Le Parole di Stagione raggiungono oggi Isola Dovarese, in provincia di Cremona, dove fervono i preparativi per l’edizione n. 50 del “Palio di Isola Dovarese… et de lo recitarcantarballando”, in programma per i giorni 9, 10 e 11 settembre 2016. 50 edizioni! 50 edizioni sono un bel numero. Pensate a quante mani di quanti amici
Le Parole di Stagione raggiungono oggi Isola Dovarese, in provincia di Cremona, dove fervono i preparativi per l’edizione n. 50 del “Palio di Isola Dovarese… et de lo recitarcantarballando”, in programma per i giorni 9, 10 e 11 settembre 2016.
50 edizioni! 50 edizioni sono un bel numero. Pensate a quante mani di quanti amici riuniti in cerchio ci vogliono per contarle tutte: 10 mani di 5 amici. E 5 amici sono già un gruppo. Ed un gruppo è già qualcosa che va oltre l’amicizia per esprimere socialmente, nella trama etica di una comunità, valori di dialogo, scambio, condivisione, comprensione e solidarietà. E ancora disponibilità e impegno, in prima persona, per la crescita e le sorti del gruppo/comunità stesso. Che è un po’ quello che accade a Isola Dovarese se, quei cinque amici, li moltiplichiamo circa per 200.
Fortunate ragioni della storia mi hanno portato ad essere, da due edizioni, il direttore artistico e regista della più importante rievocazione storica e insieme ludica di questo piccolo borgo adagiato sulle rive dell’Oglio – perché Isola Dovarese non è solo il suo Palio. Ma non con delle semplici parole potrei raccontarvi il mio lavoro – un lavoro che è l’espressione sulla piazza gonzaghesca di Isola Dovarese, solo in quel breve lasso di tempo del secondo fine settimana di settembre, dell’impegno annuale di una comunità – perché mi servirebbero già i vostri occhi e la vostra disponibilità a immaginare l’inimmaginabile, un po’ come facevano gli architetti artisti del XV secolo ipotizzando soluzioni ingegnose a domande per l’epoca assai ardite.
Per chi non conosce il Palio di Isola o ne conosce le tante e rinomate caratteristiche, per averne fatto parte da spettatore in una della edizioni precedenti – o da protagonista, tanti gli isolani che per varie ragioni hanno lasciato il borgo -, cercherò dunque di soddisfare la curiosità per l’edizione attuale riportando, in parte, quanto scritto su “L’Isolano”, rivista semestrale di cronaca e cultura isolana, da Rosita Bellometti, firmatrice dell’ideazione e della consulenza storica del tema del 50°: “Insula Fulgens – Di Camelot il fulgore, di Ginevra e Lancillotto l’ardito amore”. Credo non possa esserci narrazione migliore per un racconto che sfugge all’immaginazione finché non sbalordisce gli occhi di chi vi partecipa.
Ulteriori informazioni su orari, programmazione degli eventi, apertura de le Servitù di Passaggio et de lo mercato, l’assegnazione dell’agognato Palio e dello stendardo del “Favete Linguis”, sono recuperabili sul sito ufficiale del Palio: www.palioisola.it. Aggiungo solo che perdere l’attuale edizione del Palio sarà come stringere una margherita tra le mani rinunciando a sfogliarne l’amore che porta con sé.
Vi siete mai chiesti come sarebbe se il palio fosse una persona? Per la sottoscritta sarebbe oggi uno splendido quarantanovenne, sportivo e colto, amante delle buone osterie, come del teatro, con una predilezione per i cibi speziati e il vino fruttato, uno che sa divertirsi e fare gruppo, consapevole di sé e comunque complicato. Facendo questo sforzo di immaginazione, finiremmo per creare un uomo diverso per ciascuno, chiaramente. Eppure tutti insieme custodiamo i suoi ricordi d’infanzia, per chi lo conosce dalle prime edizioni, o ricordi di adulto, se lo si è incontrato dopo, ricordi di speranze avverate o sconfitte, di condivisione, di litigi, insomma, di forti emozioni. È il bello dei giochi di piazza, della rievocazione storica, di andare a prendere qualcosa che ci appartiene perché è storia nostra, brutta o bella o così così, per rilanciarla verso l’esterno, facendo stare bene le persone. Come ha detto Sara Piccolo Paci, storica del costume: tutti abbiamo bisogno di raccontare storie. Raccontando, diamo al nostro quasi cinquantenne un’anima non replicabile a ciò che facciamo, dei tratti precisi, delle espressioni.
