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Favola d’inverno. Parte seconda: nuovi amici

Favola d’inverno. Parte seconda: nuovi amici

Leggi: Favola d’inverno. Parte prima: come avvenne l’incontro tra Ignazio, Brina e Acqua di Rose Erano già passati alcuni giorni da quando si erano messi in cammino in direzione di Monte Cisposo quando Ignazio lo scoiattolino e le formichine Brina e Acqua di Rose incontrarono un giovane cerbiatto, magro finito. Era adagiato ad un sasso

Leggi: Favola d’inverno. Parte prima: come avvenne l’incontro tra Ignazio, Brina e Acqua di Rose

Erano già passati alcuni giorni da quando si erano messi in cammino in direzione di Monte Cisposo quando Ignazio lo scoiattolino e le formichine Brina e Acqua di Rose incontrarono un giovane cerbiatto, magro finito. Era adagiato ad un sasso dalla stanchezza e il suo nome era Pulce.
– Pulce?
– Sì, mi hanno chiamato così i miei fratelloni. Non avete visto quanto sono piccolo?
Pulce era piccolo, certo, ma era ancora un cerbiattino giovane e di certo sarebbe cresciuto se solo avesse potuto mangiare qualche cosa.
– Tieni, mangia! – disse Ignazio, portando la mano al sacco delle sue provviste. Quel piccolo cerbiatto gli aveva fatto compassione.ivan-sean-oITPXfICFO8-unsplash
– Eh sì – disse Pulce quando iniziò a sentirsi di nuovo in forze, dopo aver saputo da Ignazio, Brina e Acqua di Rose le ragioni del loro viaggio. – Anche i miei fratelli sono scomparsi, tutti, e così mia madre e anche mio padre. E tutte le provviste. Solo io sono ancora qui e credo di sapere il perché. Spesso mi piace giocare da solo e mi diverto a rincorrere le lumachine o a saltare giù nei dirupi per vedere cosa ci sta là sotto. Dev’essere stato in uno di questi giochi. Dev’essere stato quando mi sono allontanato più del previsto. D’altronde… – aggiunse malinconico – i miei fratelli non mi portano mai a giocare con loro perché dicono che…
– Dicono che? – lo incalzò Brina, assai curiosa.
– Dicono che li faccio sfigurare, ecco!
– A me sembri… davvero… un bel cerbiatto – disse Acqua di Rose squadrandolo ben bene e facendogli l’occhiolino.
– Grazie, formichina bella – rispose Pulce, arrossendo. – Come mi piacerebbe se tu lo dicessi a Tonio, Cronio e Brullo, i miei fratelli! Anche se ti riderebbero in faccia: sono già due volte me. Anzi: due volte e mezzo come dicono loro.
– Guarda noi, allora – lo interruppe prontamente Brina. – Siamo piccole così eppure stiamo andando a combattere contro una strega o chissà cos’altro.
– Una strega? – domandò incuriosito Pulce.
– Sì – rispose Ignazio. – Pensiamo che la causa di tutte queste scomparse e della mancanza di cibo nel bosco sia una strega o chissà cos’altro.
– Ma come… Voi dite che la mia famiglia non è scappata con tutte le provviste perché si vergognava di me?
– Certo che no! – ribatté Ignazio. – Come puoi credere che proprio chi ti ama di più al mondo si vergogni di te? Non è possibile.
– Grazie! Mi avete reso il cerbiatto più felice del bosco! È deciso: vengo con voi.
– Ma… è pericoloso! – esclamò Ignazio strusciando i suoi dentini sul labbro.
– Non importa: verrò!
– Ma… s-s-ei ancora d-d-debole! – balbettarono insieme Brina ed Acqua di Rose, scuotendo il capino nero.
– Sto molto meglio: verrò!
Fu così che Pulce si affiancò al terzetto ed Ignazio, Brina ed Acqua di Rose ne furono contenti poiché il viaggio era tra i più difficili, Pulce era molto agile ed un po’ di compagnia non era poi da considerarsi, per il morale, cosa da poco.

