Uscito a gennaio scorso per Cannabis. “Erba” medica: Norme, preparazioni galeniche, attualità e prospettive di cura, il nuovo libro di Fabio Firenzuoli, Francesco Epifani e Idalba Loiacono. Edito da Edra Masson, con la collaborazione di Luigi Gori, Tania Re, Gioacchino Calapai, Matteo Floridia e Irene Ruffino, i tre esperti di Medicina Integrativa, nonchè docenti e ricercatori
Uscito a gennaio scorso per Cannabis. “Erba” medica: Norme, preparazioni galeniche, attualità e prospettive di cura, il nuovo libro di Fabio Firenzuoli, Francesco Epifani e Idalba Loiacono. Edito da Edra Masson, con la collaborazione di Luigi Gori, Tania Re, Gioacchino Calapai, Matteo Floridia e Irene Ruffino, i tre esperti di Medicina Integrativa, nonchè docenti e ricercatori presso l’Università di Firenze, si inseriscono a gamba tesa su un tema di scottante attualità: l’utilizzo terapeutico della cannabis, erba medica il cui effetto benefico sull’organismo umano è ancora solo parzialmente noto a clinici e farmacisti.
Il loro Erba medica è lo strumento per colmare una grande necessità di aggiornamento: una guida illustrata che, superando pregiudizi morali e culturali, fornisce in modo semplice ed esaustivo le conoscenze essenziali sui cannobinoidi; sulla preparazione, conservazione e dispensazione di prodotti galenici a base di cannabis; nonché tutte le indispensabili informazioni circa la normativa di regolamentazione, il controllo della pratica farmaceutica e clinica, il relativo impatto socio-economico.
Nel ’72 ci pensava Bukowski, nel suo Storie di ordinaria follia, a rendere moralmente digeribile un tema ambiguo e complesso, condensando con devastante immediatezza la sostanziale differenza che esisteva ed esiste tra le finalità ludiche e quelle chimico-farmacologiche: «l’erba rende semplicemente più sopportabile l’attuale società; l’Lsd è invece una nuova società a sè stante». Le sue parole, così come quelle di Coleridge, Baudelaire, Rimbaud, Verlaine – tutte riassumibili nell’etichetta baudelairiana di Paradis Artificiels («creiamo il paradiso mediante la farmacia») – fino ad arrivare a Bob Marley o ai testi tutti italiani, (sicuramente meno sacri) degli Articolo 31, dei Sud Sound System o di Caparezza, fanno da sfondo alla battaglia anti-ideologica condotta dai liberalisti integrali contro la “lenta” evoluzione del genere umano: come a fustigare con violenza culturale le coscienze di molti che, rigorosamente dall’alto e in panciotto di seta, hanno negli ultimi anni costruito parossistici kantiani tribunali della ragione e/o “mausolei dell’ignoranza” dentro i quali (dis)seppellire i cadaveri del proibizionismo.
Era il lontano 8 maggio 1886 quando, ad Atlanta, il farmacista John Stith Pemberton, riprendendo la formula del famoso Vin Mariani, una miscela di vino e foglie di coca creata verso la metà dell’Ottocento dal farmacista corso Angelo Mariani, inventò la Coca-Cola. Inizialmente prodotta come rimedio per il mal di testa e per la stanchezza, la bevanda, chiamata in origine Pemberton’s French Wine Coca, aveva tra i suoi ingredienti alcool (poi sostituito da distillato di noci di cola) ed estratto di foglie di coca. Nel 1903, tuttavia, sull’onda delle crescenti tendenze proibizionistiche, il produttore fu convinto a eliminare la cocaina dalla formula per sostituirla con la caffeina. La Coca-Cola fu solo uno dei vari elisir tonici, stimolanti e calmanti che comparvero sul mercato farmaceutico occidentale.
In ogni caso però, lungi da giudizi e pregiudizi moralistici come da qualsivoglia fine extra-salutistico, la scienza continua (e continuerà) a tentare di scrollare di dosso dal vissuto sociale il giogo dell’inconsapevole rifiuto. Obiettivo, ridurre sempre più la distanza del sapere comune dalla ricerca scientifica, dalla verità ricercata. La coraggiosa necessità, fondamento della teoria popperiana, che l’universo sia «creativo e inventivo». Per il tutto resto, ai posteri l’ardua sentenza.
Giuseppe Parasporo
[Fonti delle immagini: usomedico.it; glogster.com; livresraresetanciens.com]
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