Per i visitatori, il viso di questo Palio-persona ha già una fisionomia unica e speciale, non confondibile con altri chiamati con lo stesso nome, ma vuoti, tutti uguali, che in realtà sono “feste medievali” indistinguibili. Un viso che è un patrimonio, grazie non alla fortuna bensì agli sforzi fatti da tutti coloro che partecipano, non ultimi i ragazzi che accettano di competere la domenica, quando tifare ed emozionarsi viene naturale, fino alla vittoria! Ai piedi dell’arco è nato il Palio, lì dove daremo la sua festa di compleanno più bella. Fino a quella dopo, che forse sarà più bella ancora, chissà!Ho scritto che raccontiamo un’unica storia? In realtà sono tre, una collegata all’altra.
Cominciamo: la Storia con la “S” maiuscola [9 settembre 2016]. Sono anni che prepariamo il passaggio alla rievocazione di un evento preciso accaduto a Isola Dovarese nel XV secolo, e, dopo ricerche d’archivio, sappiamo su cosa puntare. Così rievocheremo, già dal venerdì sera, i preparativi del borgo e l’adunanza delle contrade in piazza per volere del podestà. L’adunanza si svolge in forma di cortei ed esibizioni di festa. Le “genti de l’Isola” ascoltano il contenuto autentico di un dispaccio mandato dal marchese Ludovico tramite un messaggero, in cui si dice che verrà mandato un servitore (“el Bressano”) per preparare tutto quel che occorre per accogliere degnamente la marchesa Barbara di Brandeburgo e la figlia Dorotea, accompagnate da una delegazione mantovana con a capo il funzionario Marsilio Andreasi. Nell’affresco famosissimo della Camera degli Sposi, Marsilio è il personaggio a sinistra che si china a ricevere ordini dal marchese, la marchesa è la dama con la capigliatura velata, mentre Dorotea non è ritratta.Sono queste persone che vedremo entrare in piazza la domenica, con un’accoglienza degna, della quale la marchesa scrive che fu soddisfatta. I nobili signori del borgo, ovvero quelle famiglie dovaresi che erano in realtà molte e collegate da comuni interessi economici e politici, senza nulla cambiare, saranno i cortei delle contrade. Cambierà un poco la presentazione, il racconto dei fatti nelle parole. Questo è l’evento che rievochiamo: la tappa isolana del viaggio della piccola Dorotea da Mantova a Cremona, alla corte di Bianca Maria Visconti, a conoscere il figlio al quale lei era promessa sposa: Gian Galeazzo Sforza. Nel viaggio si fermarono per una notte “nell’Isola”, come si diceva allora, e questo ci riguarda.
La seconda narrazione: lo spettacolo del sabato sera [10 settembre 2016]. Vogliamo che la piazza sia splendente per questa edizione, quindi rappresentarla come la corte più celebre della storia non ci sembrava affatto male. Non sembrò eccessivo riferirsi ad essa al marchese Gianfrancesco Gonzaga, padre di Ludovico, che commissionò al noto pittore Pisanello gli affreschi per la sua sala in Palazzo Ducale. Sulle quattro pareti, senza mai fermare il racconto, Pisanello dipinse i cavalieri in armatura che si battono in un grande torneo, mentre nobildonne dai capelli intrecciati li osservano. Si tratta di episodi del ciclo di Re Artù, ma c’è anche un castello, disegnato di scorcio: è San Giorgio di Mantova, la fortezza dei Gonzaga.
Quando, all’epoca del marchese Gianfrancesco, qualche ambasciatore importante varcava la soglia della sala, capiva benissimo che il marchese gli stava dicendo “Mantova, e la mia corte, incarnano i valori cavallereschi di re Artù”, cioè la virtù guerriera di quell’immaginario, tanto amato in Italia come in tutta Europa. Così anche gli artisti isolani faranno in modo che la piazza si trasformi idealmente in un castello di Camelot, per affrescare con danze, colori, bandiere la corte più famosa del mondo. Qui ci si siede fra pari in segno di concordia a una tavola rotonda costruita per magia, da Merlino stesso. Già, Merlino: un mago generico, o un druido? A lui è collegato, nel ciclo di Artù, il celebre cerchio di pietre di Stonehenge.
Cosa insegnano gli eroi cavallereschi? Ci rifletteva già Thomas Malory, autore inglese del Quattrocento che scrisse la sua versione del ciclo arturiano stando in prigione, da sconfitto della politica del tempo. Raccontò della spada estratta della roccia, di Merlino e di tante gesta, superando le mura vere in cui era rinchiuso.L’essere rinchiuse era una condizione tipica delle nobili ragazze, a trascorrere la loro breve giovinezza in stanze bellissime, è vero, ma a contatto con poche persone, servitori, servitrici, educatori, maestri di danza. Destinate a un marito più vecchio già da adolescenti, quindi a nuove stanze in cui dimorare la maggior parte del tempo. Per loro la lettura degli incontri di Lancillotto e Ginevra rappresentava l’immaginario romantico, fatto di aitanti cavalieri e di baci rubati.
