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“De Chirico, Savinio e Les Italiens de Paris”, in mostra a Lucca fino al 14 febbraio 2016

“De Chirico, Savinio e Les Italiens de Paris”, in mostra a Lucca fino al 14 febbraio 2016

Il 17 ottobre è iniziata a Lucca la mostra  “De Chirico, Savinio e Les Italiens de Paris ”, a cura di Stefano Cecchetto e Maurizio Vanni, organizzata dal Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art e prodotta da MVIVA. Un percorso di circa 50 opere costruito con la preziosa collaborazione di importanti istituzioni museali come

DE CHIRICO, Cavallo e Zebra, 1929-30, 50 x 70 cm, olio su telaIl 17 ottobre è iniziata a Lucca la mostra  “De Chirico, Savinio e Les Italiens de Paris ”, a cura di Stefano Cecchetto e Maurizio Vanni, organizzata dal Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art e prodotta da MVIVA. Un percorso di circa 50 opere costruito con la preziosa collaborazione di importanti istituzioni museali come il Museo civico Pier Alessandro Garda di Ivrea, il Museo Palazzo Ricci di Macerata, il Museo Soffici di Poggio a Caiano, l’Archivio Mario Tozzi e la Diocesi di Piacenza-Bobbio,  grazie all’importante supporto dell’Arcidiocesi di Lucca, e di raccolte italiane, tra cui la prestigiosa Collezione Merlini di Busto Arsizio e la Raccolta Tullia Vallecchi,  il supporto della Galleria Tega, dello Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea, della Galleria Tornabuoni e della Galleria Ferrari.
de Chirico - Le muse inquietantiL’esposizione prende in considerazione il momento storico del Ritorno all’Ordine in Italia, con particolare attenzione al fronte di “Valori Plastici”, la rivista pubblicata tra il 1918 e il 1922, che radunò insieme a Carrà tutti gli artisti presenti in mostra, ad eccezione di Campigli che giungerà agli stessi fini attraverso una strada diversa. La volontà dei curatori è quella di analizzare, nel suo complesso, il significato di “ordine ritrovato” legato al recupero del mestiere e della tradizione, al superamento dell’individualismo romantico e dinamico del Futurismo e dell’Impressionismo a vantaggio di un impegno in merito al quale Carrà parlerà di “italianismo artistico”: “Noi ci sentiamo figli non degeneri di una razza di costruttori, abbiamo sempre perseguito figure e termini corposi e precisi e quell’atmosfera ideale, senza la quale il quadro non supera le elucubrazioni del tecnicismo e dell’analisi episodica del reale”.
Sottolinea Maurizio Vanni: “Parlare de Les Italiens de Paris significa indagare un momento della storia dell’arte nel quale la cultura italiana proponeva il proprio essere attraverso uno sguardo critico e costruttivo del passato. Non tanto una rievocazione storica, ma una presa di coscienza di valori che le Avanguardie storiche avevano spazzato via e che, con modalità personali, ognuno di questi artisti riaffermava per aprire le porte al futuro”.
All’inizio del 1928 alcuni artisti italiani legati al movimento del Ritorno all’ordine si incontreranno a Parigi e saranno Savinio Le navire perduriconosciuti come Les Italiens de Paris. Pittori pronti a riscrivere la storia dell’arte contemporanea ripartendo da ottiche inconsuete, legate in modo soggettivo a un trascorso mai del tutto dimenticato, e a riaffermare gli elementi rinascimentali che avrebbero dovuto rilanciare l’arte italiana nella capitale francese. Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, René Paresce, Gino Severini e Mario Tozzi non rappresentarono un incontro casuale di artisti in una città stimolante e piena di vita come Parigi, ma la doppia anima e il cuore di un gruppo complesso e ri-evoluzionario che molti critici arrivarono a considerare alla stregua di una vera e propria corrente artistica come il Futurismo e il Surrealismo. Negli anni Venti, gli artisti vedevano la capitale francese come una meta di pellegrinaggio oltre che luogo di incontri e scontri, mentre non si perdeva l’occasione di richiamare alla memoria un illustre personaggio che aveva lasciato proprio nella Ville lumière tracce indimenticabili: Amedeo Modigliani.
Dal 1928 al 1933 Les Italiens de Paris rimasero fedeli a una specie di contratto mai scritto, a un sodalizio che, da certi De-Chirico-Archeologi-1961_punti di vista, senza rappresentare un vincolo per la libertà espressiva di ognuno, cercava di riaffermare l’importanza dell’arte visiva italiana del qui e ora, e il desiderio di rimanere ancorati sui valori unici di un passato che non poteva essere cancellato dalle velleità e dalle rivoluzioni percettive delle Avanguardie Storiche. Anche se i sette artisti italiani, mai sempre presenti e mai sempre da soli nelle varie mostre del Gruppo, erano molto differenti sul piano delle idee, dei propositi artistici e degli esiti estetici, poco importava perché, probabilmente, in modi e tempi differenti, stava prevalendo un senso di egocentrico patriottismo che non si vedrà mai più nell’arte italiana. Un gruppo che potremmo definire dalla doppia anima: quella dei fratelli De Chirico, più vicina allo spirito surrealista – anche se il loro fu un vero e proprio amore-odio nei confronti del gruppo di Breton –, e quella di Tozzi, Campigli e Paresce, almeno in parte più vicina al Realismo magico e a Novecento di Margherita Sarfatti.
L’esposizione si conclude con l’omaggio a Giorgio de Chirico realizzato nel 1968 da Ezio Gribaudo, artista e amico personale del Maestro della Metafisica. La mostra, che proseguirà fino al 14 febbraio 2016, ha ottenuto, tra gli altri, il Patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Lucca, di Confcommercio Province di Lucca e Massa Carrara.

CONTATTI e INFO
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 492180
www.luccamuseum.com info@luccamuseum.com

Orario mostra:
Dal martedì alla domenica ore 10-19
Chiuso il lunedì
Biglietti: intero 9 euro / ridotto 7

Redazione ArtInMovimento Magazine
[Fonti delle immagini: luccamuseum.com
Titoli delle opere in ordine di apparizione:
-Giorgio De Chirico, “cavallo e zebra” – 1929-30, olio su tela
-Giorgio De Chirico, “Le muse inquietanti” – 1950 circa, olio su tela
-Alberto Savinio, “Le navire perdu” – 1928, olio su tela
-Giorgio De Chirico, “Gli archeologi” – 1961, olio su tela]

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