Ad inaugurare il Montevedi Festival 2017 il concerto per la mostra Monteverdi e Caravaggio avrà luogo venerdì 7 aprile alle ore 21.00 presso l’ Auditorium G. Arvedi (Museo del Violino) con La Bella più bella. Il repertorio propone musiche di G. Caccini, B. Ferrari, C. Monteverdi, L. Rossi e B. Strozzi. Si esibiscono il soprano
Ad inaugurare il Montevedi Festival 2017 il concerto per la mostra Monteverdi e Caravaggio avrà luogo venerdì 7 aprile alle ore 21.00 presso l’ Auditorium G. Arvedi (Museo del Violino) con La Bella più bella. Il repertorio propone musiche di G. Caccini, B. Ferrari, C. Monteverdi, L. Rossi e B. Strozzi. Si esibiscono il soprano Roberta Invernizzi e Franco Pavan con liuto e tiorba. Nota per le sue abbaglianti ed eleganti performance nella musica del tardo Barocco, l’artista milanese ha anche alimentato, lungo la sua carriera, l’arte più delicata e sfumata della canzone del repertorio italiano dei primi del XVII secolo, un tempo in cui l’espressione polifonica cedeva il passo al moto degli ‘affetti’. In questo concerto, Roberta Invernizzi attraversa con grazia il terreno della monodia in composizioni di artisti del calibro di Girolamo Kapsberger, Giulio Caccini, Barbara Strozzi, Luigi Rossi (dal cui brano trae titolo il programma) e Claudio Monteverdi. Seguiranno venerdì 5 maggio e sabato 6 maggio alle ore 21.00 al Teatro Ponchielli L’Orfeo, favola pastorale di Alessandro Striggio, con musica di Claudio Monteverdi. Accademia Bizantina con la direzione di Ottavio Dantone, il Coro Costanzo Porta con i maestri del coro Antonio Greco e Diego Maccagnola,Andrea Cigni alla regia, Lorenzo Cutùli per scene e costumi e Fiammetta Baldiserri light designer. In occasione delle celebrazioni del 450° anniversario, l’inaugurazione del Monteverdi Festival è impreziosita da una produzione di elegante pregio, Orfeo, la prima vera opera della storia della musica e capolavoro assoluto. Il progetto di teatro musicale tutto made in Italy è affidato all’Accademia Bizantina e al suo carismatico direttore Ottavio Dantone, al Coro Costanzo Porta e al talentuoso regista Andrea Cigni. Domenica 30 aprile alle ore 11.00 al Teatro A. Ponchielli ci sarà l‘Aperitivo con l’opera Orfeo con Ottavio Dantone e Andrea Cigni. Venerdì 12 maggio alle ore 21.00, sempre al Teatro Ponchielli seguiranno Variazioni sull’Orfeo, con musiche di Claudio Monteverdi e Silvia Colasanti, Valter Malosti per la regia, la drammaturgia e la voce recitante, Michela Lucenti per le coreografie e danzatrice, Sentieri Selvaggi direttore Carlo Boccadoro. La produzione, in prima nazionale, è curata dal Teatro di Dioniso di Torino. Orfeo attraversa il tempo, dalle Metamorfosi di Ovidio (canto X e XI) ai poemi di Rainer Maria Rilke (Orfeo Euridice Hermes e I sonetti a Orfeo), intrecciati in una drammaturgia originale ideata da Valter Malosti, che in scena dialoga con le eleganti movenze di Michela Lucenti (coreografa e fondatrice di Balletto Civile). Frammenti monteverdiani riecheggeranno nelle pagine composte per l’occasione da Silvia Colasanti ed eseguite dagli eccellenti Sentieri Selvaggi diretti da Carlo Boccadoro. Segue sabato 13 maggio alle ore 21.00 presso la Chiesa S. Abbondio Non è di gentil core, con musiche di G. Frescobaldi, G. Kapsberger, C. Monteverdi, Concerto italiano con i soprani Monica Piccinini e Anna Simboli, Ugo Di Giovanni e Craig Marchitelli alle tiorbe, Rinaldo Alessandrini alla direzione e al clavicembalo. Le intense voci di Monica Piccinini e Anna Simboli, guidate dall’impareggiabile Rinaldo Alessandrini, ci conducono in un salotto veneziano di inizio Seicento, per un concerto di arie e madrigali tratte dal Settimo Libro di Madrigali (1619) e dagli Scherzi musicali (1632), che Monteverdi scrisse a Venezia, dopo aver lasciato la corte dei Gonzaga. Allora, la Serenissima era la città dell’innovazione culturale e politica, mondana e carnevalesca; ed il linguaggio sperimentale, libero ed ardito, di quei madrigali ne è uno specchio luminoso. Domenica 14 maggio alle ore 11.00 presso il Palazzo Fodri Grafomani del ‘700 Musiche di J. S. Bach, G. F. Telemann, A. Vivaldi La vaghezza, Résidences Jeunes Ensembles 2017 – EEEmerging Project in collaborazione con Centre culturel de rencontre – Festival d’Ambronay e Ghislieri Musica, Pavia. Un