La SMAT (Società Metropolitana Acque Torino) ha aperto le porte al Festival del Giornalismo Alimentare, per una visita nel corso della giornata di ieri, in un degli “educational” previsti su tutto il territorio regionale. Il centro ricerche della SMAT è un centro all’avanguardia in ricerca applicata, ossia finalizzata a trovare soluzioni da applicare più o
La SMAT (Società Metropolitana Acque Torino) ha aperto le porte al Festival del Giornalismo Alimentare, per una visita nel corso della giornata di ieri, in un degli “educational” previsti su tutto il territorio regionale.
Il centro ricerche della SMAT è un centro all’avanguardia in ricerca applicata, ossia finalizzata a trovare soluzioni da applicare più o meno direttamente all’uso quotidiano, o a sistemi e meccanismi che hanno ricadute dirette sulle attività quotidiane dell’uomo.
Nei laboratori SMAT l’acqua viene analizzata dal punto di vista fisico, chimico e microbiologico, viene testata la presenza di ogni tipo di inquinante e di sostanza potenzialmente tossica. Infine, c’è la valutazione dei cosiddetti “sommelier dell’acqua”. Questi ultimi sono dei professionisti in grado di valutare sinteticamente la bontà complessiva dell’acqua, cosa che le macchine non riescono a fare in modo altrettanto completo in tempi altrettanto brevi.
SMAT è un’azienda interamente pubblica (della Città di Torino e dei 300 comuni della Provincia che ne sono diventati soci) e fornisce ai cittadini un’acqua che risulta sempre più gradita con il passare degli anni. Oltre al servizio di controllo e fornitura di acqua potabile, il centro è attivo in progetti di ricerca molto avanzati, che hanno portato ad alcune realizzazioni molto importanti. Uno di questi riguarda la fornitura di acqua per la Stazione Spaziale Internazionale. Come il cibo prodotto in Argotec e il caffè di Lavazza, anche l’acqua degli astronauti arriva da Torino. La collaborazione in questo caso è iniziata prima: risale infatti al 2007 la produzione della prima acqua che nel marzo 2008 è stata inviata sulla ISS con il modulo ATV, progetto realizzato con la Thales Alenia Space Italia (anch’essa a Torino). Dallo “space food” alla “space water” quindi, passando per una degustazione guidata di acque, che il gruppo di giornalisti (noi eravamo tra quelli) ha potuto sperimentare in prima persona. Un approccio esperienziale coinvolgente e divertente, ma fondamentale per comprendere in modo immediato la complessità del lavoro a supporto del servizio offerto dall’azienda. Un gesto banale, quello di utilizzare l’acqua, che diamo facilmente per scontato, ma che in realtà non lo è. Uno degli altri progetti realizzati a Torino è un meccanismo di depurazione di piccole dimensioni, che si può collegare a una bicicletta, per sfruttare la forza sviluppata nella pedalata per pompare l’acqua nei filtri. Esso funziona per piccole quantità di uso domestico o poco più, ed è stato pensato per un progetto del SERMIG in aiuto alle popolazioni di India e Bangladesh. Sono solo alcuni dei fronti sui quali SMAT è attiva, e altri sono in evoluzione. Il centro rappresenta un’eccellenza nel suo campo, e anche in questo caso – per tornare ai temi del Festival – una buona e corretta comunicazione gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella diffusione delle attività del centro, da un lato, e nella sensibilizzazione a un uso più consapevole dell’acqua pubblica dall’altro.
Chiara Trompetto
[Fonti delle immagini: festivaldelgiornalismoalimentare.it, ArtInMovimento Magazine – Per ultima immagine: credits Marco Panzarella]
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