Un inizio di stagione operistica veramente impressionante quello del Teatro Regio di Torino che ha puntato per la terza volta su Giuseppe Verdi, aprendo i battenti 2015-2016 con un’Aida semplicemente spettacolare. Si è trattato di un vero e proprio omaggio per la riapertura del Museo Egizio torinese: i riferimenti al magnifico statuario sono, infatti, evidenti. Gianandrea Noseda, sul podio
Un inizio di stagione operistica veramente impressionante quello del Teatro Regio di Torino che ha puntato per la terza volta su Giuseppe Verdi, aprendo i battenti 2015-2016 con un’Aida semplicemente spettacolare. Si è trattato di un vero e proprio omaggio per la riapertura del Museo Egizio torinese: i riferimenti al magnifico statuario sono, infatti, evidenti.
Gianandrea Noseda, sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio, ha affrontato magistralmente l’imponente partitura di Verdi, confermandosi tra i migliori direttori d’orchestra del mondo. La sua direzione è stata precisa, vissuta, personale, rispettosa della partitura e ipnotica. Ha saputo trascinarci nell’opera senza che nemmeno ce ne accorgessimo, facendoci vivere il dramma politico e amoroso che si stava dimenando dinnanzi ai nostri occhi. L’Orchestra del Teatro Regio, seguendo la sua bacchetta, ha dimostrato grande carattere, eseguendo in modo impeccabile un’opera fatta di contrasti, che passa dall’intimismo più spirituale alla pomposità del romanticismo patriottico più prorompente, e tratteggiando lo stato esistenziale dei protagonisti, quella solitudine condivisa in modo diversi da Aida, Amneris e Radamès.
Una regia impeccabile quella di William Friedkin, fatta di perfetti equilibri, di livelli diversi ben orchestrati, di cura della gestione degli spazi e di grande attenzione nei particolari. La firma di un grande Maestro si vede fin da subito e conquista.
I solisti, sostenuti da un attento e performante Coro, istruito dal grande Claudio Fenoglio, sono stati tutti assolutamente all’altezza del ruolo, galvanizzati, a nostro avviso, dalla superba direzione di Noseda.
Veramente convincente il duo femminile. Protagonista assoluta è stata Anita Rachvelishvili, che ha reso il dramma di Amneris, in modo impeccabile. L’immensa quantità di suono e di armonici della giovane mezzosoprano georgiana e la sua verve scenica hanno onorato l’impervio ruolo verdiano, di gran peso vocale e drammaturgico. Riempiva la scena e il teatro: una presenza veramente luminosa e che concentrava su di sé l’attenzione di un pubblico rapito da tanta bellezza e perfezione.
Accanto a lei Anna Pirozzi che si è mossa con grande personalità, dimostrando stile ed eleganza scenica. La sua voce voluminosa, la sua straordinaria estensione, la perfetta tecnica, l’agilità naturale nei registri acuti e la sua forte drammaticità le hanno permesso di rendere il personaggio del titolo in modo eccellente, conquistando il pubblico e la critica.
Convincente anche Marco Berti nei panni di Radamès , tenore dal timbro luminoso e duttile che ben ha saputo interpretare la complessa parte dell’eroico condottiero, un ruolo per il quale Verdi scrisse passi di grande finezza espressiva. Conclude il cast Mark S. Doss che è stato capace di scolpire ogni sillaba del dettato verdiano di Amonasro con una potenza e una musicalità degne della migliore scuola italiana e che ha dato prova di grande personalità scenica.
Un inizio a cinque stelle per il Teatro Regio che ha scelto attentamente i protagonisti di un’opera, come Aida, rendendo al meglio quell’equilibrio timbrico che Verdi aveva pensato.
Annunziato Gentiluomo
[La foto di Anna Pirozzi è di Edoardo Piva]
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