728 x 90

“Fedora” al Carlo Felice lascia con l’amaro in bocca…

“Fedora” al Carlo Felice lascia con l’amaro in bocca…

La Fedora proposta dal Teatro Carlo Felice di Genova, di cui oggi alle 15.30 è stata l’ultima replica, ci ha lasciati con l’amaro in bocca. Eravamo coscienti dei limiti musicali dell’opera – Giordano non è certo Rossini e tanto meno Donizetti -, ma siamo rimasti sgomenti dal verificare la pochezza del libretto di Arturo Colautti, costellato da luoghi comuni

34 principessa fedora ( daniela dessi' )La Fedora proposta dal Teatro Carlo Felice di Genova, di cui oggi alle 15.30 è stata l’ultima replica, ci ha lasciati con l’amaro in bocca. Eravamo coscienti dei limiti musicali dell’opera – Giordano non è certo Rossini e tanto meno Donizetti -, ma siamo rimasti sgomenti dal verificare la pochezza del libretto di Arturo Colautti, costellato da luoghi comuni e frasi di poco spessore.

A queste défaillances strutturali, fa da contro-altare solo qualche elemento di questo allestimento. Le scene di Tiziano Santi sono semplici ma funzionali, capaci di rendere con chiarezza il messaggio della pièce e offrire una profondità simbolica al palcoscenico. Un sipario mobile che focalizza 11 principessa fedora ( daniela dessi ' )l’attenzione sul quadro in questione, in particolare al primo atto quando sembra si vogliano rappresentare tre piani dell’azione. Alle spalle, come fondale, una vetrata trasparente che dà sul luogo delle anime dei due protagonisti (come afferma la regista Rosetta Cucchi) e dove si consuma il contesto storico degli eventi narrati, evidenziati da messaggi radiofonici che descrivono la Grande guerra in corso. Sicuramente è presente un legame tra la scena e il suo sfondo, e questo filo a volte è marcato storicamente, altre semanticamente e in fine anche temporalmente sia con carattere diacronico e sia sincronico. Bizzarra la scelta di far morire il Conte Vladimir Andrejevich su un pianoforte mentre interessante risulta la presenza per tutta l’opera di un preciso Luca Alberti che 22 loris ( fabio armiliato )  principessa fedora (daniela dessi')mima il personaggio di Loris ormai vecchio che ricorda e forse racconta quanto il pubblico in sala vede dispiegarsi innanzi.

Mentre dal punto di vista registico sicuramente il terzo atto è quello meno curato, dal punto di vista interpretativo è stato quello meglio reso da due protagonisti.
Daniela Dessì (Fedora), soprano raffinato e sicuramente di “mestiere”, di quella esperienza che le ha permesso di risultare comunque opportuna e gradevole nonostante fosse fuori forma e fosse stata annunciata la sua indisposizione. La sua voce piena, risonante e sicura ha ben incarnato i caratteri 4 olga ( daria kovalenko )musicali del ruolo quasi disegnato su di lei. A volte, però, è apparsa scenicamente autoreferenziale, e talvolta non è riuscita a modulare i toni, lasciandosi troppo prendere, a nostro avviso, da moti emotivi non controllati. Buona la resa dei brani O grandi occhi lucentiDio di giustizia.
Fabio Armiliato (Loris), eccetto nell’ultimo atto, iniziato dopo ben quarantacinque minuti di pausa, si è dimostrato complessivamente poco convincente. Ha recuperato nella terza parte, dove ha espresso più carattere drammatico, ma la sua esecuzione in generale non è stata del tutto ineccepibile.19 olga ( daria kovalenko )
Daria Kovalenko (Olga) ha apportato brio alla scena, interpretando magistralmente Il parigino con voce brillante e chiara, in linea con le tinte donizettiane del brano. La sua bellezza e la sua bravura si convertono in un sole luminoso per tutto l’allestimento, divertendo e convincendo i presenti. Avremmo solo da ridire sul suo primo costume che non la valorizza per nulla.
Alfonso Antoniozzi (De Siriex), dotato di voce calda, rotonda e corposa, è parso decisamente rossiano con tratti troppo spinti verso il “comico” in particolare ne La donna russa, a nostro avviso dissonante col carattere critico e cinico del personaggio. Quel truce sgherro invece è stato da lui 36 principessa fedora ( daniela  dessi' ) loris ( fabio armiliato )eseguito separandosi dalle “tracce” dei ruoli comici, a lui molto famigliari e che interpreta con agilità e grande competenza, apparendo perfettamente calato nel ruolo e dando al brano grande spessore drammatico.
Bella voce e bella presenza quelle del baritono Roberto Maietta (Gretch) che ha ben reso i panni dell’ispettore.
La montanina mia… non torna più con cui Il piccolo Savoiardo, 7 fedorainterpretato con leggiadria dalla voce bianca del teatro, ha concluso l’opera, facendo da sottofondo alla morte in scena di Fedora e sullo sfondo a quella del vecchio Loris.

Nel complesso buona la conduzione del Direttore d’Orchestra Valerio Galli e buona la performance dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice.

Anche il pubblico non molto numeroso ha risposto con incertezza e con poco convinzione a questa versione di Fedora: rari e brevi gli applausi di sostegno alle interpretazioni durante gli atti e limitati quelli conclusivi.
Annunziato Gentiluomo

 

[Foto di Marcello Orselli]

Posts Carousel

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Questo è il testo del banner.
Maggiori informazioni