dulcey-lima-vKt9F7vJ8uE-unsplashNon era arrivata la notte quando, sdraiato a terra e quasi morto dalla fame, trovarono un grosso cinghiale, praticamente immobile. Ignazio gli si fece subito incontro. Era uno scoiattolo, è vero, ma era piccolo ed agile ed il cinghiale, sfinito com’era, non lo avrebbe di certo catturato, neanche a volerlo. I cinghiali, poi, non catturano gli scoiattoli, non s’è mai sentito. Figurarsi le formiche! Anche se Pulce, Brina ed Acqua di Rose rimasero in disparte, guardando le spalle al loro amico per avvertirlo, in caso di bisogno.
Il cinghiale era debole ma, quando vide Ignazio, riuscì a sorridere e così lo scoiattolo, presa una parte delle sue provviste, lo sfamo e ritemprò. In un baleno il cinghiale tornò nuovamente in zampe.
– Buongiorno. Il mio nome è Ercolone! – disse presentandosi a quella assortita compagnia.
Ercolone, pur essendo forte come una roccia, proprio quel venerdì 17 era caduto in una buca scavata dalla pioggia nella terra che gli aveva fatto impiegare tutto un giorno ed una notte per uscirne. Una volta uscito, tuttavia, della sua famiglia non c’era più nessuno né aveva trovato cibo con ci sfamarsi.
– Quella caduta potrebbe averti salvato la vita! – esclamò Ignazio.
– Tu dici?
– Ma certo. È successo così ad ognuno di noi, chi in un modo, chi in un altro. Tutti eravamo lontani da casa per un incidente fortuito. Ognuno di noi, tornando, si è ritrovato da so…
Ignazio non riuscì a finire la frase che fu distratto da uno strano rumore. Tutti si bloccarono ascoltando in silenzio. Il rumore sembrava un flebile lamento. Sembravano parole. Sembrava una richiesta. Una richiesta di…
– A… iu… to!aniket-solankar-Eb_2ItJvcI8-unsplash
In un lampo Ignazio s’arrampicò sull’albero vicino. Il suo udito era fine quanto le sue zampe. Ne scese poco dopo. Teneva con sé una passerottina stremata che gli altri sia apprestarono a soccorrere.
Una volta rifocillata la passerottina disse di chiamarsi Bocciolo Amoroso. Disse anche, come ormai vi sarete immaginati, che i suoi passerottini si erano volatilizzati tutto d’un botto mentre lei si era infilata in un cespuglietto per cercare di afferrare un verme e che poi aveva girato il bosco in lungo ed in largo senza riuscire a trovare nessuno e che infine stava ormai pensando di morire di fame quando aveva sentito qualcuno parlare e così si era sforzata di chiamare aiuto.
– Grazie di tutto ma ora scusatemi, devo andare! – disse con furia mandando giù l’ultimo boccone.
– E dove? – la fermò Pulce.
– Oh bella: a cercare i miei dolci piccolini amorosi!
andrew-ridley-8jUpX_L9rsk-unsplash– Allora puoi venire con noi!
A spiegarle tutta la storia ci pensò, come al solito, Ignazio e fu così che, con le poche provviste che ormai rimanevano per sfamare una così numerosa truppa, i sei si incamminarono alla volta di Monte Cisposo. La meta era ormai vicina. L’inverno li avrebbe aspettati?

Continua…

Gianni Micheli

[Photo by Karl Anderson on Unsplash – Photo by Ivan Sean on Unsplash – Photo by Dulcey Lima on Unsplash – Photo by aniket solankar on Unsplash – Photo by Andrew Ridley on Unsplash]

Leggi: Favola d’inverno. Parte terza: l’aquila Ania
Leggi: Favola d’inverno. Parte quarta: una strega o chissà cos’altro?

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