Come promesso, ecco a voi le nostre “cartoline” dall’ultimo giorno del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, quello dedicato ai press tour alla scoperta di luoghi e realtà produttive tra il Piemonte e la Valle d’Aosta. Noi di ArtInMovimento abbiamo scelto un tour cittadino, che ci ha portati a scoprire o approfondire la consocenza di
Come promesso, ecco a voi le nostre “cartoline” dall’ultimo giorno del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, quello dedicato ai press tour alla scoperta di luoghi e realtà produttive tra il Piemonte e la Valle d’Aosta.
Noi di ArtInMovimento abbiamo scelto un tour cittadino, che ci ha portati a scoprire o approfondire la consocenza di alcuni progetti a noi particolarmente affini, sia per ambiti di interesse, sia per idee e principi ispiratori. Ve li presentiamo qui, ognuno attraverso immagini e alcune parole chiave.
EDIT: spazi condivisi, conviviali, interattivi. Un progetto composito, difficile da riassumere in una sola parola, poiché racchiude in sé proposte molteplici, tra cui un birrificio artigianale e un ristorante condotto da due chef stellati, ma anche – a brevissimo – delle cucine professionali che potranno essere affittate sia per un uso privato estemporaneo, sia da parte di start up che vogliano iniziare così nuove attività nel mondo della ristorazione. La concezione di tutti gli spazi a disposizione nella grande struttura della ex-Incet è, però, improntata a un’idea di fondo che ne rappresenta il filo conduttore, che è la condivisione, degli spazi medesimi così come dell’esperienza vissuta in tali spazi. Si può perciò immaginare di condividere lo stesso tavolo con altri avventori (fino a quel momento) sconosciuti, oppure di gustare al bancone uno dei risotti stellati dei Costardi Bros, dopo aver scelto gli ingredienti del menù attraverso un mazzo di carte e potendo poi portarsi a casa le latte warholiane nelle quali viene servito.
FREEDHOME: riabilitazione, riscatto sociale, eccellenza. Freedhome, che vi abbiamo già presentato qui, è il primo store in Italia di prodotti di economia carceraria. Parliamo di manufatti e prodotti alimentari, tra i quali i secondi rappresentano la parte prevalente, frutto del lavoro dei detenuti di tutta Italia e realizzati nel contesto di progetti gestiti sia da cooperative che svolgono le proprie attività in carcere, sia direttamente dagli Istituti Penitenziari. Ci si trova di fronte a prodotti in generale di alta qualità, e per quanto riguarda il cibo alcuni di essi sono diventati presidio Slow Food. Alla qualità, che è senza dubbio uno dei punti di forza di tutta la produzione carceraria italiana, si aggiunge la graffiante ironia con la quale sono stati scelti i nomi dei prodotti e dei progetti di cui i prodotti sono il risultato, dalla “Banda Biscotti” (Verbania) alle “Dolci Libertà” (Busto Arsizio), da “Sprigioniamo Sapori” (Ragusa e Catania), a “Farina nel Sacco”, al vino “Valelapena” (Alba), ma anche il nome stesso dello store di Via Milano a Torino, “Freedhome – Creativi Dentro”. Parlando con Gian Luca Boggia, presidente della cooperativa Extraliberi (che svolge attività nella “Casa Circondariale Lorusso e Cutugno” di Torino e cura la gestione dello Store), abbiamo avuto l’opportunità di comprendere meglio quanto sia difficile fare partire e soprattutto far sopravvivere questo tipo di progetti, che risultano però avere un’importanza fondamentale in un sistema carcerario che individua nel lavoro uno degli strumenti per la riabilitazione dei detenuti. In Italia, rispetto all’estero, si lavora tuttavia ancora poco nelle carceri, ma la specificità italiana sta nel tipo di attività che sono state intraprese, che le connotano in maniera chiara verso l’esterno rendendo così visibile e comunicabile il proprio valore intrinseco.
LIBERAMENSA: come un crocus. Per il progetto di LiberaMensa scegliamo un paragone floreale, quello con il crocus, tra i primi fiori a segnare la fine dell’inverno. Il Crocus Sativus è però anche il fiore da cui si ricava lo zafferano, spezia preziosa, nei secoli simbolo di ricchezza e prosperità, di cui sono conosciute e apprezzate molte proprietà benefiche e terapeutiche. Quello nella foto è zafferano prodotto all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, risultato piccolo in termini quantitativi ma di grande importanza, in un certo senso rappresentativo di quanto viene svolto nell’ambito dei progetti attivi all’interno del carcere. Sono attività che richiedono tempo, pazienza e dedizione, e un lavoro concertato da parte di attori molteplici. I protagonisti, però, sono gli uomini e le donne detenuti, che attraverso il lavoro hanno l’opportunità di riprendere in mano parte della propria vita e di aprirsi nuovi orizzonti di senso, al vissuto della pena da scontare prima, e dell’uscita dal carcere dopo. LiberaMensa è un ristorante, per il momento aperto solamente il venerdì e il sabato, gestito dalla cooperativa Ecosol attraverso il lavoro dei detenuti. Ma il progetto si compone anche di un servizio catering e del laboratorio di panificazione “Farina nel Sacco”. Il menù proposto la nostro gruppo in visita in occasione del press tour si è distinto per l’equilibrio tra sapori e consistenze, e tra i piatti che abbiamo potuo gustare segnaliamo il risotto con lo zafferano del vivaio “Terra e Aria”, arricchito con l’aggiunta di polvere di liquirizia.
Possiamo senz’alcun dubbio consigliare ai nostri lettori una visita a queste tre realtà, le ultime due delle quali si distinguono anche per il valore sociale delle attività che svolgono.
Ringraziamo, infine, il Festival del Giornalismo Alimentare per l’opportunità di entrare così in contatto con questi progetti e con le persone che ne sono i protagonisti.
Chiara Trompetto
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