Leggo spesso con molto stupore l’accanimento delle varie associazioni verso la “teoria del gender” infusa nella narrativa per bambini – il sottosegretario Faraone ha dichiarato illegittima la decisione del sindaco di Venezia di bandire dalle scuole alcuni “libri gender” – o ancora peggio nel baluardo della fanciullezza: i cartoni animati. Come già chiarito anche tra le
Leggo spesso con molto stupore l’accanimento delle varie associazioni verso la “teoria del gender” infusa nella narrativa per bambini – il sottosegretario Faraone ha dichiarato illegittima la decisione del sindaco di Venezia di bandire dalle scuole alcuni “libri gender” – o ancora peggio nel baluardo della fanciullezza: i cartoni animati. Come già chiarito anche tra le righe di questo Magazine, la “teoria del gender” è una bufala completamente inesistente in campo accademico, spesso confusa con i ben più nobili studi di genere (o gender studies).
Gli attacchi dalle varie associazioni anti-gender sono sempre molto attuali e tra gli ultimi cartoni animati accusati troviamo il temutissimo “Pipì, Pupù e Rosmarina” (ho il sospetto che l’ultima sia la più innocua). Come spiega RaiYoYo sul suo sito “i protagonisti della storia sono tre cuccioli: Pipì, un simpatico orsetto lavoratore, Pupù un uccellino goloso e paffutello e Rosmarina, un’affettuosa coniglietta. Pipi’ Pupu’ e Rosmarina sono impegnati in un viaggio avventuroso alla ricerca di Mapà, misteriosa figura un po’ mamma e un po’ papà.” Ecco l’inghippo, ci si incaglia clamorosamente su questa figura un po’ mamma e un po’ papà. Chi sarà mai? Un temutissimo essere ambiguo che modificherà le menti di tutti i bambini, pare destabilizzandoli.
Per quanto si faccia fatica a trovare qualcosa di torvo in queste simpatiche figure di fantasia (anche se Pipì e Popò non me la raccontano giusta) chiunque abbia trascorso l’infanzia e l’adolescenza tra gli anni ’70 e gli anni ’90 ricorderà bene quei cari vecchi cartoni animati di una volta, quelli dai sani principi.
Ricordo “Mila e Shiro”, dove Mila, la protagonista, insegnava a tutti noi lo spirito sportivo, a impegnarsi per i propri ideali e ci infondeva lo spirito di squadra. Però, ad esempio, ci faceva vedere anche che si può crescere con una madre che ti abbandona per lo sport e che tu credevi morta. Ricordo anche “Kiss Me Licia”, dove la protagonista, Licia appunto, ci insegna ad amare tutti, e a farsi carico di un fidanzato rockettaro con fratellino al seguito cresciuto senza mamma. Ma questi cartoni animati sono veramente tutti “politically correct” e così tradizionali?
Di sicuro, colei che più è sfuggita ai paladini della “giustizia gender” è sicuramente Lady Oscar: possibile che Oscar, nonostante fosse nata donna e cresciuta come uomo – per di più soldato – per volere del padre, non abbia sconvolto e plagiato tutte le menti dell’epoca? Siamo sicuri che a voi, signorine degli anni ’80/’90, non sia venuto in mente di lanciare in aria i cerchietti e i fuseaux colorati per intraprendere la carriera militare? Poliziotte, vigilesse, donne dell’esercito… è tutta “colpa” di Lady Oscar?
Mirko Ghiani
[Immagini da seejane.org, raiyoyo.rai.it, comingsoon.it, cinemaerrante.it]
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *