Quella a cui abbiamo assistito ieri al Teatro Regio di Torino è stata una versione de La rondine di Puccini davvero pregevole, coinvolgente ed emozionante. Si è percepita la squadra impegnata per il medesimo e condiviso traguardo, e quell’energia è arrivata al pubblico che ha sostenuto solisti, comprimari, coro e ballerini con copiosi e vistosi
Quella a cui abbiamo assistito ieri al Teatro Regio di Torino è stata una versione de La rondine di Puccini davvero pregevole, coinvolgente ed emozionante. Si è percepita la squadra impegnata per il medesimo e condiviso traguardo, e quell’energia è arrivata al pubblico che ha sostenuto solisti, comprimari, coro e ballerini con copiosi e vistosi applausi.
Iniziando dall’allestimento, Pierre-Emmanuel Rousseau, che firma regia, scene e costumi, colloca l’azione nel 1973 in omaggio ai 50 anni del nuovo Regio progettato da Carlo Mollino: spazio ai marmi, ai colori sgargianti, alle paillettes, agli abiti sontuosi e al mare della Costa Azzurra dove i protagonisti vanno in costume da bagno a prendere il sole. Tutto ciò gli consente facilmente di dare un taglio filmico a quanto avviene, come se in scena ci fossero le grandi star del grande schermo di quel periodo che si innamorano e poi si dilaniano a vicenda senza colpo ferire. Addirittura la tenda del terzo atto illuminata a indicare la brezza del mare, ma anche il movimento, come se presto la rondine riprenderà, come poi realmente accade, il volo nell’esaltazione della sua massima libertà. Cura bene i movimenti delle masse del secondo atto, tutt’altro che semplice data la reale presenza di materiale umano. Punta molto sulle relazioni diadiche, da cui emerge un maniacale lavoro sui personaggi ben introiettato da tutti gli artisti. Punta sulla sensualità e sull’eleganza, trovando spazio per il disincanto e per la risolutezza di Magda che, dopo aver scelto, non torna indietro. Di grande impatto le coreografie di Carmine de Amicis: i ballerini animano le masse e interagiscono con cantanti e attori, giocando con loro e creando un movimento sempre pertinente. Discutibili i corpetti che indossano che non risultano nemmeno provocanti, ma, dato lo spessore dell’allestimento, possiamo soprassedere su questa scelta.
Degna di essere citata è la grande opera di Gilles Gentner, la cui maestranza nella gestione delle luci dà profondità e caratterizza in modo imponente la scena.
Sicura ed equilibrata risulta la direzione di Francesco Lanzillotta. Interpreta con partecipazione la complessa orchestrazione dell’opera pucciniana, tratteggiandone con opportuni chiaro-scuri alcune pagine e con slancio accorato delle altre. Un ritmo che assomiglia al moto ondoso del mare che sa come manifestarsi, una carezza dolce a cui segue un atto più deciso di un docente autorevole e chiaro. Eccellente e precisa la gestione del rapporto tra buca e cantanti, che sicuramente si sono sentiti da lui sostenuti. Anche gli orchestrali del Regio si sono affidati al M. Lanzillotta che è stato capace di far emergere da loro il meglio. Che dire? Un eccellente debutto per il Maestro romano.
Il coro del Regio di Torino ha dato prova di estrema competenza, eseguendo le proprie pagine con precisione e muovendosi in scena con sicurezza.
Rispetto ai solisti, bisogna premettere che è stato un cast veramente brillante. Un vivo plauso a tutti dunque.
Siamo rimasti impressionati dalla voce suadente e graffiante di Carolina López Moreno che ha impersonato con maestria il ruolo di Magda, tratteggiando tutte le sfumature della personalità, la sua fierezza, il suo essere sognatrice, la sua sensualità e la sua determinazione, quasi cinica. Dalle prime battute è stato evidente il suo rapporto “naturale” con la partitura pucciniana e col complesso personaggio della protagonista: perfetti i filati, precisa sul registro medio e solenne in quello acuto, notevole il fraseggio. Raffinata l’interpretazione dell’aria Chi il bel sogno di Doretta, Magda e’ sempre convincente nei duetti e nei concertati.
Il soprano boliviano-albanese ha avuto una spalla assolutamente all’altezza, Oreste Cosimo che ha vestito con brillantezza il ruolo di Ruggero. Dotato di una lama potente, di una vocalità pastosa e una tecnica sopraffina si è mosso con agilità su tutta la partitura pucciniana. Il suo è stato un Ruggero appassionato, capace di momenti sia di grande trasporto emotivo sia di frivola leggerezza. Molto intensi i duetti col soprano: nonostante vocalità molto diverse, l’amalgama che ne emergeva era sublime. Meritevole di nota la sua Dimmi che vuoi seguirmi alla mia casa. Anche per lui dunque un debutto superlativo.
Marco Ciaponi è stato un Prunier scanzonato, a tratti ironico e sarcastico. Il tenore si è mosso con rotondità e profondità nel registro centrale e nei recitativi, per poi esplodere con struttura nei cantati. La valida tecnica, la potenza vocale e il suo spiccato talento gli hanno consentito una performance intensa e convincente.
La prova di Marilena Ruta è stata apprezzabile. La sua Lisette è stata scenicamente ben tratteggiata. Nonostante la sua bella lama, vocalmente è apparsa luminosa nella parte acuta, con un bello squillo, ma non sempre incisiva nella parte grave, quasi costantemente coperta dall’orchestra.
Molto interessante invece Vladimir Stoyanov che ha vestito con compostezza, rotondità e precisione sia scenicamente sia vocalmente i panni di Rambaldo. Nonostante il “piccolo” ruolo, lo abbiamo trovato un cameo della produzione.
Tutti credibili i comprimari che hanno contribuito alla buona riuscita dell’allestimento, ed è per questo che in questa sede li ricordiamo: Matteo Mollica (Périchaud e Rabonnier), Paweł Żak (Gobin e Adolfo), Rocco Lia (Crébillon e Un maggiordomo), Amélie Hois (Yvette e Georgette), Irina Bogdanova (Bianca e Lolette), Ksenia Chubunova (Suzy e Gabriella), Pierina Trivero / Caterina Borruso (Un cantore), Luigi Della Monica (Un giovine), Rita La Vecchia, Laura Lanfranchi e Paola Isabella Lopopolo (Fioraie), Lyudmyla Porvatova (Fioraia e Ragazza), Eugenia Braynova e Daniela Valdenassi (Ragazze), Roberto Guenno, Luigi Della Monica, Alejandro Escobar e Matteo Pavlica (Studenti). Ad onor del merito una nota distintiva la dobbiamo alla voce suadente e agile di Amélie Hois.
Un grande spettacolo. Una brillante e vivace versione de La rondine, vissuta accanto a una persona speciale che ne è rimasta impressionata: una prima volta al Regio che non dimenticherà, date le tante emozioni vissute.
Annunziato Gentiluomo
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