Come tutti i libri in cui vedo riflesso qualcosa di me, “Ho dormito con te tutta la notte” di Cristiana Alicata è stato un libro faticoso da finire. Non volevo leggerne la fine, l’epilogo, forse per paura di potervi trovare un possibile epilogo valido anche per me. Ho indugiato tra le pagine, rallentando la lettura
Come tutti i libri in cui vedo riflesso qualcosa di me, “Ho dormito con te tutta la notte” di Cristiana Alicata è stato un libro faticoso da finire. Non volevo leggerne la fine, l’epilogo, forse per paura di potervi trovare un possibile epilogo valido anche per me. Ho indugiato tra le pagine, rallentando la lettura e immergendomi nelle sensazioni.
Lo definirei più un libro fotografico che un romanzo. Fotogrammi di relazioni, affreschi di interni con famiglie, paesaggi tinteggiati con tutti i significati che a essi attribuiscono le persone, i protagonisti. C’è l’infanzia e il percorso verso l’età adulta, c’è la malattia mentale, la solitudine, l’affetto e l’amore, la fratellanza, la passione politica. Ci sono la scuola, l’università, le vacanze, i viaggi voluti e quelli dovuti. La Pianura Padana di Stezzano, Roma, Anzio, Venezia, il Mar Mediterraneo, un tetto di notte in un’ isola di cui non si fa il nome, Berlino. Andate e ritorni. Molte relazioni giocate sul filo dell’abbandono, di un viaggio reale o metaforico da fare insieme, al quale qualcuno rinuncia lasciando soli i restanti nella delusione e nel bisogno di proseguire in qualche modo il cammino. E poi sì, c’è la protagonista – che si racconta in prima persona – che è omosessuale, ma la cosa passa quasi sempre in secondo piano. Questo perché il focus, l’attenzione minuziosa e dettagliata è posta sulla relazione e sulla comunicazione dei vari personaggi tra loro. Ognuno porta con sé la propria guerra – così la definisce l’autrice – e il proprio cammino per cercare di uscirne e trovare infine la pace. “Ho dormito con te tutta la notte” è un titolo che esprime proprio questo, una pace ritrovata che permette, appunto, di dormire per una notte intera. “con te” rappresenta un legame recuperato, ribadito dal dormire insieme che è, in fin dei conti, una delle rappresentazioni più autentiche di quanto sia stretta e intima una relazione. Dormire, abbandonarsi all’ altro, deporre le armature e riappacificarsi. Questo è il finale di cui ho prolungato l’attesa, che lascia invece – come fa quasi sempre anche la vita – la certezza della possibilità. La possibilità di un dopo, di una storia che semplicemente il libro smette di raccontare, ma si capisce che continua. “Fermati, fermati qui”. Questa è la frase conclusiva, ripetuta due volte nelle ultimissime pagine. Non c’è bisogno di dire altro, le guerre sono finite.
Chiara Trompetto
[fonti delle immagini: Chiara Trompetto, wordwrite.wordpress.com]
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