Un libro, allora, conteneva un mondo intero, figurarsi, poi, se aveva le immagini! Esistono molti codici e miniature, ma in particolare ne esiste uno commissionato forse a Mantova nel XV secolo. Fu disegnato (a punta secca: niente colori!) da una bottega di artisti di Cremona, sembra proprio dalla bottega di Bonifacio Bembo.
Nelle pagine si affollano eleganti cavalieri che attraversano sontuose stanze, insieme a leggiadre donzelle, subito dopo li si ritrova mentre assestano una potente spadata sulla testa di qualche nemico, o cadono rovinosamente da cavallo, colpiti dalla lancia di un avversario. E poi salvano ragazze da castelli incantati, vanno in battaglia, ecc. Eroi non perfetti, e diversi fra loro, combattuti fra passione e lealtà, come lo fu Lancillotto, reo di aver amato anche fisicamente l’unica donna intoccabile per un cavaliere leale: la sua regina. Un cavaliere speciale, Lancillotto, perché inventato su richiesta di una donna, quando, novecento anni fa, Maria di Champagne, che alla sua corte ospitava il più grande scrittore di Francia, Chrétien de Troyes, volle da costui la storia di un eroe che si innamorasse follemente, pronto a rompere il codice cavalleresco pur di amare la sua Ginevra. Così è lui a rischiare la vita, superando dure prove, quando Ginevra è rapita dal malvagio Melagant e chiusa nel castello di Gorre.
Le tracce di Artù attraversano anche la danza del Quattrocento. Il gruppo Tripudiantes danza infatti il “Verçeppe”, un ballo scritto da Domenico da Piacenza, il quale, nel descriverlo all’inizio, dice “Verceppe è ballo quasi simile a una scaramuccia”, un termine che indica un confronto armato. Lo strano nome indica un posto, cioè un castello di fantasia ai cui piedi si disputa il torneo più grande fra i cavalieri di Artù. Proprio questo episodio è il soggetto affrescato dal Pisanello, noto anche come torneo di “Louvezerp” o “Louverzep”, parola straniera che nel manoscritto in italiano diventa proprio “Verseppe”. Questo ci riporta dritti negli affreschi da cui eravamo partiti, nella sala di Gianfrancesco Gonzaga, in un percorso circolare, come nei passi di una carola, come intorno a una Tavola Rotonda, come un bel giro di bandiera. Bello notare come le tracce del passato siano da vedere “in rete”, non in parti separate come di solito ci capita. Per chi ci ha preceduto era logico cogliere i riferimenti e vivere il mito cavalleresco in tante espressioni del modo di vivere, di accogliere, di danzare, di leggere, di fantasticare sul proprio destino amoroso.
Ci faremo aiutare da una pietra che sta a Isola, che le edizioni le ha viste tutte. Ecco, la faremo diventare “incantata”.
C’è infine un altro grande simbolo che ci interessa riempire di un significato speciale: il Graal. Dovremo trovarlo, grazie ad un cavaliere dal cuore puro di nome Galaad, che abbia il coraggio di partire alla ricerca e affrontare le prove necessarie. Sarà un magico contenitore di forza rigenerante, la fine di un percorso di ricerca e di crescita, parlerà di ricominciare, di ripartire, come augurio di altre cinquanta edizioni!
Ma c’è di più: prendete un quattrino del Palio, gurdate il lato con il “contenitore”: c’è scritto che è un vaso del sangue di Cristo! Perchè una leggenda vuole che Longino abbia portato a Mantova la terra intrisa di sangue di Gesù, raccolta ai piedi della croce, e che sia conservata nella cripta della basilica di Sant’Andrea, dove ci sono i vasi come quello sul quattrino. Andate in chiesa a Isola, guardate e cercate un dipinto dove ci sia un calice con il sangue di Cristo… Non avventuriamoci troppo in ipotesi peregrine. Solo, siate lieti, se vi va, di vedere riferimenti ai piccoli tesori che il paese racchiude.Il terzo racconto è lo spettacolo della domenica sera [11 settembre 2016]: da un’idea di Gianni Micheli, regista per la seconda volta, vedremo nello spettacolo dal titolo “Prodigium temporis” il percorso “umano” del Palio, dalla forma simbolica di un libro, attraverso le età della persona, dall’Infanzia alla Maturità. Così facendo, consegneremo simbolicamente alla Storia, che è eterna, sottraendolo al Tempo che logora e consuma, il nostro cinquantenne, proprio nel giorno vero del suo compleanno che è la domenica.
