Da pochissimo si è conclusa la sesta edizione del Torino Underground Cinefest, proposto da SystemOut e l’A.C.S.D. ArtInmovimento, in scena dal 24 al 28 marzo 2019 presso il Cinema Classico, il CinemaTeatro Baretti e il Blah Blah di Torino. Come già sottolineato il lavoro dei giurati non è stato semplice perché i cinquantadue film selezionati
Da pochissimo si è conclusa la sesta edizione del Torino Underground Cinefest, proposto da SystemOut e l’A.C.S.D. ArtInmovimento, in scena dal 24 al 28 marzo 2019 presso il Cinema Classico, il CinemaTeatro Baretti e il Blah Blah di Torino.
Come già sottolineato il lavoro dei giurati non è stato semplice perché i cinquantadue film selezionati erano tutti di notevole manifattura. E, mentre Chiara Francese, coadiuvata da Annunziato Gentiluomo e Fabrizio Odetto, conduceva la cerimonia, sono stati consegnati tutti i riconoscimenti delle due Giurie.
Il Premio di 700 $ come Miglior Lungometraggio, consegnato dal direttore artistico Mauro Russo Rouge, Fabrizio Odetto, Giorgio Perno, Alessio Brusco, Davis Alfano e Anna Lauria lo hanno conferito a “Fremde Tochter” di Stephan Lacant “per aver saputo affrontare con audacia e con imparzialità il delicato tema del pregiudizio razziale; un male antico che affonda ovunque le sue profonde radici e che da sempre divide e rende nemici gli uomini. Per il grande messaggio di speranza che lancia, nell’urlare apertamente una verità che non può e non deve essere dimenticata, e cioè che tutti gli uomini, per quanto diversi, abbiano un eguale diritto alla vita, all’amore e alla pace”.
Il Premio di 300$ come Miglior Cortometraggio, consegnato dal dott. Massimo Giovara, Presidente della Commissione Cultura del Comune di Torino, Annunziato Gentiluomo, Stefano Semeria, Andrea Morghen, Carlo Conversano, Luca Confortini e Simone Poletto lo hanno conferito al film olandese “Dante Vs Mohammed Alì” di Marc Wagenaar. Ecco la loro motivazione: “Film incisivo, con atmosfere spietate tipiche da film nordico, diretto e crudele ma anche delicato, poetico ed emozionale. “Dante Vs Mohammed Alì” rappresenta gli estremi – la boxe e l’arte; la forza e la delicatezza; la potenza e la parola – che solo alla fine si avvicineranno permettendo, in quel punto di incontro, ai due ragazzi – Wolf e Alex – di risolvere la propria essenza non riconosciuta da un luogo troppo chiuso e bigotto che non può culturalmente concepire l’esistenza dell’omosessualità. Forse solo l’amore di mamma pare intuire quando afferma Anche io sono stata innamorata. La boxe, che incarna la virilità maschile, assume un valore teatrale nella messa in scena come educazione ad essere uomo e come rituale che riempie una vita monotona e grigia. L’arte è invece il percorso che permette a Wolf di sentire, di comprendere e ad Alex di scoprire le infinite possibilità dell’amore. Un film sincero, raffinato e curato nei dettagli, con una colonna sonora che accompagna e marca ogni fotogramma e con un’interpretazione dei due protagonisti – Bas Keizer e Gijs Blom – veramente superlativa”.
Event Horizon School, sostenitrice del Festival, ha invece conferito il Premio Miglior Film Post Prodotto di 600 $ a “Behind the blue door” di Mariusz Palej “per l’utilizzo creativo degli effetti visivi, che rendono l’ambientazione fantasy “dietro la porta blu” originale e psichedelica, senza dimenticare il concept originale della misteriosa creatura antagonista del piccolo protagonista”.
Ha consegnato il premio Enrico De Palo, Responsabile dei Corsi di Cinema della Scuola.
Passando agli altri premi, la Giuria lungometraggi ha conferito il Premio per la Migliore Regia a Armand Rovira (“Letters to Paul Morrissey”). È “un film coraggioso, scandito da una regia splendidamente curata nella composizione delle immagini, coadiuvata da un montaggio che con le sue sovrimposizioni si rifà al più classico découpage d’annata.
