Il Festival del Giornalismo Alimentare ha aperto oggi i lavori della sua terza edizione, presso il Centro Congressi Torino Incontra, davvero ottimale per la struttura dell’evento. Dopo i saluti istituzionali (tra gli altri, il Governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e il Sindaco di Torino Chiara Appendino) si è iniziato con i primi due panel,
Il Festival del Giornalismo Alimentare ha aperto oggi i lavori della sua terza edizione, presso il Centro Congressi Torino Incontra, davvero ottimale per la struttura dell’evento.
Dopo i saluti istituzionali (tra gli altri, il Governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e il Sindaco di Torino Chiara Appendino) si è iniziato con i primi due panel, “2018 l’anno del cibo italiano. Ma quali politiche alimentari per la prossima legislatura?” e “Fiducia cieca nel cibo italiano: è davvero il più sicuro al mondo?”.
A fine giornata, vi lasciamo con le nostre “cartoline”, qualche immagine per raccontarvi quello che è successo, visto da noi.
1. La Sala Cavour gremita, inizio del primo panel. Ci si lascia alle spalle un anno di attesa, insieme all’emozione che ha accompagnato sia la prima che la seconda edizione. L’impressione è di essere entrati in una seconda fase, di “maturità” di conferme per questo evento che continua a raccogliere consensi e attenzione da parte di un numero crescente di realtà, sia pubbliche che private. Si raccolgono riconoscimenti e attenzioni più che meritati, e avendo seguito il Festival dalla prima edizione si ha la sensazione un po’ di tornare a casa. Uno dei punti di forza maggiore, come è stato sottolineato giustamente dal Direttore Massimiliano Borgia, è la capacità di unire e far dialogare il mondo scientifico e quello della comunicazione, che notoriamente faticano a incontrarsi e a “parlarsi” in modo proficuo. Contribuiscono a rafforzare questa sensazione alcuni relatori, che accompagnano il Festival sin dagli esordi, garantendo da un lato il mantenimento dell’alto livello del dibattito e dall’altro una continuità che permette in un certo senso di fare follow up, di vedere come questi temi si sviluppano nel tempo e come questo evento possa contribuire a tale sviluppo.
2. Un festival che unisce. Gli eventi che puntano a unire mondi e professionalità diverse sono anche luoghi di incontro informale e trasversale. Bella, per chi scrive, l’esperienza di fare parte della Rete del Festival, la comunità di professionisti della comunicazione nata a partire dalla prima edizione e cresciuta in questi anni, luogo non solo virtuale di scambio e crescita, di confronto intorno ai temi trattati. Significativa la collaborazione (per i pranzi e i coffee break) con l’Associazione gastronomica peruviana di Torino e con l’“Istituto Alberghiero E. Maggia” di Stresa, in un’ottica di apertura che è cifra distintiva del Festival. Da segnalare ancora come sia stata incrementata la presenza di giornalisti stranieri tra gli ospiti, nel solco di una direzione condivisa da molti che vede nella internazionalizzazione del dibattito una possibilità di arricchimento e di rafforzamento dei messaggi che saranno l'”output” dei lavori del Festival.
Chiudiamo il racconto di questa prima giornata con alcuni spunti che arrivano dai lavori dei panel. Il cibo italiano è tra i più controllati e più sicuri al mondo, ma l’Italia è anche il Paese dove sono più frequenti e più rumorosi gli “scandali” anche per quanto riguarda il settore agroalimentare, spesso senza fondamento. Il settore agroalimentare in Italia, dalla produzione alla trasformazione, alla distribuzione, è anche un settore di forte interesse per la criminalità organizzata, e questo è uno dei punti sui quali i professionisti della comunicazione sono chiamati a lavorare, per rendere un servizio importante alla collettività.
Potete seguire il Festival attraverso la pagina facebook e il profilo twitter, la nostra pagina Artinmovimento Magazine e @ArtInMovimento su twitter, con l’hashtag #foodfest18.
A domani, per la seconda giornata.
Chiara Trompetto
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