È tutta questione di prospettiva. Aggiungeremmo, anche, di aspettative. Cosa ti aspetti da uno spettacolo? E cosa ti aspetti proprio da una rappresentazione teatrale del grande romanzo pirandelliano Il fu Mattia Pascal? Ci piacerebbe fare un viaggio dentro il romanzo. Non un viaggio qualunque, ma il nostro, quello che specifica chi siamo, determinato dalle nostre
È tutta questione di prospettiva. Aggiungeremmo, anche, di aspettative.
Cosa ti aspetti da uno spettacolo? E cosa ti aspetti proprio da una rappresentazione teatrale del grande romanzo pirandelliano Il fu Mattia Pascal?
Ci piacerebbe fare un viaggio dentro il romanzo. Non un viaggio qualunque, ma il nostro, quello che specifica chi siamo, determinato dalle nostre peculiarità.
Il fu Mattia Pascal, un romanzo difficile, una storia profonda e tenebrosa, un fuggire dal proprio Io e allo stesso tempo volerlo ricercare. Una contrapposizione di eventi, di sensazioni, di emozioni. Un’esistenza inesistente. Vagare per il mondo in cerca del proprio essere, quando l’essere stesso non esiste più per gli altri.
Il fu Mattia Pascal è una storia nella storia, ricerca emozionale che suscita emozione, ombrosità esistenziale che stimola l’essenza dell’essere, complessità relazionale che invita all’interazione. È un romanzo del tutto e del contrario di tutto, una condizione, un desiderio di dileguarsi dall’evasione stessa.
Emozioni contrastanti.
La dualità del personaggio incoraggia il lettore all’introspezione, a rivedersi nel proprio sé e rivalutarsi.
Le anime hanno un loro particolare modo d’intendersi, di entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali, si legge nel romanzo.
L’uomo un puntino nell’immensità, smarrito, annullato dalla stessa realtà.
Tutta colpa di Copernico, direbbe lo stesso Mattia Pascal. L’uomo perde la sua centralità determina un profondo scoraggiamento, una noia che lo annichilisce costringendolo in una maschera.
Questo il know how prima di arrivare al Teatro Carignano di Torino e approcciarsi alla versione teatrale di Tato Russo che ha scelto la strada della linearità e della massima teatralità, asciugando il testo e trasformandolo in commedia, avendo come bussola la cifra dell’umorismo e lo stile del Pirandello drammaturgo. Ho immaginato un gran luogo dei ricordi – scrive il regista – uno spazio vuoto di memoria, una perenne evocazione di fantasmi, un sorgere di anime vaganti che man mano prendevano i colori dei personaggi. Personaggi diversi nelle due esistenze del protagonista, ma interpretati dagli stessi attori, attori che a volte ricorrevano a delle maschere per nascondersi, per dare sempre più spazio a quella che ci piace definire una versione esageratamente Mattia/Tato-centratica. Erano sempre sue le riflessioni della voce off registrata, erano suoi i connettivi per portare avanti la pièce. Una voce off che abbiamo trovato l’unico elemento ben reso dalla rappresentazione anche se non sempre perfettamente allineata alla scena.
Come non basta morire per vivere un’altra vita, forse è necessario un certo ritmo per mettere in scena un’opera di questo genere, un ritmo che è mancato. Infatti, un incedere lento ha costellato tutta la rappresentazione: tutto sembrava trascinarsi in modo a volte quasi incerto.
Una regia, a nostro avviso, troppo semplice, ripetitiva e priva di originalità. Una teatralità portata all’estremo, scollata dalla linearità del testo, apprezzabile e attenta.
Una scenografia superata e, inoltre, in questo spettacolo, abusata.
Da questa rappresentazione teatrale ci aspettavamo emozioni. Avremmo voluto perderci tra le parole degli attori, le scene, le luci. Uscire cambiati, con nuovi spunti e altri punti di vista…
Invece no! Tale versione teatrale de Il fu Mattia Pascal non è riuscita ad agganciarci, ad appassionarci. A fatica abbiamo cercato di coglierne dei messaggi che sfuggivano confusi.
Forse alte erano le nostre aspettative? Siamo solo delusi da uno spettacolo che mai come oggi potremmo definire contemporaneo, spettacolo utilizzato per mettere in risalto qualcuno a discapito del tutto.
Bisogna rispettare i classici…
Amarezza, solo amarezza…
Annunziato Gentiluomo e Adelasia C. Lo Sardo
[Fonte delle immagini: teatrionline.com, teatromanzonimonza.it, teatro.it ]
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