Boyan Slat, nel 2012, stupì tutti durante una conferenza TED. Stupì perché era un poco più che diciassettenne tedesco e, oltre ad avere idee grandiose, determinazione e spirito di volontà, parlò del suo progetto con competenze ingegneristiche fuori dal comune. Il progetto, ambizioso, era quello di ripulire gli oceani con la ferma convinzione con non
Boyan Slat, nel 2012, stupì tutti durante una conferenza TED. Stupì perché era un poco più che diciassettenne tedesco e, oltre ad avere idee grandiose, determinazione e spirito di volontà, parlò del suo progetto con competenze ingegneristiche fuori dal comune.
Il progetto, ambizioso, era quello di ripulire gli oceani con la ferma convinzione con non fosse ancora troppo tardi, che l’umanità si era sì sbagliata, ma il rimedio era nella sua testa.
Dopo tre anni di studi e circa due milioni di dollari raccolti grazie a un crowfunding, Boyan fondò l’azienda Ocean Cleanup e presentò la macchina che avrebbe ripulito gli oceani: la sua invenzione, una volta entrata a pieno regime, avrebbe potuto essere fino a 33 volte meno costosa rispetto ai metodi convenzionali, ormai obsoleti, di pulizia.
Seguì un primo test nelle Azzorre supportato da studi di fattibilità a cui collaborarono ingegneri, oceanografi, esperti di diritto marino ecc… di tutto il mondo. L’Ocean Cleanup Array è costituito da un sistema di barriere galleggianti ancorate ai fondali che filtrano i rifiuti solo grazie alle correnti marine senza danneggiare flora e fauna di mari e oceani.
Il presente è quello della prima vera sperimentazione nel Mare del Nord, scelto proprio per le sue condizioni climatiche estreme. Se tutto dovesse andare come nei piani, tra il 2017 e il 2020 l’intenzione è proprio quella di proporre su larga scala questa tecnica così innovativa.
Una storia appassionante che ripone, ancora una volta, fiducia nei giovani, pronti a rimediare con conoscenza e dedizione, agli errori passati.
Mirko Ghiani
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