Colori, musica, leggerezza, passione e approfondimento… con queste parole si può riassumere la prima assoluta dello spettacolo teatral musicale Isa Bluette, a cura della compagnia teatrale Le Venerdì, andato in scena ieri, 5 marzo, al Teatro Giulia di Barolo di Torino. Con grazia, siamo stati catapultati nel passato, attraverso immagini, atmosfere, parole, musiche, a partire proprio dall’Esposizione Nazionale di Torino del 1898,
Colori, musica, leggerezza, passione e approfondimento… con queste parole si può riassumere la prima assoluta dello spettacolo teatral musicale Isa Bluette, a cura della compagnia teatrale Le Venerdì, andato in scena ieri, 5 marzo, al Teatro Giulia di Barolo di Torino.
Con grazia, siamo stati catapultati nel passato, attraverso immagini, atmosfere, parole, musiche, a partire proprio dall’Esposizione Nazionale di Torino del 1898, anno in cui nasce Teresa Ferrero (10 settembre 1898 – 11 novembre 1939), in arte Isa Bluette, focus di tutta la narrazione scenica. Come in un sogno abbiamo seguito la sua vita, le sue aspirazioni, la sua caparbietà, le sue convinzioni (non le interessano “una vita normale, un matrimonio, poi dei figli”) che la portano dal suo lavoro di sigaraia alla Manifattura Tabacchi, nei più blasonati cafè chantant torinesi, e poi al successo fino a divenire una delle donne più amate e acclamate d’Italia, a cui si deve l’importazione de “la Passerella” da Parigi e il lancio di Macario e Totò. Da vero pioniere, modificò fogge, mode e cliché del suo tempo. La sua vita viene scandita, dall’accurato testo di Nausicaa Bosio, dalle trasformazioni sociali e dalle piccole e grandi scoperte che costellavano il suo mondo e che producevano nei più eccitazione e stupore (l’invenzione della bicicletta, il “velocipede”, la produzione di giocattoli per l’infanzia): c’era fiducia nel progresso dell’umanità grazie anche all’invenzione dell’elettricità, c’era speranza, c’era voglia di stupirsi e di mettersi in gioco, nonostante i ruoli sessuali all’epoca fossero decisamente più marcati. Per questo la verve di Teresa era assolutamente pionieristica: la sua bella voce e il suo gradevole e armonioso aspetto l’hanno aiutata ad avere la meglio e a riuscire nel suo intento.
Dalla pièce emerge chiaramente lo spaccato emotivo e artistico della soubrette che ha fatto la storia del genere Rivista, una diva assoluta che, a causa del conflitto mondiale, è stata dimenticata dalla sua Torino che non le ha mai dedicato un teatro, un monumento, una via o una piazza, anche se si narra che, per anni, un elegantissimo Commendatore raggiungesse ogni giorno il Cimitero Monumentale per portarle un mazzo di fiordalisi.
Valida la scelta dei brani musicali dall’effetto onirico e stimolanti gli arrangiamenti di Carmelo Spoto, che ha composto un apposito adattamento per due pianoforti delle più celebri canzoni di Ripp (Luigi Miaglia), tra cui Creola a lei dedicata.
Funzionale la regia di Nausicaa Bosio e brillante la prova del mezzosoprano Ombretta Bosio, nel ruolo del titolo, che ci ha deliziato tanto con i delicati vezzi e ammiccamenti quanto con la sua vocalità aggraziata e ben proiettata. Ha sfoggiato diversi costumi (la maggior parte dei quali con la piuma tipica della diva) che hanno dato colore allo scena.
Efficace la prova di Claudio Beneventi: un animale da palco che ha sfoderato una voce poderosa, muovendosi in modo seduttivo ed elegante. Molto bene si è mosso anche Andrea Caravario nel duplice ruolo de il vecchio ammiratore pieno di nostalgie di un tempo e di sensazioni che furono e dello spettatore visionario che aveva intravisto un roseo avvenire per la soubrette. Credibile anche il giovanissimo Rodolfo Beneventi (l’ammiratore curioso) che esprime con gesti e cambi di registro espressivo la curiosità di chi non c’era, ma che brama conoscere. Armoniose e ben equilibrate le performance di Loredana Ullio, fondatrice della Compagnia, Nicoletta Collino e Gino Cavuoto che hanno dato voci, con precisione, a diversi personaggi attraverso i quali si dipana la storia.
In sintesi un bello spettacolo che ha lasciato leggerezza e voglia di cantare a tutti, una pièce in onore di una donna che ha fatto la storia del nostro paese dimostrando tenacia, sagacia, sensualità, classe e intuito artistico… Un modo diverso per celebrare, con qualche giorno in anticipo, la festa delle donne. Quindi complimenti alla Compagnia Le Venerdì… e aspettiamo con trepidazione le prossime repliche ormai che la macchina è rodata.
Annunziato Gentiluomo
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