Un’estetica dal sapore vintage ma perfettamente funzionale al racconto completa il quadro di una messa in scena innovativa e sorprendente”.
La stessa Giuria ha assegnato il Premio come Miglior Attore a Franjo Dijak, nel ruolo di Frenki in “Mali” di Antonio Nuić, con la seguente motivazione: “Tutto ciò che si vede può essere raccontato con facilità, difficile è rappresentare ciò che non si vede. Franjo Dijak ha saputo dar vita ad un personaggio in cui luce e ombra, sostanza e apparenza, verità e menzogna si confondono in una danza macabra giocata sull’orlo di un baratro, mossa dopo mossa, fino alla fine…Quando un semplice sguardo può segnare il confine fra la vita e la morte”.
Il Premio come Miglior Attrice della sezione Lungometraggi è andato a Michaela Schausberger, nel ruolo di Annamaria in “Zauberer” di Sebastian Brauneis, “per la straordinaria dolcezza che ha saputo esprimere con la squisita qualità della sua recitazione naturale e delicata, restituendoci l’immagine toccante di un amore puro, incondizionato, come solo quello di una madre per il proprio figlio può essere; un amore tanto potente da infrangere le barriere dell’incomunicabilità e della solitudine umana”.
Per quanto riguarda i Cortometraggi, la Giuria ha attribuito il Premio come Miglior Regista al canadese Jérémy Comte (Fauve). “Quella di Jérémy Comte è una regia determinante. Eccellente l’acting coach sui due ragazzi Félix Grenier e Alexandre Perreault, caratterizzati da una recitazione naturale e coraggiosa. Comte ha piegato con maestria tutti gli apparati tecnici del film, in particolare la fotografia, per raggiungere un risultato quasi maniacale in termini di manifattura e attenzione ai particolari. Il tempo di montaggio è incredibilmente coerente, tanto da generare un effetto di attesa continua e speranza nello spettatore. Il primo piano che chiude il film è assolutamente superlativo”.
La Giuria ha assegnato il Premio come Miglior Attore con un ex aequo a Keizer Bas (“Dante Vs Mohammed Alì”) e a Félix Vannorenberghe (“Simon Cries” di Sergio Guataquira Sarmiento).
Ecco le motivazioni che hanno portato a conferire il premio a Keizer:
“È un attore straordinario, con una plasticità corporea impressionante. Tratteggia con disinvoltura tutte le sfumature di un personaggio complesso, come quello di Dante, che si confronta e si scontra con una società arretrata che non ha strumenti per comprenderlo e che scandisce il suo tempo attraverso occasioni futili, come un match di boxe sul fiume, dietro il quale senza che nessuno se ne accorga si sta dischiudendo l’amore tra due giovani. Keizer Bas ha la stoffa dei grandi in quanto è capace di portare sul grande schermo l’eleganza e la grazia che gli arriva dal teatro mista alla duttilità richiesta dal cinema”.
Mentre rispetto a Félix Vannorenberghe, così viene chiarito il verdetto: “Il protagonista con naturalezza di interpretazione trasporta lo spettatore in una visione surreale, considerata la sua emotività e la “forma” esasperata di pianto, ma senza che questo aspetto venga considerato grottesco o caricaturato, bensì straordinario. Ci convince che ciò che gli succede sia reale fino in fondo mantenendo una recitazione senza compromessi ma vera e drammatica, delicata e anche divertente nel quale è lui, il primo ad essere ogni istante sorpreso e spiazzato dalle sue lacrime”.
Per la Giuria Cortometraggi la Miglior Attrice è stata Tiphaine Daviot (“The winkles” di Alice Vial) “per la complessità del ruolo e per le variazioni di registri così diversi in un minutaggio così ristretto. La Daviot è sorprendente nel suo incedere e soprattutto nel completare il film che si regge sul suo sentire e sul suo vissuto”.
