Oggi i riflettori di ArtInMovimento Magazine sono puntati sul soprano Anna Pirozzi che prestissimo canterà il ruolo del titolo di Aida al Teatro Regio di Torino per la direzione musicale di Gianandrea Noseda e la regia di William Friedkin. È oggi considerata la nuova voce drammatica italiana e questa stagione vestirà i panni di cinque ruoli verdiani. Sarà
Oggi i riflettori di ArtInMovimento Magazine sono puntati sul soprano Anna Pirozzi che prestissimo canterà il ruolo del titolo di Aida al Teatro Regio di Torino per la direzione musicale di Gianandrea Noseda e la regia di William Friedkin.
È oggi considerata la nuova voce drammatica italiana e questa stagione vestirà i panni di cinque ruoli verdiani. Sarà Abigaille, ruolo impervio che rappresenta il suo cavallo di battaglia con cui ha debuttato al Festival di Salisburgo con Riccardo Muti, all’Arena di Verona e al Palau de les Arts, a Lipsia e a Piacenza. Sarà Lady Macbeth a Piacenza e debutterà nel ruolo di Leonora nella Forza del destino a Genova e in quello di Lucrezia ne I due Foscari in una nuova produzione al Teatro alla Scala di Milano accanto a Placido Domingo. Sarà anche la sua prima volta nel leggendario tempio della lirica milanese.
Signora Pirozzi, iniziamo a parlare dei suoi esordi. Quando e come si è avvicinata al mondo della musica e dell’opera in particolare?
Prima dei miei 25 anni ero una cantante pop, in seguito mi iscrissi al conservatorio nella classe di canto pur sapendo che non era di mio gradimento il canto lirico. Volevo imparare a leggere la musica, reputandola importante per un interprete. E senza fare in tempo ad accorgermene iniziò il mio amore per l’opera.
Cosa le hanno lasciato gli anni di Conservatorio a Torino sotto l’ala attenta di Silvana Moyso?
Il primo Maestro Marco Ricagno con cui studiai ad Aosta mi ha fatto innamorare dell’opera e mi ha dato la base per il canto lirico. Con la signora Moyso e il conservatorio di Torino ho avuto la grande opportunità di esibirmi in grandi palcoscenici come, ricordo con affetto, i meravigliosi concerti in Cina.
Tra i suoi insegnanti vi sono nomi eccelsi della lirica internazionale e mi riferisco a
Daniela Dessì, Mirella Freni, Luciana D’Intino, Rockwell Blake, Sylvie Valayre, Francesca Patané e Raina Kabaivanska. Che traccia hanno lasciato in lei i confronti con queste stelle dell’opera?
Tra i grandi cantanti con i quali ho studiato per breve periodo ricordo bene chi mi spiegò esattamente la corretta respirazione diaframmatica, chi invece il canto sul fiato, chi i pianissimi e chi la posizione sempre alta senza trascurare la cavata, chi invece curò di più l’interpretazione è fraseggio. Da ognuno ho preso un consiglio che ho fatto mio e portato e tuttora porto con me quando canto.
Quanto per un cantante d’Opera è importante il ruolo col proprio Maestro? Nel Suo caso, il riferimento è uno o ce ne sono molti in termini di confronto costante o anche nel senso di un ritorno a casa, vocalmente parlando?
Il Vocal coach come lo chiamo io è molto importante per un cantante e quindi punto di riferimento. Lui conosce perfettamente la tua voce nella totalità quindi un suo riscontro è fondamentale. Io da circa 4-5 anni ne ho uno solo ed è Federico Longhi ma ogni tanto un orecchio femminile mi piace ascoltarlo, magari che faccia il mio stesso repertorio.
La critica ha osannata la Sua interpretazione dell’impervio e complessissimo ruolo di Abigaille del Nabucco di Verdi. Può descriversi la sua relazione con questo personaggio tanto psicologicamente quanto musicalmente?
“Abigaille” fa parte della rosa dei primi ruoli debuttati durante la mia “gavetta” quindi l’ho assimilato e digerito bene. Ho avuto sempre facilità nel cantarlo e questo puó far discutere o sorprendere ma per me è così non dico che è semplice ma comodo. Lo canto e nello stesso tempo lo studio, aggiungendo sempre un qualcosa che sia tecnico o interpretativo. Mi sta come un vestito, confesso peró che non voglio abusarne e vorrei far riposare la voce con ruoli più lirici, come l’Aida che amo molto.
Sappiamo che tra i teatri che ha calcato, il Regio di Torino rappresenta un unicum, come se avesse con questo una particolare connessione, dovuta probabilmente al fatto che proprio quel palco ha rappresentato la location del suo debutto professionale nel 2012 nel ruolo di Amelia in “Un ballo in maschera”. Vi è poi tornata per Tosca. È una nostra impressione o è proprio così?
Per me il Regio di Torino è un po’ come stare a casa, lo guardavo sempre con ammirazione e assistivo alle opere da spettatrice con la grande voglia di salirci un giorno. Così è stato! Nel 2012 mi viene data l’opportunità, con Amelia del Ballo in maschera, altro ruolo da me molto amato, ci fu un discreto successo personale e da lì i debutti uno dopo l’altro si susseguirono vorticosamente, solo un anno dopo arrivò l’opportunità con il Maestro Muti a Salisburgo e fu un gran successo. Purtroppo non ebbi altre occasioni dopo l’Ernani a Roma sempre con lui ma spero che presto arriverà un’altra possibilità di lavorare insieme.
Rimanendo nella culla dell’opera torinese, cosa può dirci della Sua interpretazione del ruolo del titolo in Aida diretta da Noseda per la regia di William Friedkin con cui si aprirà la stagione del Teatro Regio di Torino?
Al Teatro Regio si lavora con serenità e grande dedizione e posso dire che mi sento molto emozionata per questa Aida per svariati motivi. In primis, il debutto con il M. Noseda che attendevo con gioia.
Poi lavorare con Friedkin, regista famoso per il suo terrificante film L’esorcista. Ho conosciuto un fantastico uomo, grande professionista e gentiluomo. E il ruolo di Aida, il sogno che inseguivo da tempo, anche se all’inizio della mia carriera la cantai due volte in piccoli teatri di provincia con poche prove, per me è un debutto e ci tengo particolarmente a farla bene. Sono felice di debuttarla a Torino in questa grande famiglia con meraviglioso colleghi. Mi sento voluta bene e apprezzata, inoltre è come un verificatore per continuare il mio viaggio, se arriva il successo a Torino acquisisco forza ed energia per i prossimi importanti impegni ed infine Torino è una città bellissima.
Sarà un’Aida come l’ho sempre sognata, sia i costumi che le scene sono bellissime e classiche.
Tra qualche mese debutterà con Lucrezia de “I due Foscari” al Teatro alla Scala di Milano. Come sta vivendo questo importante passo che la consacra in tutto e per tutto fra le dive dell’opera di tutti i tempi?
Sto studiando molto come qualsiasi altro debutto con un pizzico di adrenalina in più, non vedo l’ora. Il ruolo è fantastico e si addice alla mia vocalità, donna forte, coraggiosa, mamma e amante, proprio come me. Vi aspetto.
Annunziato Gentiluomo
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