florilegio di composizioni strumentali settecentesche di autori quali Telemann (di cui si celebra il 250° anniversario della morte), Bach e Vivaldi sono riuniti in un programma festoso e brillante. Sonate a tre e fantasie, in cui primeggiano a turno il violino, il violoncello, il liuto, nelle giovani e promettenti mani dell’ensemble La Vaghezza, formatosi nel 2015 nell’ambito del progetto EEEmerging di Ambronay. Domenica 14 maggio alle ore 18.00 nella Chiesa S. Omobono Jesu, meine Freude, Mottetti di J. C. Bach e J. S. Bach, Al ayre espanol, Eduardo López Banzo, direzione Omaggio Harnoncourt / Novità Festival. I mottetti di Johann Sebastian Bach sono di estrema complessità e dalla densa tessitura contrappuntistica, e la loro bellezza quasi ipnotizzante richiede un eccezionale virtuosismo ed una rara sensibilità esecutiva. I mottetti in programma, di cui Jesu, meine Freude è forse la composizione più ambiziosa, hanno tutti una destinazione funebre, con numerosi riferimenti alla natura transeunte della vita e all’anima che abbandona il mondo terreno. Alle composizioni del Cantor di Lipsia, il raffinato ensemble Al Ayre Español accosta arie corali e mottetti meno noti di Johann Christoph, un membro molto ammirato e rispettato della famiglia Bach. Venerdì 19 maggio alle ore 21.00 presso l’ Auditorium G. Arvedi (Museo del Violino) I sette peccati capitali, vizi, virtù e passioni nella musica di Claudio Monteverdi Cappella mediterranea, Leonardo García Alarcón, direzione Novità Festival. Un concerto che indaga le violente e contraddittorie emozioni dell’uomo. Gli amorosi tormenti dei madrigali, la nobile purezza di Orfeo, lo stile innovativo del Vespro, la castità di Ulisse e l’amoralità di Poppea: come possono convivere nell’animo di un solo uomo? L’allegoria dei sette Peccati capitali e delle sette Virtù ci guida nelle menti e nei cuori del Seicento. I sette Peccati capitali, elencati da papa Gregorio e citati da S. Tommaso d’Aquino, hanno avuto un ruolo cruciale nell’immaginazione degli artisti, da Dante a Leonardo, e sono raffigurati sui capitelli del . Monteverdi visse queste quotidiane contraddizioni, ma riuscì, forse più di chiunque altro, a trascendere e sublimare le passioni umane in musica. Sabato 20 maggio alle ore 21.00 presso l’ Auditorium G. Arvedi (Museo del Violino)verrà presentato Istanbul, Dimitrie Cantemir. Il Libro della Scienza della Musica con Jordi Savall alla viola d’arco e lyra e direzione di Dimitri Posonis, santur Pedro Estevan, percussioni Across. Il carismatico Jordi Savall ci conduce in un viaggio insolito verso terre lontane, dimostrando che la musica antica è più viva e attuale che mai. Protagonista del concerto è il principe Dimitrie Cantemir, vissuto a Istanbul a cavallo tra Sei e Settecento, colto filosofo e letterato, ed autore del Libro della Scienza della Musica. Le musiche strumentali colte della corte ottomana del XVII secolo, tratte dall’opera di Cantemir, entrano in dialogo e alternanza con le musiche ‘tradizionali’ del popolo, ovvero la tradizione orale di musicisti armeni e delle comunità sefardite accolte, in seguito alla loro espulsione dal regno di Spagna, in città dell’impero ottomano come Istanbul o Smirne. Un concerto di straordinario fascino in cui l’antico dialogo tra storie, culture e religioni diverse può insegnarci qualcosa per il nostro oggi. Ancora domenica 21 maggio alle ore 11.00 presso il Museo Civico Ala Ponzone Voi ch’ascoltate, musiche di S. d’India, T. Merula, C. Monteverdi, Alena Dantcheva soprano, Michele Pasotti alla tiorba e liuto. Un concerto ora audace ora delicato, in cui l’intensa voce di Alena Dantcheva, accompagnata alla tiorba da Michele Pasotti, intreccia composizioni di Tarquinio Merula e Sigismondo d’India, entrambi compositori coevi del ‘nostro’ Monteverdi, e che insieme a lui spinsero la musica oltre i confini dell’antica tradizione polifonica. Perché, diceva D’India nella prefazione de “Le musiche da cantar solo” (1609), che si può “comporre nella vera maniera con intervalli non ordinarij, secondo la varietà de i sensi delle parole, et che per questo mezo i canti havrebbono maggior affetto, et maggior forza nel mover gli affetti dell’animo“.
Redazione Artinmovimento Magazine
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