Grazie alla sigla del regista Max Croci, il 29° Torino Gay and Lesbian Film Festival parte all’insegna di un’ironia misurata e di classe, leit motiv di tutta la serata inaugurale. Il clima magico di festa si è respirato fin dal primo pomeriggio, per le vie all’ombra della Mole, grazie alle tante persone accorse all’evento. La
Grazie alla sigla del regista Max Croci, il 29° Torino Gay and Lesbian Film Festival parte all’insegna di un’ironia misurata e di classe, leit motiv di tutta la serata inaugurale. Il clima magico di festa si è respirato fin dal primo pomeriggio, per le vie all’ombra della Mole, grazie alle tante persone accorse all’evento. La serata inaugurale è un susseguirsi di emozioni, dalla sorpresa fatta alla madrina Ambra Angiolini (la proiezione del cortometraggio Countdown per la regia del già citato Croci) ai suoi ricordi, mescolati a quelli di Vladimir Luxuria, presente in sala e testimone dei fatti accaduti ai giochi olimpici di Sochi, dei primi gay pride fatti insieme su zeppe vertiginose. Dalla goliardica presentazione di Fabio Canino all’intervento intelligente di Carlo Gabardini con la conclusione di una simpatica e impeccabile Orietta Berti. Un festival genuino, pop nel suo significato più puro, che vive, sopravvive e cresce nonostante un budget ridotto. Lunga vita al TGLFF diremmo noi!
Dopo questi settanta minuti di leggerezza intelligente e di grande sagacia, le luci si sono di nuove spente ed è stata la volta, nella sala 1, del primo lungometraggio in concorso, Azul y no tan rosa, presentato del regista venezuelano Miguel Ferrari, presente in sala, e interpretato da Guillermo García, Ignacio Montes, Hilda Abrahamz, Carolina Torres, Alexander Da Silva, Sócrates Serrano, Elba Escobar, Beatriz Valdés.
Al centro del film la storia di Diego e Fabrizio e dell’arrivo inaspettato nelle loro vite di Armando, figlio adolescente di Diego, rimasto per ben cinque anni lontano dal padre e ignaro dell’omosessualità del genitore. La situazione si complica in seguito a un grave episodio di omofobia che riduce Fabrizio in coma.
Al centro del film la famiglia, meglio le nuove famiglie di cui la società di oggi è costellata. Le difficoltà relazionali, i non detti, l’incomunicabilità, il complesso rapporto padre e figlio e tra coniugi, episodi di machismo e violenza domestica, omofobia… tutto questo è presente con cura e attenzione all’interno di questo primo lungometraggio di Ferrari. In scena i sentimenti… l’amore, declinato in diversi aspetti e l’amicizia! Quando c’è l’amore non ci sono differenze che non possano sistemare fa affermare il regista a un donna incinta del terzo figlio. La musica e il tango, in sintesi l’arte, creano un ponte tra Armando e il mondo del padre, e di riflesso il padre, che raggiunge il massimo della sua espressione in una corsa disperata controvento sotto la pioggia per sfogarsi.
L’unica cosa esplicita di questo film sono i sentimenti ci viene da affermare mentre sullo sfondo Non sono una signora di Loredana Bertè, interpretato in spagnolo dalla trans Delirio del Rio, sonorità tanghere e l’area Casta diva di Bellini, un mix geniale!
Come sarebbe bello poter fare attività di cineforum nelle scuole secondarie di secondo grado partendo da questo film…
Se il buongiorno si vede dal mattino, ci aspetteranno delle belle sorprese per questa edizione del TGLFF…
Annunziato Gentiluomo, Mirko Ghiani, Vincenzo Panetta e Chiara Trompetto
[Fonti delle immagini: www.gentedehoy.com, tweeter.com e www.correocultural.com]
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