Settanta capolavori della Confraternita dei Preraffaelliti dalla collezione della Tate Gallery, a Torino dal 19 aprile al 13 luglio 2014, dopo un tour in giro per il mondo, prima di rientrare a Londra dove verranno custoditi in un’ala dedicata del museo e da cui non usciranno per molti anni. L’esposizione, realizzata e curata da Alison
Settanta capolavori della Confraternita dei Preraffaelliti dalla collezione della Tate Gallery, a Torino dal 19 aprile al 13 luglio 2014, dopo un tour in giro per il mondo, prima di rientrare a Londra dove verranno custoditi in un’ala dedicata del museo e da cui non usciranno per molti anni. L’esposizione, realizzata e curata da Alison Smith, a capo della sezione di arte inglese del XIX secolo presso la Tate Britain, insieme a Caroline Corbeau-Parsons (Assistente Curatore, Arte Inglese 1850-1915), presenta per la prima volta a Torino e in Italia alcuni capolavori indiscussi della Confraternita dei Preraffaelliti, la parte pittorica di maggiore esponenza dell’età vittoriana.
La mostra Preraffaelliti è promossa dal Comune di Torino insieme all’Assessorato alla Cultura, Turismo e Promozione, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e dal Polo Reale di Torino. “L’utopia della bellezza”è prodotta dal gruppo culturale 24 Ore e realizzata in collaborazione con la Tate Britain, che ha ottenuto il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
A dare voce a questa grande mostra sarà Luca Beatrice, che racconterà, in un saggio a catalogo e nel video in mostra, l’influenza che la Confraternita dei Preraffaelliti ha avuto sulla cultura occidentale, tra gotico e dark, sin dagli anni ’80. Tra gli autentici precursori dello stile New Gothic, che hanno trovato un punto di riferimento nell’eredità delle tematiche preraffaellite, troviamo personaggi di spicco come i registi Tim Burton e Francis Ford Coppola con le loro poetiche visionarie; la moda dark è interpretata da Alexandre McQueen, Karl Lagerfeld, John Galliano e Jean Paul Gaultier e, ancora, i gruppi del dark inglese come i Big Four, i Joy Division, i Bauhaus e, soprattutto, i Cure.
La mostra, allestita nell’ampio spazio dedicato del Polo Reale, in Palazzo Chiablese, sito in Piazza San Giovanni, 2, in cui saranno presenti vere e proprie icone del periodo come ”Ophelia” di John Everett Millais, ”L’amata (La sposa)” di Dante Gabriele Rossetti, “Prendete Vostro figlio, Signore” di Ford Madox Brown e “Sidonia von Bork” del 1560di Edward Coley Burne-Jones, ha come intenzione quella di dar ragione a ogni aspetto del movimento preraffaellita, articolandosi in sette sezioni: La Storia, La Religione, Il Paesaggio, La vita moderna, La poesia, La Bellezza e Il Simbolismo.
L’origine della storia della Confraternita dei Preraffaelliti nasce con tre giovanissimi artisti: John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Holman Hunt, decisi a ribellarsi contro il soffocante establishment dell’epoca per creare opere più vere e ispirate direttamente alla natura, alla storia, alla religione e alla letteratura. La Confraternita, fondata nel settembre del 1848, aveva l’obiettivo radicale di cambiare la società attraverso l’arte, ispirandosi agli ideali del passato e del primissimo Rinascimento.
I Preraffaelliti hanno dipinto quindi i loro paesaggi en plein air per riprodurre il più fedelmente possibile ogni fiore e ogni stelo d’erba. Le loro donne sono persone in carne e ossa, con una sensualità mai celata e spesso ostentata. I colori, presi direttamente dalla natura, hanno un’intensità di gioiello, la luce è quella cristallina e naturale del sole. I loro quadri raccontano una storia, spesso presa da Dante Alighieri o William Shakespeare, dalle novelle medievali o dalla Bibbia e puntano per la maggior parte a un forte impatto emotivo. La religiosità, tema spesso presente nei quadri dei Preraffaelliti, è espressa con un’intensità che all’epoca spesso sconvolse i critici d’arte vittoriani come Charles Dickens, ma che incontrò invece il favore di John Ruskin, loro sostenitore e mecenate.
Nella prima sezione, “La Storia”, saranno presenti i lavori ispirati ai drammi di Shakespeare, ad altre opere narrative e a storie medievali. I temi scelti dai Preraffaelliti facevano riferimento a tutto ciò che leggevano o vedevano a teatro e all’opera, ma anche alle composizioni di poeti del periodo come Tennyson o Elizabeth Barrett Browining, o alle rovine medievali di alcuni edifici londinesi. Tra le opere più importanti e di grande bellezza presenti in questa sezione ricordiamo “Il disseppellimento della regina Matilda” e “Mariana” di John Everett Millais, oltre alla già citata “Ofelia, Claudio e Isabella” di William Holman Hunt e “Lear e Cordelia” di Ford Madox Brown.
