Palazzo Braschi, a Roma in Piazza Navona, ospita fino al 22 marzo una mostra dedicata all’eccellenza italiana dei costumi per il cinema. Tra i protagonisti i Premi Oscar Piero Tosi, Danilo Donati, Milena Canonero e Gabriella Pescucci. Un percorso dalle origini ai giorni nostri, dalle dive del muto a “La grande bellezza“. Il costume cinematografico,
Palazzo Braschi, a Roma in Piazza Navona, ospita fino al 22 marzo una mostra dedicata all’eccellenza italiana dei costumi per il cinema. Tra i protagonisti i Premi Oscar Piero Tosi, Danilo Donati, Milena Canonero e Gabriella Pescucci. Un percorso dalle origini ai giorni nostri, dalle dive del muto a “La grande bellezza“.
Il costume cinematografico, proprio come ricorda nei suoi studi il linguista e semiologo francese Roland Barthes, è indubbiamente intriso di significazione e apporta un contributo fondamentale per la riuscita di un film.
La costruzione di un personaggio deve obbligatoriamente passare dalla costruzione di uno stile: sarà poi lo spettatore, spesso del tutto inconsapevolmente, ad assegnare un valore al significante.
Nella storia del cinema gli avvenimenti che più ne hanno rivoluzionato la sorte sono stati indubbiamente l‘avvento del sonoro prima e quello del colore poi.
Tutti cambiamenti al quale la storia del costume cinematografico si è affiancata di pari passo: se nel cinema muto il costume doveva spesso sostituirsi alla comunicazione verbale, soprattutto nei primi anni dell’uso del sonoro i costumi avevano l’obbligo di non distogliere l’attenzione dai dialoghi.
Con il colore il costume cinematografico si fa interprete del simbolismo cromatico e diventa didattico.
Questa mostra è la celebrazione dell’arte nell’arte: quella dei costumi, degli artisti e degli artigiani che hanno fatto grande il cinema, italiano e internazionale.
Dalle dive del muto e dai fasti degli albori del cinema italiano, a La grande bellezza, che ha il merito di aver riportato un nuovo Oscar al nostro cinema. Ma gli Oscar presenti alla mostra sono anche quelli del caposcuola Piero Tosi (cinque nomination e uno vinto, alla carriera, nel 2013) e Danilo Donati (nel 1969 per Romeo e Giulietta di Zeffirelli e nel 1977 per Il Casanova di Fellini), di Milena Canonero (fresca di nomination -la nona- per The Grand Budapest Hotel e tre vinti per Barry Lyndon di Stanley Kubrick, per Momenti di gloria e per Marie Antoniette di Sofia Coppola), e di Gabriella Pescucci (con Martin Scorsese per L’età dell’innocenza). Figure fondamentali nella storia del cinema celebrate oltre la mera esposizione di abiti, ma con l’obiettivo di far emergere il senso di una scuola, di una tradizione artigiana italiana che ha reso grande il cinema, quella dei disegnatori dei costumi ma anche delle sartorie come Tirelli costumi, Annamode, Costumi d’Arte, Devalle, Farani, Maison Gattinoni, The One, Sartoria Cesare Attolini e gli atelier Pieroni, Rocchetti, Pompei.
Un doppio percorso quindi, immaginato da un lato in maniera cronologica, le cui tappe sono segnate dai costumisti Caramba, Vittorio Nino Novarese, Gino Carlo Sensani, Piero Gherardi, Maria de Matteis, Piero Tosi, Danilo Donati, Gabriella Pescucci, Maurizio Millenotti, Milena Canonero, Pier Luigi Pizzi, Gitt Magrini. Dall’altro lato, un percorso dedicato alla ricerca del lavoro del costumista in capolavori della storia del cinema che grazie ai loro abiti sono impressi nella memoria di generazioni e generazioni: ritroviamo Piero Tosi per Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica, Danilo Donati per Il Casanova di Federico Fellini e Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini e poi Giulio Coltellacci per La decima vittima di Elio Petri, Franco Carretti per Giù la testa di Sergio Leone, Gianna Gissi per Il marchese del Grillo di Mario Monicelli, Ugo Pericoli per Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini, Lina Nerli Taviani per Habemus Papam di Nanni Moretti, fino alle recentissime opere di Daniela Ciancio per La grande bellezza di Paolo Sorrentino, di Ursula Patzak per Il giovane favoloso di Mario Martone e, in anteprima assoluta, Massimo Cantini Parrini per il prossimo film di Matteo Garrone, Il racconto dei racconti.
Con un progetto di allestimento luci affidato a Luca Bigazzi, tra i più apprezzati direttori della fotografia del panorama contemporaneo, e realizzato da Viabizzuno, I Vestiti dei sogni sarà l’occasione per godere di oltre 100 abiti originali, decine di bozzetti e una selezione di oggetti -tra i quali spicca l’unicum della pressa che Danilo Donati costruì per foggiare i costumi del Satyricon di Federico Fellini– e per poter celebrare, ancora una volta, l’eccellenza italiana.
Mirko Ghiani
[Immagini da museodiroma.it e tg24.sky.it]
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