Valutazione ✰✰✰ 1/2 Debutta oggi 5 maggio, nella sale cinematografiche italiane, “Stonewall” di Roland Emmerich, dopo la trionfale anteprima di ieri durante la serata inaugurale della 31esima edizione del Torino Gay & Lesbian Film Festival. Stonewall, prima di tutto, è il nome di un locale storico situato nel cuore del Greenwich Village a New York,
Valutazione ✰✰✰ 1/2
Debutta oggi 5 maggio, nella sale cinematografiche italiane, “Stonewall” di Roland Emmerich, dopo la trionfale anteprima di ieri durante la serata inaugurale della 31esima edizione del Torino Gay & Lesbian Film Festival.
Stonewall, prima di tutto, è il nome di un locale storico situato nel cuore del Greenwich Village a New York, precisamente al numero 53 di Christopher Street, centro nevralgico della comunità gay soprattutto negli anni ’60. Lo Stonewall Inn riusciva, con difficoltà, a riaprire dopo ogni frequente retata della polizia; le cause, ovviamente, risultavano spesso essere assurde. La retata avvenuta durante la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 (data della morte di Judy Garland, icona gay per eccellenza), portò a conseguenze assolutamente diverse: nacquero i “moti di Stonewall”, una vera e propria rivolta popolare dove, per la prima volta dopo anni di soprusi, le persone che frequentavano il locale reagirono armati di bottiglie e mattoni, guidati dalla transessuale Sylvia Rivera.
Il film, diretto appunto da Roland Emmerich, che per la prima volta si è misurato con un film indipendente e a basso costo, poggia la narrazione sulla storia di Danny Winters, liceale dell’Indiana, Stato americano dove gran parte della popolazione è cattolica fervente, che vive con ansia l’amore impossibile e non corrisposto per il suo amico Joe. Il suo sogno è quello di poter andare a studiare alla Columbia University di New York e la spinta (obbligata) verso la città tanto desiderata coincide con il suo outing, il padre lo ripudia e Danny fugge verso la Grande Mela. Proprio qui, e in particolare in quel fervore culturale del Greenwich Village, troverà la sua nuova famiglia: ragazzi senza tetto con storie travagliate alle spalle, travestiti, transessuali, lesbiche e gay. Il loro punto di ritrovo è ovviamente il già citato Stonewall Inn, dove il clima è particolarmente teso a causa della corruzione della polizia e delle continue retate. Proprio la notte della morte di Judi Garland diventa, casualmente e simbolicamente, l’inizio di una serie di violenti scontri tra il popolo LGBT del Village con la polizia.
Il regista e lo sceneggiatore (Jon Robin Baitz), affidando la narrazione a un personaggio completamente inventato, si discostano da quello che poteva essere un film più didascalico e fedele alla storia. Complice anche il poco approfondimento dedicato ad alcuni personaggi centrali della storia, alcuni gruppi LGBT hanno criticato il film perché metterebbe in secondo piano alcuni veri protagonisti dei moti di Stonewall, come i transessuali neri e portoricani. Questo non intacca il valore della pellicola in sé, Emmerich è un buon regista e questo lavoro ne è l’apprezzabile prova, nonostante abbia peccato, probabilmente, di poca audacia, escludendo dal centro dell’inquadratura le storie più scomode. Un film da vedere, sempre e comunque, con interesse.
Mirko Ghiani
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