Solo una Menzione Speciale della Giuria Cortometraggi assegnata a “Lucy” di Roberto Gutierrez (Venezuela) “per l’originalità del tema trattato che mette al centro l’ossessione amorosa di un Foley Artist, Raul, un rumorista capace di riprodurre in suono tutto ciò che vede accadere alla donna di cui è segretamente innamorato, e per la grande attenzione ai particolari. Convincente l’interpretazione del protagonista Luigi Sciamanna che regge sapientemente tutto il film”.
La Giuria Lungometraggi conferisce una Menzione Speciale alla piccola attrice protagonista del film di Mascha Schilinski “Die Tochter”, Helena Zengel, nel ruolo di Luca, “per aver saputo interpretare con spontaneità e leggerezza un personaggio dalle iridescenti sfumature che arriva dritto al cuore dello spettatore, dando alla storia un’immensa ricchezza emotiva”.
Una commissione di esperti delle due giurie ha assegnato il premio trasversale di Miglior Colonna Sonora al cortometraggio “As the first time” di Emanuela Mascherini, consegnato dal Maestro Andrea Maggiore, Direttore della Scuola Studi Musicali di Torino, fornendo questa motivazione: “La musica è parte integrante della storia, giacché la protagonista era una pianista. La colonna sonora segue con cura l’evolversi della storia in sé commovente e assolutamente contemporanea. Una storia che canta l’amore che va oltre il tempo, oltre la morte e nelle ultime note di Ovunque sei i due amanti si ritrovano in un oltre senza fine”.
Paolo Armao ha conferito il Premio Miglior Sound Designer a “Behind the blue door” di Maurisz Palej “per l’eccezionale utilizzo del suono sia nella descrizione del mondo reale sia in quella del mondo iper-reale. Il suono è usato magistralmente per creare le diverse soggettive sonore e l’effetto estetico ottenuto supporta proficuamente la storia, fornendo importanti informazioni sugli ambienti e sulla natura dei personaggi coinvolti”.
Davis Alfano ha decretato che la Miglior Fotografia fosse quella de “La partita” di Francesco Carnesecchi “per aver saputo proporre una luce particolare e funzionale al racconto, aver saputo punteggiare le sfumature cupe nel quale si celano insospettabili, seppur reali, verità”.
Si ricorda che “Dante vs Mohammed Alì” si era aggiudicato anche la Menzione Speciale ArtInMovimento Magazine, consegnatagli martedì 26 marzo.
Sono veramente soddisfatto per l’impegno dei giurati che hanno lavorato con attenzione e professionalità nel più alto rispetto dell’arte e degli autori selezionati. Tutti per me erano papabili vincitori in quanto ciascuno aveva una storia da raccontare e un linguaggio originale attraverso cui esprimerla. Sicuramente non sarà stato facile per le due Giurie far emergere i vincitori, ma alla fine le loro proposte insindacabili sono assolutamente comprensibili. Sul festival il mio bilancio è molto positivo. Tutto è fluito al meglio. Gli autori sono rimasti colpiti dall’organizzazione e dall’accoglienza. Il pubblico usciva soddisfatto e spesso si fermava per complimentarsi per la qualità della programmazione. E i volontari sono stati impressionanti: hanno incarnato la mission del festival sentendosi parte del progetto e operando con professionalità ed entusiasmo, afferma il direttore artistico Mauro Russo Rouge.
Si ricorda, infine, che questa sesta edizione è stata sostenuta, attraverso un contributo volontario, dalla Scuola di Arti Digitali e Interattive “Event Horizon” (http://Eventhorizoncg.Com/It/) e che i media partner sono stati, oltre ad ArtInMovimento Magazine che ha curato anche l’ufficio stampa, Italia Che Cambia, Piemonte Che Cambia, TorinOggi, Studio54Network, Eco del Cinema, Al di là del Cinema… e Il profumo della dolce vita.
Una lunga e curata premiazione che ha conferito i riconoscimenti più opportuni… E il TUC ci dà appuntamento all’anno prossimo con una settimana dal 22 marzo dell’anno prossimo con ben sette giorni di programmazione… perché è un festival on the move che vuole crescere e confermarsi uno dei riferimenti del cinema indie.
Chiara Trompetto
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