Scorrono immagini delle manifestazioni del ’68 parigino, di quel movimento femminista che ha visto in Simone de Beauvoir una delle sue voci più forti. “La biologie n’est pas un destin” affermava la scrittrice, e sono queste le parole citate da Thérèse Clerc, protagonista del bel documentario di Adele Tulli in gara quest’anno al TGLFF. Thérèse
Scorrono immagini delle manifestazioni del ’68 parigino, di quel movimento femminista che ha visto in Simone de Beauvoir una delle sue voci più forti. “La biologie n’est pas un destin” affermava la scrittrice, e sono queste le parole citate da Thérèse Clerc, protagonista del bel documentario di Adele Tulli in gara quest’anno al TGLFF. Thérèse ha aperto ad Adele le porte della sua casa nella capitale francese, attimi della propria quotidianità, il racconto di sé e di un progetto che, alla fine del film, diventa realtà. Il titolo scelto, ironicamente provocatorio, è Rebel Menopause. Si parla, in modo originale, di donne e di vecchiaia, argomento solitamente poco frequentato (proprio oggi a Torino un convegno che affronta ne affranta alcuni aspetti). Il progetto di Thérèse Clerc, 85enne e ormai sola, è quello di uno spazio coabitativo dedicato alle over 65 che vogliano uscire dalla solitudine e dalla tristezza. La vecchiaia – ci dice lei – non è una malattia, ma un’età della vita. Un’età bellissima. Il tempo della completa libertà. Per le donne come Thérèse, che hanno vissuto da adulte il ’68, la menopausa rappresenta una vera e propria liberazione del corpo. La liberazione dalle costrizioni di un’identità in cui non si sono mai veramente riconosciute, dal ruolo forzato di mogli e madri, la possibilità di vivere una seconda occasione. Come dice lei “la vita di una donna non finisce con la menopausa, ma comincia…” Anche la sessualità ovviamente è compresa, anche perché – ci ricorda – il piacere migliora la qualità della vita e può percorrerne l’intero arco. Anche, perché no, con un’altra donna.
Questo racconta con naturalezza Thérèse, con energia ma anche con dolcezza, con la voglia di amarsi e di continuare a vivere il presente. Proprio la dimensione temporale è sottolineata dalla stessa regista, che ha trovato nell’esempio di questa donna un modello, di cui avvertiva la mancanza. Un’altra vecchiaia possibile, che non guardi al passato ma che continui a stare nel presente e anche nel futuro, come fa Thérèse impegnandosi nella vita sociale e nel suo progetto della Maison des Babayagas.
Adele Tulli, italiana che vive e lavora in Inghilterra, è curatrice di I Doc Italy, rassegna di documentari italiani organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura a Londra. Ha già vinto il TGLFF nel 2011 con il suo primo documentario “365 without 377” girato in India.
Chiara Trompetto
La scheda del film
Sceneggiatura: Adele Tulli
Montaggio: Adele Tulli
Fotografia: Adele Tulli, Cyrille Larrieu
Suono: Adele Tulli, Jack Evans
Musica: Sherry Ostapovitch, Tarace Bulba, Les Voix Rebelles
Produttore: Marie Helene Lleu
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