I casi fortuiti della vita. Un soggiorno-scambio a Berlino con la tua classe e ti ritrovi, grazie a un ufficio stampa super efficiente, a godere di una recita del Der fliegende Holländer (L’Olandese volante) al Deutsche Oper Berlin veramente impressionante. Basta poco quando la materia prima c’è ed è chiara l’intenzione registica a emozionare, a colpire
I casi fortuiti della vita. Un soggiorno-scambio a Berlino con la tua classe e ti ritrovi, grazie a un ufficio stampa super efficiente, a godere di una recita del Der fliegende Holländer (L’Olandese volante) al Deutsche Oper Berlin veramente impressionante.
Basta poco quando la materia prima c’è ed è chiara l’intenzione registica a emozionare, a colpire e a offrire un grande spettacolo. Così è successo giovedì 11 maggio. Una recita perfetta, equilibrata e avvincente, capace di tenere il pubblico seduto per ben due ore e mezza. Un atto unico senza intervallo. Scelta che a posteriori abbiamo compreso pienamente. L’interruzione avrebbe inciso in modo negativo sulla narrazione fluida e regolare, un montaggio scenico forte proprio della sua continuità.
La curatissima regia di Christian Spuck valorizza le scene firmate da Rufus Didwisz, ed è capace di gestire con chiarezza una grande moltitudine di persone. Utilizza i corpi e simula il mare. Utilizza le verticali e permette a Senta di difendere la sua posizione di innamorata contro quelle che la dissuadevano. Corpi che insieme resistono alla tempesta afferrandosi a un presunto palo maestro. E poi tutto ruota attorno a Erik, sempre in scena, dall’ouverture. Insieme a un vascello in cartongesso che scaraventa sulla parete di sinistra distruggendolo. La sua solitudine è interrotta dalla breve presenza di Senta piegata in adorazione del quadro dell’olandese. Il suo incubo che si attualizza. Erik è al contempo l’occhio del regista e l’occhio del pubblico. È in scena con un mazzo di fiori. Grida il suo amore a Senta e poi la pretende per sé e cerca di strapparla al suo destino. Grazie a lui, al suo pugnale, la giovane figlia di Daland si uccide. Nel finale tutti accorrono sgomenti e mentre la musica finisce di nuovo Erik rimane solo con il vascello come se si fosse pronti a ricominciare. Pertinenti i costumi firmati da Emma Ryott
e le luci di Ulrich Niepel che garantiscono ulteriore profondità emotiva all’allestimento.
Per quanto riguarda l’assetto musicale, l’orchestra, Orchester der Deutschen Oper Berlin, è stata ineccepibile sia coralmente sia nelle parti solistiche, diretta da un grandissimo Donald Runnicles, che ha tratteggiato con passione e con gran punto la partitura wagneriana, facendoci immergere nella tragedia che si stava consumando in scena. Ha colorato con grande precisione tutti i Leitmotive introdotti nell’ouverture.
Tutti notevoli interpreti sostenuti da un coro strepitoso, Chor der Deutschen Oper Berlin, istruito da Raymond Hughes. Risulta versatile e capace di riempire la scena occupata da quattro tiranti, due porte sul fondale e una base d’acqua in movimento, e macchine da cucire anni primi 900 nel secondo atto. Mastodontico soprattutto quello maschile che ci ha fatto sognare.
I solisti tutti assolutamente all’altezza del ruolo tanto vocalmente quanto scenicamente, con una dizione veramente precisa.
Ingela Brimberg interpreta con grande personalità Senta raggiungendoci anche emotivamente e catalizzando su di lei la nostra attenzione. Una vocalità dalla grande estensione, potente, sostenuta sia nei gravi sia negli acuti. Si appoggia a una valida tecnica e a una significativa conoscenza del ruolo che le permettono di rendere l’attesa piena di trepidazione, la gioia, il coraggio, la disperazione e infine la follia della protagonista femminile con grande maestria.
Samuel Youn rende con assoluta determinazione questa versione un po’ gretta dell’Olandese. Il suo incedere vocale e scenico è suggestivo. La sua energia è forte ed arriva a tutti prorompente. Anche le sue lievi imprecisioni di intonazione risultano idonee al suo personaggio, che tratteggia con un’emissione decisa.
Il tenore Thomas Blondelle è un buon Erik. Il suo registro squillante, la sua vocalità ben proiettata e la sua enfasi interpretativa gli permettono di ben rendere nel complesso il personaggio che il regista ha messo al centro dell’allestimento.
Corretti e apprezzabili Tobias Kehrer nei panni di un composto Daland, Ronnita Miller che ben rende il personaggio di Mary e Matthew Newlin che si distingue per una vocalità solare e ampia nei panni di Steuermann.
Che dire? Godere di un così ben realizzato Der fliegende Holländer di Richard Wagner a Berlino… un sogno che si realizza.
Annunziato Gentiluomo
Chöre:
Inszenierung: Orchester: Orchester der Deutschen Oper Berlin
Direttore di orchestra: Donald Runnicles
Regia:
Dramaturge Dorothea Hartmann
Coro del Deutschen Oper Berlin
Orchestra del Deutschen Oper Berlin
https://www.deutscheoperberlin.de/de_DE/pla
yer/8594
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