Mettere in scena un classico come Enrico IV è sempre molto rischioso, poiché nell’immaginario sono tantissime le versioni che ne hanno marcato i confini divenendo dei riferimenti a cui in qualche modo il pubblico nella sua valutazione si richiama. Quello interpretato e diretto da Franco Branciaroli, con le scene e i costumi di Margherita Palli, e con
Mettere in scena un classico come Enrico IV è sempre molto rischioso, poiché nell’immaginario sono tantissime le versioni che ne hanno marcato i confini divenendo dei riferimenti a cui in qualche modo il pubblico nella sua valutazione si richiama. Quello interpretato e diretto da Franco Branciaroli, con le scene e i costumi di Margherita Palli, e con le luci di Gigi Saccomandi, ci ha proprio convinto. Un inizio imponente con effetti sonori che rendono cinematografico lo spettacolo e che ben si allineano alla scenografia basata su stendardi su cui vengono rappresentati un cavallo e un cavaliere a cavallo, proprio come il momento drammatico che cristallizza ben venti anni prima un giovane nella figura di Enrico IV, imperatore di Germania, a causa di una caduta da cavallo durante una cavalcata in costume.
Regia è attenta e appassionata. Il ritmo sostenuto: infatti la piéce è ricca di dinamismo che si nota fin dagli ingressi iniziali dei servitori di Enrico IV. La cura dei particolari ci colpisce. Molto ben costruito il richiamo alla morte attraverso il drappo rosso lanciato dal dottor Dionisio Genoni, drappo in cui si stende Frida in ricordo di una passione amorosa che legava Enrico IV alla Marchesa Matilde Spina, sua madre, e che unisce lei al Marchese Carlo di Nolli, nipote del protagonista. Inoltre in scena i cavallucci di una giostra come richiamo all’infanzia e soprattutto alla magia, a dimostrazione di come la follia cantata nell’opera avesse collocato la vita in uno spazio senza tempo. La recita di una recita Preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia […] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest’altra mascherata, continua, d’ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontari quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d’essere […] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! – Il guajo è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia. […] La mia vita è questa! Non è la vostra! – La vostra, in cui siete invecchiati, io non l’ho vissuta! nel terzo atto dichiara Enrico IV.
Abbiamo anche apprezzato la scelta di smorzare il pathos e l’intensità scenica attraverso l’ingresso per dei movimenti scenici dei comprimari vestiti da donna nel secondo atto, un altro escamotage per rappresentare la finzione e soprattutto l’umorismo della finzione in quanto Enrico IV era già rinsavito.
Buono tutto il cast. Anche gli stessi comprimari – Sebastiano Bottari (Landolfo – Lolo), Mattia Sartoni (Arialdo – Franco), Andrea Carabelli (Bertoldo – Fino) e Giovanni Battista Storti (Il vecchio cameriere Giovanni) – risultano convincenti e sostengono i protagonisti nel dispiegarsi delle vicende.
L’interpretazione di Franco Branciaroli nei panni del protagonista è stata realmente impressionante. Un pathos scenico che riempiva la scena, un faro la cui luce arrivava ai presenti. Gli anni di arte si avvertono tutti in ogni minimo movimento e in ciascuna inflessione della voce. Un Enrico IV completo il suo, reso in ogni sfaccettatura con maestria e attenzione. Assai convincente Viola Pornaro nei panni della Marchesa Matilde Spina, rappresentando la pietas, lo stupore e la paura in modo realmente vivido e partecipato. Giorgio Lanza ha interpretato Il Barone Tito Belcredi con grande convinzione, attenzione e con una presenza scenica impressionante: sempre nel ruolo rappresentando perfettamente l’antagonista che sa. Antonio Zanoletti ha reso il Dottor Dionisio Genoni tratteggiandone con dovizia le particolarità: l’uomo di scienza che riporta tutti alla concretezza e alle possibilità della vita. Nel complesso soddisfacenti Valentina Violo (Frida) e Tommaso Cardarelli (Marchese Carlo di Nolli): tecnicamente validi ma scenicamente, a volte, un po’ immaturi, non sempre padroni del palcoscenico.
Uno spettacolo che consigliamo sicuramente e che sarà anche in scena al Teatro Carignano di Torino oggi, domani, 14 gennaio e venerdì 15 gennaio alle ore 20:45, sabato 16 gennaio alle 19.30 e domenica 17 gennaio alle 15.30.
Annunziato Gentiluomo
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