Doveva essere il classico fine settimana di grande calcio, con grandi partite e spettacolo, scontri diretti tra le prime sei squadre della classifica e punti pesanti in palio. Sabato l’inizio era stato ottimo con i primi due match di cartello, ma domenica ci siamo svegliati male, con una tragedia che ci ha portato nello sconforto
Doveva essere il classico fine settimana di grande calcio, con grandi partite e spettacolo, scontri diretti tra le prime sei squadre della classifica e punti pesanti in palio.
Sabato l’inizio era stato ottimo con i primi due match di cartello, ma domenica ci siamo svegliati male, con una tragedia che ci ha portato nello sconforto più totale, la scomparsa improvvisa del difensore e capitano della Fiorentina, Davide Astori.
Il ragazzo è stato trovato ancora nel letto della camera d’albergo in cui la squadra Viola alloggiava ad Udine, senza vita. E’ stato subito chiaro che la morte fosse avvenuta nella notte per cause naturali, per quanto possano esserlo su un atleta di 31 anni.
La società, appena data la notizia ufficiale della scomparsa, ha subito chiesto il massimo rispetto per l’atleta e la sua famiglia, evitando il classico sciacallaggio mediatico.
Proprio nel pomeriggio di martedì 6 marzo, l’autopsia ha confermato il decesso per infarto causato da una bradiaritmia (il cuore ha rallentato fino a fermarsi) cardiaca avuta durante il sonno, nella notte tra il 3 e il 4 marzo.
Ma Davide Astori non era solo un atleta, aveva diverse passioni, come il design e l’architettura e l’oriente, lui stesso si definiva calciatore per hobby.
L’umiltà di questo atleta era visibile sempre, chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, racconta di un ragazzo sempre solare (non c’è un foto in rete in cui lui non sorrida), disponibile e con i piedi sempre per terra.
Due anni fa aveva avuto la gioia più grande insieme alla moglie Francesca Fioretti, la nascita della piccola Vittoria, che Davide aveva l’abitudine di abbracciare appena sveglia ed è proprio a lei che la Curva Fiesole, il settore del tifo caldo Viola, fa una solenne promessa nella lettera aperta al proprio capitano, quella di raccontarle il grande uomo che era Davide.
Per lui il calcio era puro divertimento, quel divertimento che si trasforma in amore viscerale nel momento in cui mantieni la stessa passione di quando eri piccolo, quando non pensi ai soldi, ma solo a giocare con gli amici al campetto sotto casa, Davide era così.
I suoi compagni raccontano di un uomo dedito al lavoro, serio e fermo quando serviva esserlo sia dentro che fuori dal campo per la sua squadra, la lettera del compagno Riccardo Saponara descrive proprio questo tipo di persona, ricordando anche come lo aveva accolto al suo arrivo a Firenze: “Benvenuto alla Fiorentina, Richi”.
Davide era stato insignito della fascia di capitano a luglio, al ritiro pre campionato dalla Curva Fiesole, tributandogli quel rispetto che lui aveva sempre mostrato verso la città nei due anni precedenti, sia in campo che fuori.
Prima della Fiorentina era stato anche capitano e uomo simbolo del Cagliari, in Sardegna ha giocato alcune delle sue migliori stagioni e dopo l’addio di Lopez e Jeda, la società aveva deciso di dargli la fascia, tenuta in realtà appena per un anno, prima del passaggio alla Roma e successivamente alla Fiorentina.
Entrambe le società hanno immediatamente deciso, di comune accordo, di ritirare la maglia che lo ha sempre accompagnato nella sua carriera, la numero 13.
Ma non solo a Firenze e Cagliari Astori aveva lasciato un segno, perché a formarlo è stata la Milano rossonera, cinque anni in cui è iniziato a diventare il calciatore che era, elegante, roccioso e preciso, sempre attento alle indicazioni e occhi in campo di ogni suo tecnico, prima di esplodere in terra sarda.
Migliaia le lettere e le sciarpe di tifosi e non che sono state lasciate sia allo stadio che sotto casa di Astori, come saluto e ricordo ad una grande persona.
Una morte così non è concepibile, ma tutti noi vogliamo ricordare il ragazzo sempre sorridente che vedevamo in televisione, salutandolo come avrebbe fatto lui con tutti noi; ”Ciao, Davide”.
Gabriele La Spina
[Fonte immagini:areanapoli.it, youtg.net]
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