I makers, lo dice la parola stessa, sono coloro che fanno. Che non mettono solo sulla carta delle idee per poi aspettare che qualcun altro le realizzi per loro o al posto loro. Soprattutto, i makers non lavorano da soli. È in fatti la messa in comune delle conoscenze e dei risultati innovativi uno dei
I makers, lo dice la parola stessa, sono coloro che fanno. Che non mettono solo sulla carta delle idee per poi aspettare che qualcun altro le realizzi per loro o al posto loro. Soprattutto, i makers non lavorano da soli. È in fatti la messa in comune delle conoscenze e dei risultati innovativi uno dei fondamenti della filosofia che accompagna questo movimento. Arduino, la stampa 3D, l’open hardware, i Fab Lab sono alcuni dei frutti di questo flusso creativo. I fab lab sono gli spazi dove i makers si incontrano e lavorano, rigorosamente in coworking. Sono spazi aperti al pubblico, attrezzati con macchine per la fabbricazione digitale. Qui gli individui le imprese possono avere accesso a strumenti, processi e persone in grado di trasformare le idee in prototipi e prodotti.
La Make In Italy Cdb Foundation è stata costituita nel 2014 da Massimo Banzi, Riccardo Luna e Carlo de Benedetti, e ha il suo quartier generale a Torino alle Officine Arduino, non a caso dove è nato nel 2012 il primo Fab Lab d’Italia.
Ma quale può essere l’impatto sociale di un Fab Lab?
Un esempio lo si può dare rispetto alle questioni che interessano le persone con disabilità. Già l’approccio di partenza, quello della condivisione delle soluzioni, è un fattore molto importante, e lo è maggiormente quando pensiamo di operare con persone disabili. Per esempio, “ugo” è il nome dato a un assistente domotico vocale, progettato da Marco Sangiorgio per facilitare nelle normali operazioni di casa sua moglie, aiutandola nel recupero della sua autonomia che è una cosa molto importante. Lo ha realizzato con Arduino al costo di qualche decina di euro a fronte degli oltre tremila che è il prezzo di quelli in commercio.
E così possiamo trovare MarioWay, una sedia a rotelle ideata da Mario Vigentini basata sul principio del Segway la quale consente di mantenere una posizione più salutare e naturale restando più in alto, e di passare anche da porte di larghezza normale. Il progetto TooWheels di Fabrizio Alessio prevede sedie a rotelle autocostruite a costi contenuti e molto versatili anche per essere usate su terreni accidentati e praticare sport.
Permettere alle persone autistiche di comunicare, con il progetto Interactive Placemat, oppure EyeWriter Italia per il controllo del computer attraverso il movimento della pupilla.
E-nabling the future è invece una rete internazionale che stampa gratuitamente in 3D protesi per i bambini che ne hanno bisogno.
BionicoHand è un progetto nato in Francia che consente la realizzazione di una mano robotica open source, mentre Enabled by Design si occupa di ripensare e riprogettare oggetti di uso quotidiano nell’ottica di una maggiore accessibilità. Lungi dall’essere esaustiva, questa carrellata può dare già l’idea di quali siano le potenzialità degli strumenti messi a disposizione dai Fab Lab, oltre all’approccio che permette a tutti di realizzare soluzioni anche ai propri problemi, con una ricaduta positiva fortissima.
Se vi è venuta la curiosità di capirne qualcosa di più, sabato 17 gennaio a Torino si terrà il Culture Innovation Day, realizzato da Toolbox Coworking con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte. L’appuntamento è in Via Agostino da Montefeltro 2, dalle 10 alle 18 una giornata intera di presentazioni e dimostrazioni per entrare nel mondo dei makers.
Chiara Trompetto
[Fonti delle immagini: massey.ac.nz, fablabtorino.org, makeinitaly.foundation, fablabitalia]
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