Sappiamo di ciò che racconteremo, però non sappiamo che cosa ci dirà il festeggiato, ovvero cosa ci comunicherà l’evento: se avrà il sapore del trionfo, dell’eternità gloriosa (sto esagerando) o se ci farà provare quel senso di smarrimento che si accompagna alla fine di un impegno… Proveremo a dargli un volto soddisfatto, questo è certo! Auguri, Palio, auguri a tutti coloro che ti fanno vivere!
Per l’edizione 2016, che entra di diritto, con le sue 50 edizioni, nella storia di Isola Dovarese, segnalo con piacere che anche Poste Italiane parteciperà al tradizionale appuntamento con due speciali annulli celebrativi dedicati all’evento.
Questo è quanto diramato da Poste Italiane:
Sabato 10 Settembre, dalle 17.00 alle 23.00, e domenica 11 settembre, dalle 14.30 alle 20.30, in piazza Matteotti a Isola Dovarese sarà allestito uno spazio filatelico temporaneo presso il quale sarà possibile ottenere l’annullo della corrispondenza con i timbri creati per l’occasione. Presso lo Spazio Filatelico saranno inoltre disponibili due cofanetti contenenti due cartoline filateliche dedicate, per un totale di quattro esemplari per soggetto, edite da Poste Italiane in tiratura limitata. Le cartoline rappresentano il passato e il presente della manifestazione nel mezzo secolo di storia.
Nell’occasione sarà anche possibile acquistare tutte le emissioni di francobolli dell’anno in corso e in particolare quelli con tematiche attinenti alla manifestazione, insieme ai tradizionali prodotti filatelici di Poste Italiane: folder, pubblicazioni e tessere filateliche, cartoline, libri e raccoglitori per collezionisti.
Gli annulli speciali, dopo l’utilizzo nelle giornate del 10 e 11 Settembre, saranno depositati presso lo Sportello Filatelico dell’Ufficio Postale di Cremona Centro in Via Verdi 1 per i sessanta giorni successivi, al fine di soddisfare le richieste di bollatura che perverranno dai collezionisti. I piastrini filatelici saranno successivamente depositati presso il Museo storico della Comunicazione.
Buone notizie dunque da Isola Dovarese che v’invita alla visita nell’attualità e nella storia del suo Palio presentando, per l’evento del 50°, anche la pubblicazione a cura di Juri Meda dal titolo: “Di quattro colori… Storia del Palio delle Contrade di Isola Dovarese in occasione della cinquantesima edizione (1967 – 2016)”. Il libro è edito dalla Pro Loco di Isola Dovarese e sarà acquistabile nei giorni del Palio insieme alla moneta ufficiale, il Quattrino, reperibile presso l’apposito “Ufficio de Cambio” e le tre casse d’ingresso.
Segnalo, in conclusione e per il piacere di poterli già fin da ora tenere stretti tra le braccia, i protagonisti sulla scena della 50° edizione del Palio di Isola Dovarese, ovvero li inventori di codesta geniale bizzarria come segnalati nel libretto che guida al viaggio (indicherò dunque anche me stesso… ma eviterò d’abbracciarmi).
Direzione artistica e regia: Gianni Micheli
Ideazione, consulenza storica e aiuto regia: Rosita Bellometti
Direzione musica e canto: Ensemble Anonima Frottolisti
Coreografie e ricostruzioni coreografiche: Simona Pasquali
Realizzazione ricette del convivio e scalco: Luciano Sassi
Ricostruzione storica, ricette, costumi:
Contrade di Porta Tenca, San Bernardino, Le Gerre, San Giuseppe
Realizzazione strutture, scenografie e spettacoli a cura di isolani virtuosi e mai stanchi di creare
Organizzazione a cura dell’Associazione Pro Loco di Isola Dovarese
Li artisti isolani che incontrerete sulla piazza e fuori da essa:
Sbandieratori e Musici dei Dovara
Tripudiantes Dovarensis e Primisempi (Danza Antica)
Compagnia Teatro All’Improvvista
Comites Sagittarii (Arcieria Storica)
Falconarii Dovarensis (Compagnia di Falconeria)
I Fuochini dell’Isola
Sgobatori del Palio
Buon Palio di Isola Dovarese a tutti. Nei social network le notizie più fresche sono associate agli hashtag: #adessoèpalio e #palioisoladovarese.
[Fonte delle immagini: https://it.wikipedia.org/wiki/Camera_degli_Sposi – https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Ducale_(Mantova) – https://it.wikipedia.org/wiki/Pisanello – Pro Loco Isola Dovarese]
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