Dolce finale all’Unipol Arena di Casalecchio per la Virtus Granarolo di coach Vialli. Al palazzetto bolognese, mai abbandonato dagli applausi dei suoi storici tifosi (questa volta accorsi in 6000 ca.), arriva la Sigidas Avellino allenata dal coach Vitucci: una partita che può valere un posto nelle Final Eight di Coppa Italia e che, guardando ancor
Dolce finale all’Unipol Arena di Casalecchio per la Virtus Granarolo di coach Vialli. Al palazzetto bolognese, mai abbandonato dagli applausi dei suoi storici tifosi (questa volta accorsi in 6000 ca.), arriva la Sigidas Avellino allenata dal coach Vitucci: una partita che può valere un posto nelle Final Eight di Coppa Italia e che, guardando ancor più avanti, sa di playoff.
Con quattro vittore e quattro sconfitte, entrambe giungono alla nona giornata del campionato di basket Lega A 2014/15 nel migliore dei modi, avendo rispettivamente avuto la meglio su una delle prime della classe (Reggio Emilia) e su un’altra tra le squadre in formissima (Trento).
Fin dal pre-partita la serata sembra essere delle migliori. È il timbro blues caldo e inconfondibile di Andrea Mingardi, grande tifoso virtussino (e autore, tra l’altro, dell’inno della Virtus) ad animare l’ingresso delle squadre in campo con un’emozionante interpretazione live dell’inno nazionale. È il sorprendente regalo di Natale che Andrea ha voluto fare al popolo bianconero, che commosso ringrazia di cuore.
Pronti… via! La squadra di casa sale subito in cattedra. Bastano pochi minuti alla Virtus per aggredire con forza la partita, trasportata dal carisma e dall’efficacia dell’intramontabile capitan Ray, che chiude il primo quarto con nove punti all’attivo. Un po’ spenta invece la Scandone, che stringe i denti con tiri da fuori ma fatica a star dietro a una Granarolo che macina punti. Superlativi anche White (a volte, anche in zona difensiva) e Gaddy, che non manca di vestire i panni dell’assistman per uno straordinario alley-oop del sopracitato numero uno: immenso.
Se il primo quarto (il cui score finale recita 27-17) è bianconero, il secondo non è da meno. A tratti perfetta la difesa bolognese, capace di bloccare l’iniziativa avversaria ma poco lucida nell’impostare l’azione. Come sempre, l’iniziativa offensiva stenta a ingranare: poco movimento, molta confusione. Anche per la Sigidas tanti sono gli errori, le palle perse; poche le idee. Tra palle perse e contropiedi, la partita è divertente, con tanti passaggi a vuoto da parte di entrambe le squadre, ma non per questo priva di momenti di spettacolo.
Il secondo quarto termina 44 – 34. Avellino, poco omogenea, trova canestri, con difficoltà, solo da Anosike. Superbo Allan Ray, autore di 15 punti con 7/7 al tiro e una gestione saggia in aiuto playmaker, dove Gaddy sembra sempre più a suo agio (3/3 al tiro). Discreto Gilchrist nonostante qualche erroraccio sotto canestro (tra tutti, una schiacciata che prometteva di far venir giù il palazzetto). Entrano in partita anche Imbrò dalla linea da tre e Fontecchio con il jumper: ridanno ossigeno e margine di sicurezza alle Vu Nere. Più dieci.
Come troppe volte capita però, il terzo quarto della Granarolo non si lascia guardare: le mani nei capelli di Gaddy ne sono la prova evidente. A sei e trenta la Virtus ha già esaurito il bonus, e dopo cinque minuti il tabellone fa paura: 44 – 43, nemmeno un punto per i padroni di casa. Un parziale terrificante. La Granarolo non fa girare bene la palla, la zona non dà frutti e Avellino, con una fisicitá nettamente superiore e insistendo da sotto, si riavvicina dalla lunetta. Ci vuole ancora il capitano per suonare la carica, ma Avellino pareggia, benché il quarto termini 54 – 53 per i bianconeri.
Nell’ultimo quarto la partita si infiamma. A emergere tra i campani è Gaines che, insieme a Cavaliero, anima gli ospiti in un finale di partita che procede sempre più punto a punto. Basta una schiacciata a Cuccarolo, fino a quel momento brutta pastiche di palle perse e falli gratuiti, a infuocare un pubblico che ormai troppe volte ha visto i suoi ragazzi gettare alle ortiche buone prestazioni (l’esempio migliore è la Reyer). Nonostante il sostegno del pubblico però, la Granarolo si scontra contro il bel gioco degli avversari, che finalmente sembrano aver trovato le misure. A peggiorare la situazione interviene il quinto fallo di Ray, che lascia la squadra sotto di due punti e a due minuti dal termine.
Finale al cardiopalma: Hazell dalla lunetta non trema; così come Banks, che da 3 insacca il più due esterno a trentotto secondi dalla fine. Tutto sembra perduto: sembra, appunto. A far gioire i virtussini ci pensa infatti Fontecchio, che allo scadere dei 24 offensivi infila una tripla che sa di miracoloso. Una magia: l’ala virtussina tira fuori dal cappello un siluro che manda i bianconeri k.o.. A nulla servirà infatti l’ultimo disperato assalto di Gaines, grande protagonista del match, impotente di fronte al mago da Pescara che, una volta fatto proprio il rimbalzo, può lanciare la palla alle stelle per un trionfo meritato e l’esplosione di gioia dei seimila presenti.
Bologna vince 77 a 76 contro Avellino. Una prestazione a tratti solida, nella quale tutti sanno portare il proprio contributo. Mvp del match, ancora, in silenzio, Allan Ray (19 punti), sempre meglio di gara in gara: una sicurezza. Più che sufficiente la prova della Sigidas, che mai si arrende trascinata da Gaines (12 punti), Hanga (13 punti) e Trasolini (14 punti).
Vittoria dl gruppo, prestazione di grande carattere. Bologna l’ha vinta con il cuore. È col cuore che Fontecchio ha insaccato la sua tripla magica.
All’Unipol gli dei del basket hanno detto Virtus e… magia!
Giuseppe Parasporo
[Fonte delle immagini: Giuseppe Parasporo ph]
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