Roma e Genova presentano con un progetto congiunto e integrato, due importanti mostre incentrate sull’opera dell’artista messicana Frida Kahlo (1907-1954), simbolo dell’avanguardia artistica e dell’esuberanza della cultura messicana del Novecento. La mostra romana, alle Scuderie del Quirinale, dal 20 marzo al 31 agosto 2014, indaga l’artista e il suo rapporto con i movimenti artistici dell’epoca, dal Modernismo messicano al
Roma e Genova presentano con un progetto congiunto e integrato, due importanti mostre incentrate sull’opera dell’artista messicana Frida Kahlo (1907-1954), simbolo dell’avanguardia artistica e dell’esuberanza della cultura messicana del Novecento.
La mostra romana, alle Scuderie del Quirinale, dal 20 marzo al 31 agosto 2014, indaga l’artista e il suo rapporto con i movimenti artistici dell’epoca, dal Modernismo messicano al Surrealismo internazionale, analizzandone le influenze sulle sue opere.
La mostra genovese, Frida Kahlo e Diego Rivera, a Palazzo Ducale, dal 20 settembre 2014 al 15 febbraio 2015, prosegue il racconto iniziato, analizzando l’universo privato di Frida, un universo di grande sofferenza, al centro del quale sarà sempre il marito Diego Rivera, delineando un rapporto che lascerà enormi tracce nella sua arte.
Non vi è dubbio che il mito formatosi attorno alla figura e all’opera di Frida Kahlo (1907-1954) abbia ormai assunto una dimensione globale. Icona indiscussa della cultura messicana novecentesca, venerata anticipatrice del movimento femminista, marchio di culto del merchandising universale, seducente soggetto del cinema hollywoodiano, Frida Kahlo si offre alla cultura contemporanea attraverso un inestricabile legame arte-vita tra i più affascinanti nella storia del XX secolo. Eppure i suoi dipinti non sono soltanto lo specchio della sua vicenda biografica, segnata a fuoco dalle ingiurie fisiche e psichiche subite nel terribile incidente in cui fu coinvolta all’età di 17 anni. La sua arte si fonde con la storia e lo spirito del mondo a lei contemporaneo, riflettendo le trasformazioni sociali e culturali che portarono alla Rivoluzione messicana e che ad essa seguirono.
Fu proprio lo spirito rivoluzionario che portò alla rivalutazione del passato indigeno e delle tradizioni folkloriche, intesi come insopprimibili codici identitari generatori di un’inedita fusione tra l’espressione del sé e il linguaggio, l’immaginario, i colori e i simboli della cultura popolare messicana. Allo stesso tempo Frida è un’espressione dell’avanguardia artistica e dell’esuberanza culturale del suo tempo e lo studio della sua opera permette di intersecare le traiettorie di tutti i principali movimenti culturali internazionali che attraversarono il Messico del suo tempo. Vi si rintracciano infatti il Pauperismo rivoluzionario, l’Estridentismo, il Surrealismo e il Realismo magico.
La mostra romana è la prima retrospettiva in Italia dell’artista messicana e propone circa 130 opere tra dipinti e disegni. Intende riunire attorno ad un corpus capolavori assoluti provenienti dai principali nuclei collezionistici, opere chiave appartenenti ad altre raccolte pubbliche e private in Messico, Stati Uniti, Europa. Completa il progetto, una selezione dei ritratti fotografici dell’artista, tra cui quelli realizzati da Nickolas Muray negli anni Quaranta, indispensabile quanto suggestivo complemento all’arte di Frida Kahlo sotto il profilo della codificazione iconografica del personaggio.
Se infatti la mostra intende presentare e approfondire la produzione artistica di Frida Kahlo nella sua evoluzione, dagli esordi ancora debitori della Nuova Oggettività e del Realismo magico alla riproposizione dell’arte folklorica e ancestrale, dai riflessi del realismo americano degli anni venti e trenta (Edward Hopper, Charles Sheeler, Georgia O’Keefe) alle componenti ideologico-politiche ispirate dal muralismo messicano (Rivera, Orozco), è il tema dell’autorappresentazione a prevalere in questo progetto di mostra, sia in rispetto del peso numerico che il genere “autoritratto” assume nella produzione complessiva dell’artista, sia – e soprattutto – per lo specialissimo significato che esso ha rappresentato nella trasmissione dei valori iconografici, psicologici e culturali propri del “mito Frida”.
Fa da corollario alla mostra una selezione di opere degli artisti attivi in quel periodo che hanno “vissuto” fisicamente e artisticamente vicino a Frida Kahlo, dal marito Diego Rivera, di cui si potranno ammirare, tra le altre, “Ritratto di Natasha Gelman” (1943), “Nudo (Frida Kahlo)” (1930) e “Autoritratto” (1948), a José Clemente Orozco, José David Alfaro Siqueiros, Maria Izquierdo e altri.
La progettazione della mostra e del catalogo è affidata alla cura di Helga Prignitz-Poda, accreditata specialista dell’opera di Frida Kahlo, autrice con Salomon Grimberg e Andrea Kettenmann del catalogo ragionato dell’artista nel 1988.
La mostra merita come del resto un viaggio nel mondo di questo singolare personaggio messicano…
Redazione di ArtInMovimento Magazine
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