L’Italia rende omaggio al sublime artista norvegese Edvard Munch, nel suo 150º anniversario celebrato in tutto il mondo, con un’imperdibile retrospettiva ubicata presso il Palazzo Ducale a Genova e godibile fino al prossimo 4 maggio. La mostra è curata da Marc Retellini, direttore della Pinacotheque di Parigi, che nel 2010 dedicò al maestro norvegese una straordinaria esposizione. Visitata da
L’Italia rende omaggio al sublime artista norvegese Edvard Munch, nel suo 150º anniversario celebrato in tutto il mondo, con un’imperdibile retrospettiva ubicata presso il Palazzo Ducale a Genova e godibile fino al prossimo 4 maggio.
La mostra è curata da Marc Retellini, direttore della Pinacotheque di Parigi, che nel 2010 dedicò al maestro norvegese una straordinaria esposizione. Visitata da oltre 600.000 persone, la mostra è promossa dal Comune di Genova e da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, ed è prodotta da Arthemisia Group e 24ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, già partners di Palazzo Ducale nello scorso autunno per la mostra Mirò! Poesia e Luce.
Gli organizzatori dichiarano che “la realizzazione di questa mostra, con le enormi difficoltà legate ai prestiti di Munch, e proprio nell’anno della celebrazione, è stato un miracolo vero e proprio. La scommessa è stata altissima, ma vedremo opere straordinarie, concesse dai più importanti collezionisti di Munch”.
A questi si aggiungeranno “Warhol after Munch”, una mostra nella mostra stessa, in anteprima assoluta per l’Europa, una serie di opere realizzate da Andy Warhol e ispirate alla produzione di Munch.
Come racconta Marc Restellini, “l’artista pop Munch dipinge ciò che vede, ma oltre le proprie paure ha anche una nuova visione dell’arte che è pura avanguardia e, in questa mostra saranno esposte le sue opere più belle, sentite, amate e sofferte”.
Per questo motivo l’esposizione di Palazzo Ducale è al contempo rappresentativa del percorso artistico ed esistenziale di Munch, ma anche testimonianza del passaggio da un naturalismo di stampo impressionistico a una pittura nuova e audace che contribuisce in maniera determinante a sconvolgere tutta l’arte del XX secolo. Secondo Restellini, “la mostra racconta un Munch artista che si può considerare il contrario di tutto ciò che esisteva fino ad allora. Munch si oppone deliberatamente a ciò che vede e conosce, si mette in contrasto con l’impressionismo, il simbolismo, il naturalismo per inventarsi una forma di espressione artistica in rivolta contro tutto ciò che a partire dalla sua infanzia gli è stato presentato come regola sociale”.
Troviamo nella storia dell’arte moderna un artista capace di staccarsi da tutto ciò a cui gli artisti e i movimenti precedenti ci avevano abituati. Inoltre è facile notare come sin dagli anni Ottanta dell’Ottocento il modo in cui Munch si accanisca sugli strati di colore, solcando la superficie pittorica o lasciando le sue tele esposte alla pioggia e alla neve. Degna di evidenza è anche il modo con cui sopprime i confini tra i supporti e le tecniche, nelle sue incisioni, sculture e fotografie, come nei suoi quadri, collage e film.
Munch s’iscrive nella linea di William Turner e di Gustave Courbet, ed è in fondo l’anello mancante della catena che lega artisti come Pablo Picasso, Georges Braque, Jean Dubuffet e Jackson Pollock nella storia dell’arte moderna.
La mostra Edvard Munch prevede un comitato scientifico di cui fanno parte Richard Shiff, Øyvind Storm Bjerke, Petra Pettersen e Ina Johannesen.
“La natura è l’opposto dell’arte. Un’opera d’arte proviene direttamente dall’interiorità dell’uomo. (…) La Natura è il mezzo, non il fine. Se è necessario raggiungere qualcosa cambiando la natura, bisogna farlo. (…) L’arte è il sangue del cuore umano” [Edvard Munch (1863-1944)].
Mi sembrano tutte ottime premesse per sfruttare il ponte della Festa dei Lavoratore facendo un “giro” a Genova e godere dello splendore di questa retrospettiva, la cui chiusura dal 27 aprile è stata prorogata a domenica 4 maggio.
Vincenzo Panetta
[Fonti delle immagini: en.wikipedia.org, www.artemagazine.it, www.culturaeculture.it]
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