Nella seconda sezione sono esposte le più belle opere in ambito religioso che non erano destinate a luoghi sacri, ma alla committenza privata o alle mostre. I temi sono quelli biblici del Nuovo Testamento, ma che si rifanno a un cattolicesimo delle origini. Pienamente convinti che il pubblico fosse pronto per la loro nuova forma di arte, i Preraffaeliti recuperarono il simbolismo dell’arte cattolica primitiva, con l’accusa di lanciare oscuri messaggi religiosi. Nessuno di loro però era un cattolico praticante e consideravano la Bibbia un libro che conteneva piuttosto storie letterarie e poetiche che non temi teologici. Nella sezione religiosa si possono ammirare, tra le altre opere, “Ecce Ancilla Domini!” di Dante Gabriel Rossetti, “Gesù lava i piedi di Pietro” di Ford Madox Brown e “La vigilia del Diluvio” di William Bell Scott.
Lo sguardo dei Preraffaelliti era rivolto anche alle questioni sociali del loro tempo. Nella terza sezione, “La società contemporanea”, avremo un’idea del loro pensiero politico tradotto in opere che si caratterizzano come una critica verso la società industriale e un richiamo al passato dove l’industria non aveva ancora corrotto l’Inghilterra, sulla spinta delle idee radicali del mecenate John Ruskin. Quest’ultimo, nel suo libro, The Nature of Gothic del 1853, affermava infatti che la società medievale e le allora condizioni di vita e di lavoro, erano preferibili alla “schiavitù” moderna.
Tali opere spiegano come i Preraffaelliti abbiano cercato di trasmettere attraverso i loro quadri l’invito a un mondo più giusto, propugnando la necessità della salvezza e del reciproco sostegno tra le diverse classi sociali, come rappresentato nel quadro di William Holman Hunt “Risveglio di coscienza” o “Prendete Vostro figlio, Signore” di Ford Madox Brown .
Il modo di dipingere i Paesaggi, tema della quarta sezione, è uno dei caratteri più originali della Confraternita. Avidi lettori dei due volumi di Ruskin sui pittori moderni, nel quale veniva difeso Turner e la pittura di paesaggio, i Preraffaelliti abiurarono la visione panoramica facendo in modo di curare il più possibile ogni singolo elemento della composizione. I materiali usati, i luoghi dove sono stati dipinti e il risultato con cui questi paesaggi appaiono allo spettatore, non ha alcun riscontro in tutta l’arte paesaggistica che lo precede.
Le opere di membri della Confraternita dei Preraffaelliti e dei loro seguaci, tra cui John Brett e William Dyce, dimostrano il forte impatto della loro filosofia sulla pittura di paesaggio durante la seconda metà del XIX secolo. Tra le opere esposte in questa sezione, ricordiamo “Maggio a Regent’s Park” di Charles Allston Collins, “Il fiume Brent a Gendon” di Ford Madox Brown e “Paesaggio con ragazza accanto a un faggio” di George Price Boyce.
Attorno alla metà del 1850 Rossetti iniziò a lavorare con l’acquarello creando una serie di composizioni coloratissime e ricche di particolari. Questi lavori sono stati presi di seguito come modello da artisti posteriori anche per le cosiddette arti decorative. In questa sezione, nella quale viene fuori lo stile pittorico della Confranternita e degli influssi che ebbe all’interno del movimento, vi troviamo i lavori di Elizabeth Siddall, inizialmente musa, e poi moglie di Rossetti, che incoraggiata da Ruskin iniziò a dipingere. I suoi lavori, realizzati su piccola scala, indicano una personalità artistica distinta, influenzata, ma non per questo dominata, da Rossetti.
Verso la metà del 1850 un gruppo di giovani artisti, che s’ispirava ai Preraffaelliti e soprattutto dal lavoro di Rossetti, formò una seconda generazione di Preraffaelliti il cui lavoro è andato oltre l’opera dei fondatori cimentandosi con l’interior design, la realizzazione di mobili, tessuti e carte da parati.
Come Millais anche Rossetti era alla ricerca della bellezza, tema della sesta sezione, ma un tipo di bellezza che fosse anche nuova e radicale. Nel 1859 Rossetti torna a cimentarsi con la tecnica ad olio, arrivando a comporre opere sorprendenti: le donne ritratte sono infatti sensuali, riccamente descritte e fanno riferimento ai capolavori di Tiziano e Veronese. Tra le opere presenti in questa sezione, ricordiamo le più belle ”Proserpina” e “Beata Beatrix” di Rossetti, e “Oriana” di Frederick Sandys.
Nella sezione finale, “Il Simbolismo”, è in scena l’influsso che l’arte dei Preraffaelliti ebbe sui movimenti artistici successivi. In patria, ma anche altrove, la cessione artistica del movimento derivò soprattutto da Dante Gabriel Rossetti, il cui ideale femminile in un contesto drammatico, al di sopra di qualunque messaggio morale o letterario predominante, fece una profonda impressione su Edward Burne-Jones e, attraverso di lui, sul Simbolismo europeo.
Un’occasione per immergersi a tutto tondo in questa significativa Confraternita, rimanendo nel bel paese…
Vincenzo Panetta
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