Giovedì sera è andata in scena una vera e propria celebrazione. Un Pala Alpitour non gremito ma caloroso ha accolto gli Spandau Ballet, e lo ha fatto con la migliore delle intenzioni: quella di celebrare la propria giovinezza. Chi negli anni ’80 era un adolescente, ha vissuto il periodo di massima gloria discografica del gruppo
Giovedì sera è andata in scena una vera e propria celebrazione. Un Pala Alpitour non gremito ma caloroso ha accolto gli Spandau Ballet, e lo ha fatto con la migliore delle intenzioni: quella di celebrare la propria giovinezza. Chi negli anni ’80 era un adolescente, ha vissuto il periodo di massima gloria discografica del gruppo ma anche dell’industria musicale nel senso più ampio del termine. Internet, lo streming, i social network hanno profondamente cambiato il divismo in musica, lo hanno tramutato in qualcosa di molto distante e parlare di “industria musicale” sembra quasi un ossimoro. La “Golden Age” discografica è finita, ma gli Spandau Ballet dimostrano, a distanza di anni, di essersi meritati il successo e i fiumi di ragazze adoranti.
L’inizio è da “videoclip” con la formazione in posa e un tendone bianco sullo sfondo. Tony Hadley ha una voce splendida, piena e praticamente immutata negli ultimi trent’anni.
Il concerto prende vita verso metà serata, con la rievocazione del primissimo repertorio del gruppo e dedicato al “Blitz“, locale di Camden Town dove gli Spandau mossero i primi passi insieme ai Visage – Steve Strange, “frontman” scomparso poco più di un mese fa, viene ricordato durante questa parte del concerto- ai Culture Club e alla sottocultura “New Romantic”. Sono gli Spandau più cupi e rock, probabilmente meno conosciuti ma da brividi.
Sul finale strumentale di “Glow”, Tony Hadley e Gary Kemp spariscono dal palco principale per riapparire su un piccolo palco alle spalle del “mixer” dove si esibiscono in “Empty spaces” e con una breve versione acustica di “Gold”.
Tornati sul palco principale si è pronti per il gran finale con un poker di successo: “I’ll fly for you”, Communication”, “Lifeline” e “True”. Hadley si presenta in scena sorseggiando una birra ed è pronto per il vero gran finale: “Through the barricades”, “Fight for ourselves” e “Gold” fanno esplodere il Pala Alpitour in un insieme di luci e cori con tanto di bandiera tricolore sventolata sul palco.
Gli anni ’80 ci sono ancora, più forti che mai, e gli Spandau Ballet ce lo hanno ricordardato in maniera strepitosa.
Mirko Ghiani
[Immagini da Spandau Ballet (Official) facebook page – facebook.com/spandauballet, palalpitour.it]
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