E si sono concluse domenica 1 marzo le repliche di Lucia di Lammermoor, al Teatro Carlo Felice, opera che ha ottenuto un largo consenso e successo a livello nazionale e internazionale. Notevole, in particolare, l’affluenza del pubblico forse attratto dalla firma registica. Quel che è certo è che i feed-back sono stati tutti positivi e
E si sono concluse domenica 1 marzo le repliche di Lucia di Lammermoor, al Teatro Carlo Felice, opera che ha ottenuto un largo consenso e successo a livello nazionale e internazionale. Notevole, in particolare, l’affluenza del pubblico forse attratto dalla firma registica.
Quel che è certo è che i feed-back sono stati tutti positivi e i meriti non sono certo da rintracciarsi nella regia di Dario Argento che nulla aggiunge alla grandezza della piéce di Donizetti. Forse l’unica trovata è la donna nuda che si muove e mima gli stati d’animo di Lucia nel primo e nel secondo atto, elemento che abbiamo trovato totalmente pleonastico. Ben resa l’ambientazione intorno al 1850, vicino agli anni di Donizetti, in un’epoca imprecisata ed in un luogo non riconoscibile, come precisa il regista. Grazie all’aiuto del costumista Gianluca Falaschi è riuscito nel suo intento, a immergere, cioè, la vicenda in una atmosfera simbolista e per quanta riguarda le donne, preraffaelita, riscoprendo così le ossessioni, gli incubi che segnarono quest’epoca nella storia dell’arte.
Molto ben curate le scene di Enrico Musenich che hanno reso evidente la grandezza del teatro genovese, caratterizzato da un palcoscenico immenso e da macchine sceniche avveniristiche, esaltato in un cambio scena completamente visibile al pubblico.
Vigorosa, possente e mobile la direzione dell’Orchestra e del Coro del Teatro Carlo Felice. Giampaolo Bisanti ha saputo interpretare tutti i colori della complessa spartitura del bergamasco, incarnando sentimenti ed emozioni, e facendoli magistralmente eseguire dai suoi musicisti.
Superlativa il soprano lirico-leggero Desirée Rancatore. Una Lucia attenta, precisa, curata, eccessiva al punto giusto. Il suo personaggio, uno dei più intensi e complessi della storia del melodramma, ispira sentimenti di pietà, di amore, di partecipazione emotiva, e la cantante palermitana riesce a sollecitarli tutti. La follia è stata magnificamente interpretata con capacità vocale e scenica veramente impressionanti. Attrice e cantante fuori classe, si è mossa in modo eccellente nelle volatine e nell’impervio repertorio dei sovracuti. I presenti si sono abbandonati in copiosi applausi anche durante la rappresentazione e grandi boati di apprezzamento alla fine.
La Rancatore non ha viaggiato da sola. È stata superbamente affiancata da Gianluca Terranova (Edgardo) e da Stefano Antonucci (Enrico). Abbiamo apprezzato il vigore, la forza e l’espressività del tenore che ha saputo rappresentare la fierezza del Ravenswood e i suoi dissidi. Vibrante e accorata la cabaletta finale Tu che a Dio spiegasti l’ali che ci ha totalmente rapiti per tecnica, espansione e pathos.
Notevole anche il baritono (Lord Ashton) che si è imposto scenicamente e vocalmente fin dal suo ingresso deciso e fiero. Vocalità pastosa, emissione solida e buon volume. Stefano Antonucci, veterano del ruolo, si distingue per un’energia che arriva diretta e forte ai presenti. Intensa l’aria Se tradirmi tu potrai, che modula da fuoriclasse, e ben reso il duetto del terzo atto con Edgardo.
Abbiamo molto apprezzato anche Giovanni Battista Parodi (Raimondo) dalla vocalità piena e dalla bella presenza scenica.
Imponente il sestetto Chi mi frena in tal momento? da cui è emersa la qualità del cast intero.
Un grande spettacolo, un investimento notevole per il Carlo Felice che continua a confermarsi un teatro di eleganza e gusto.
Annunziato Gentiluomo
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