Obesità: è davvero così difficile perdere peso? Se ne parla all’AME day, domani a Desenzano del Garda, Roma e Napoli: tre congressi macroregionali di formazione per gli specialisti endocrinologi (qui disponibili i programmi). Dati alla mano, perdere peso, ma soprattutto non riacquistarlo nel tempo, sembra una missione impossibile, introduce Roberto Castello, Past President AME (Associazione
Obesità: è davvero così difficile perdere peso? Se ne parla all’AME day, domani a Desenzano del Garda, Roma e Napoli: tre congressi macroregionali di formazione per gli specialisti endocrinologi (qui disponibili i programmi).
Dati alla mano, perdere peso, ma soprattutto non riacquistarlo nel tempo, sembra una missione impossibile, introduce Roberto Castello, Past President AME (Associazione Medici Endocrinologi). Il numero delle persone obese o in sovrappeso è in costante crescita, e spesso poca o nulla è la consapevolezza dei rischi che uno stato del genere comporta.
Ma davvero è così difficile perdere peso? Impossibile se si considera la dieta come un periodo, più o meno lungo, di restrizione calorica senza una modifica dello stile di vita e un cambiamento relativo all’investimento emotivo sul cibo – così Amelia Brunani, endocrinologa, Ospedale San Giuseppe, Piancavallo, Verbania. L’errore è quello di sottovalutare il problema, di procedere con diete fai-da-te e non considerare che ogni regime dietetico ha un riflesso sul metabolismo neuroendocrino. Infatti, secondo il National Health and Nutrition Examination Survey, solo il 15% di pazienti sovrappeso o obesi mantengono un calo di peso del 10% a un anno. Una possibile spiegazione è la discontinuità nel seguire regimi dietetici troppo rigidi per lunghi periodi, ma ne esiste anche un’altra: ovvero, lo sviluppo di meccanismi di adattamento metabolico alla perdita di peso, e un aumento della fame per la comparsa di modificazioni ormonali che determinano un recupero di peso. In pratica, ogni tentativo di dieta lascia una memoria metabolica che a sua volta sviluppa, nel tempo, dei meccanismi di resistenza alla perdita di peso. Ed è per questi motivi che è il concetto di dieta ad essere sbagliato: non si otterranno risultati duraturi fino a quando da un regime di dieta non si passerà a un cambio stabile di stile di vita, inteso come alimentazione e attività fisica.
Eppure, una perdita di peso, anche modesta – corrispondente al 5%-10% del peso – porta a una notevole riduzione dei fattori di rischio, e quindi alla prevenzione di diverse condizioni associate all’obesità quali diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, ipertensione, dislipidemia, apnee notturne, steatosi epatica, osteoartrosi e depressione. La scelta dietetica deve considerare il sesso, l’età, l’entità della massa muscolare, le patologie associate e i farmaci assunti, ma anche il tipo di lavoro e le abitudini alimentari magari legate a nazionalità e religione. Perciò, il paziente dovrebbe essere iniziato dal proprio Medico di Medicina Generale a una maggiore consapevolezza del proprio peso e delle abitudini alimentari sbagliate. Dovrebbe essere indirizzato allo specialista endocrinologo o nutrizionista non solo quando il danno è fatto.
Distinguere le semplici novità dalle vere innovazioni. Imparare a portare le migliori evidenze scientifiche all’interno della pratica clinica quotidiana in modo utile e costruttivo. L’AME organizza convegni di aggiornamento per portare le evidenze scientifiche nella gestione pratica del paziente – Roberto Castello.
Giuseppe Parasporo
[Fonti delle immagini: yourself.pianetadonna.it; spaziomamma.com; liquidarea.com]
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