazie alla struttura narrativa a puzzle e il montaggio a incastro, riesce a risolversi in un cerchio perfetto. Una delle motivazioni principali che ci ha portato alla scelta del film vincitore è stata la presenza di attori non professionisti ben diretti, che introducono freschezza, bellezza e giovinezza in un film che racconta d’amicizia e amore, indistinti, puri e profondi. Speriamo che il film vincitore del Premio Queer trovi una distribuzione italiana e che la dimensione universale di una storia carica di speranza possa così approdare anche nelle scuole.
Siamo personalmente soddisfatti di questo risultato giacché il film “emozionale” di Mikel Rueda è stato sicuramente uno dei più convincenti che abbiamo potuto godere al cinema. Lo riteniamo attualissimo e fra quelli che si caratterizzano per un più alto valore educativo e sociale. Nel ritirare il premio, il regista ci ha commosso per la sua sensibilità e per la sua capacità di arrivare al cuore dei presenti attraverso un’emozionalità autentica che riversa in questo magnifico suo prodotto cinematografico.
La Giuria ha attribuito inoltre una menzione speciale a Je suis à toi (All Yours) di David Lambert (Belgio/Canada, 2014), al cui centro la relazione fra Lucas e Henry. Il primo, un giovane argentino che si offre via webcam, è alla ricerca di una vita migliore: come lui stesso ammette sul suo profilo virtuale, è solo, senza una famiglia e tantomeno amici. Non esita, dunque, ad accettare l’invito del cinquantenne Henry, un grosso grasso pasticcere belga, di trasferirsi da lui nel suo Paese e di lavorare nel forno che gestisce. Catapultato in un minuscolo villaggio della Vallonia, Lucas si trova al soldo (in ogni senso) di un uomo candido e semplice ma che mostra, comunque, segni di eccentricità. Piano piano tra i due s’instaura un rapporto di simbiosi: in cambio della sussistenza Henry si porta a letto il giovane.
La Giuria del Concorso cortometraggi, guidata da Antony Hickling e composta dagli studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti (Carlotta Beck Peccoz, Bobo Bogliani, Daniela Cetani, Jean-Claude Chincherè e Nina Giardini), ha assegnato il premio per il miglior cortometraggio a Tom in America di Flavio Alves (Usa/Brasile, 2014), con la seguente motivazione: “Tom in America” è una tragicommedia su una coppia che, dopo 50 anni di matrimonio, si trova ad affrontare il problema della reale sessualità del marito. Mostra come la natura di un uomo, nonostante il lavoro interiore di una vita per nasconderla, riporti prima o poi a chiudere un cerchio e alla resa dei conti con essa. Con una storia originale e la forza espressiva dei personaggi, rivela la necessità, nel trovare se stessi, di rompere le etichette e riconoscere le vicinanze affettive di una vita.
Il corto fotografa una tranquilla coppia di anziani etero newyorkesi che si ritrova tra le mani una statuetta di Tom of Finland, che spalanca le porta a desideri, rimpianti e segreti. I sogni prenderanno senza far male a nessuno.
La Giuria ha attribuito inoltre una menzione speciale a Aban + Khorshid di Darwin Sernik (Usa, 2014) con la seguente motivazione: Abbiamo deciso di sostenere il progetto, dedicato alle persone che lottano e muoiono per amore, per la forza e l’importanza del messaggio espresso nel contesto sociopolitico attuale.
Al centro l’amore di due ragazzi in Iran. Aban e Khorshid si sono amati si amano e continuano a amarsi. Sono divisi però dal muro di una cella. Aban e Khorshid morti per impiccagione solo perché omosessuali e non possiamo dimenticarli.
E dopo i ringraziamenti per chi ha reso possibile il 30simo TGLFF, mentre nella Sala 2 veniva riproposto il lungometraggio vincitore, Gardenia – Bevor der letzte Vorhang fallt, e nella Sala 3 Appropriate Behavior di Desiree Akhavan, nella Sala 1, in anteprima italiana, Six Dance Lessons in Six Weeks di Arthur Allan Seidelman. Al centro la relazione tra Lily, una vedova annoiata e un po’ petulante con una bella casa in Florida che, per ammazzare il tempo, si mette in testa di prendere lezioni di danza, una alla settimana per sei settimane, e il suo insegnante Michael, un ex ragazzo del coro italoamericano e gay. Le cose, all’inizio, sono un disastro ma, ballando ballando, tra i due scatta l’intesa. A cementare il loro rapporto, oltre ai passi di swing, tango e cha-cha-cha, anche confessioni intime e segreti condivisi fra l’incontenibile allieva e il prestante maestro.
Annunziato Gentiluomo e Chiara Trompetto
[Fonte dell’immagine di copertina: filmstarts.de]
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