Ieri, primo maggio, abbiamo assistito a due proiezioni del Torino Gay & Lesbian Film Festival, entrambe in concorso ed entrambe nella Sala 1 del Cinema Massimo di Torino. Cuatro lunas, apprezzato al Festival di San Sebastian e a quello di Guadalajara, dipinge quattro storie di passioni ubicate nelle quattro età dell’amore gay. Un ragazzino undicenne,
Ieri, primo maggio, abbiamo assistito a due proiezioni del Torino Gay & Lesbian Film Festival, entrambe in concorso ed entrambe nella Sala 1 del Cinema Massimo di Torino.
Cuatro lunas, apprezzato al Festival di San Sebastian e a quello di Guadalajara, dipinge quattro storie di passioni ubicate nelle quattro età dell’amore gay. Un ragazzino undicenne, timido e introverso, si scopre innamorato del cugino, e dovrà confrontarsi con l’atteggiamento conservatore della famiglia e del padre in particolare, il bullismo che subisce a scuola e l’arretratezza del suo parroco che non comprende la richiesta di aiuto del piccolo. Fito e Leo, amici di lunga data che si sono persi di vista, si ritrovano compagni di studio all’università, dopo la morte del padre del primo. Scoprono la loro sessualità e iniziano una relazione intralciata dalle paure reciproche, in particolare del secondo. Hugo e Andres stanno insieme da ormai dieci anni e la monotonia sembra ormai frenare la loro unione, almeno fino a quando un terzo incomodo s’infila nel menage e da lì tutto precipita. Un anziano poeta, le cui opere non hanno mai ottenuto l’atteso riconoscimento, si nasconde dietro una vita familiare normale, ma perde la testa per una marchetta incontrata in sauna con cui poi si intreccerà un rapporto di amicizia.
Cuatro Lunas di Sergio Tovar Velarde è un film corale, commovente, capace di conquistarti per la naturalezza dei racconti in cui tutti si possono riconoscere e per la freschezza della sceneggiatura. L’amore pre-adolescenziale, le prime domande esistenziali, le prime curiosità sessuali con le conseguenti esplorazioni, magnificamente tratteggiato e superbamente interpretato. L’amore giovanile, il coming out e le emozioni che la prima relazione importante comporta. La “stanchezza” di una lunga relazione, le strategie anche discutibili per cercare di portarla avanti, l’attaccamento alla sicurezza, la fine del sentimento amoroso e del desiderio sessuale, e uno smart phone che continua a squillare che riporta i protagonisti alla cruda realtà e ad abbandonare le speranze di ricominciare. La morbosità crescente dell’età anziana che vede il fisico deteriorarsi e gli acciacchi incombere, e il desiderio della giovinezza che si traduce col desiderio di universi a corpi giovani anche attraverso una retribuzione monetaria. Sarà una poesia, letta presso l’Universidad de Santa Catarina, dedicata alla stessa marchetta, che infrangerà le regole della transazione commerciale portando l’incontro a un livello di relazione affettivo e trasformativo.
Buona, delicata e attenta la regia di Sergio Tovar Velarde, classe 1982, che ha esordito nel 1999 col cortometraggio Carolina. Dopo essersi laureato in comunicazione presso la Universidad Iberoamericana, si è specializzato in cinema. I suoi corti, girati in Francia, Canada, Cuba e Messico, sono stati selezionati in più di ottanta festival internazionali e hanno vinto premi e riconoscimenti. Tra questi Edén è stato presentato nel 2008 a Cannes nella competizione internazionale. Il suo primo lungometraggio, Mi ùltimo dìa (2007), è stato premiato nel 2009 al San Sebastian Film Festival.
Interessanti le performance di Antonio Velázquez, Alejandro de la Madrid, Alonso Echánove, Alejandro Belmonte, César Ramos, Gustavo Egelhaaf, Gabriel Santoyo, Sebastián Rivera e della magnifica Mónica Dionne, interpreti principali di un film che meriterebbe di raggiungere la grande distribuzione.
Chiude la giornata Drown di Dean Francis che fotografa una squadra di salvamento attivo australiana. Il bagnino Len, campione di surf, ha un corpo scultoreo ed è il tipico maschio alpha da spiaggia. La sua squadra stravede per lui, un vero e proprio idolo inarrivabile. Ma quando nel team viene assunto Phil, bello come il sole e per di più apertamente gay, le certezze su cui si fonda la sua vita vengono meno: il nuovo arrivato attira su di sé la simpatia e l’ammirazione di tutti, ma in Len solo invidia e un’equivoca avversione omofoba. Durante l’annuale competizione di surf lifesaving, vinta dal nuovo arrivato, la diffidenza si trasforma in disprezzo. L’odio genera mostri soprattutto da parte di chi, come Len, non vuole ammettere che la vera prova di forza non si misura sul fisico, ma sulla paura di ammettere chi si è veramente.
Brutale e lirico, muscolare, tour de force sulla virilità e sul “cameratismo imperfetto” teso fino allo spasimo, spettacolarità e montaggio convulsi nonostante il low budget, tra Point Break e Brotherhood. Un film che però non convince fino in fondo, ma di cui sono apprezzabili il montaggio a quadri non sequenziali e la fotografia.
Una giornata ricca quella di ieri per il TGLFF, capace di richiamare tanti tanti accorsi.
Alle 14.15 le prime proiezioni di oggi…
Annunziato Gentiluomo
[Fonti delle immagini: laprimeraplana.com.mx]
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