Dopo il fantasmagorico Nabucco diretto da Andrea Cigni, la Stagione Lirica del Teatro Ponchielli di Cremona prosegue con Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, che andrà in scena domani, 20 novembre, alle ore 20.30 (in replica sabato 22 novembre ore 20.30). La direzione d’orchestra è affidata a Carlo Goldstein, mentre la regia è di Ivan Stefanutti che
Dopo il fantasmagorico Nabucco diretto da Andrea Cigni, la Stagione Lirica del Teatro Ponchielli di Cremona prosegue con Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, che andrà in scena domani, 20 novembre, alle ore 20.30 (in replica sabato 22 novembre ore 20.30). La direzione d’orchestra è affidata a Carlo Goldstein, mentre la regia è di Ivan Stefanutti che cura anche scene e costumi.
Il cast prevede: Daria Masiero – Adriana Lecouvreur; Angelo Villari – Maurizio; Luca Gallo – Il principe di Bouillon; Tiziana Carraro – La principessa di Bouillon; Francesco Paolo Vultaggio – Michonnet; Matteo Macchioni – L’abate di Chazeuil; Ugo Tarquini – Poisson; Riccardo Fassi – Quinault; Lucrezia Drei – Mad.lla Jouvenot; e Lara Rotili – Mad.lla Dangeville.
Completano l’anima più squisitamente artistica dell’allestimento il Coro del Circuito Lirico Lombardo diretto dal maestro Antonio Greco, e l’Orchestra I Pomeriggi Musicali.
Il light designer è Paolo Coduri de’ Cartosio, mentre le coreografie sono firmate da Simonetta Schiavetti.
Adriana Lecouvreur fu l’opera che consacrò Francesco Cilea come uno dei più interessanti compositori italiani del verismo musicale. Il libretto di Arturo Colanutti è tratto da un dramma di Eugène Scribe e Ernest Legouvé, cavallo di battaglia di molti grandi interpreti di fine ‘800 come Eleonora Duse e Sara Bernhardt. La vicenda, stessa si incentra sull’attrice settecentesca Adriana Lecouvreur, sulla quale Cilea si documentò approfonditamente per cercare di descriverne al meglio il carattere.
Avendo come protagonista un’attrice, nell’opera vi sono diverse scene metateatrali, in cui l’azione si svolge durante una rappresentazione teatrale. Il “teatro nel teatro” è un espediente drammaturgico usato fin dall’antichità, spesso presente in Shakespeare e che durante il verismo avrà modo di sedimentarsi, utilizzato come riflessione sulla realtà oltre la cosiddetta “quarta parete”. Una quarta parete che nel caso di Adriana Lecouvreur si spalanca su un’ambientazione tipicamente ‘700sca, con episodi di gusto arcadico e galante, in cui si inseriscono le vicende umane e amorose dei personaggi, musicate con una liricità tipicamente otto-novecentesca.
Adriana Lecouvreur è un’attrice di teatro all’apice della sua carriera, famosa e venerata dai suoi ammiratori. La sua vicenda privata si svolge tra teatro e palazzi nobiliari, tra recite e declamazioni. Tutto mi fa pensare – spiega Ivan Stefanutti – che, nella definizione del personaggio di Adriana si deve tenere conto di quelle che erano le dive operanti al momento della composizione dell’opera. La loro magia nasceva in teatro ma per alcune raggiungerà l’apice con l’apparizione della nuova arte, il cinematografo. Nella decima musa, che dovrà fare i conti con le nove che l’hanno preceduta, confluiranno tutte le esperienze teatrali, letterarie e musicali e, naturalmente, le relative attrici. Per questo, prosegue il regista, una strada interessante era quella di ambientare l’opera nell’epoca in cui il teatro e il neonato cinema respiravano la stessa aria e le stesse emozioni. Un mondo ancora in bianco e nero fatto di forti contrasti. Un mondo dove si po’ morire annusando un mazzolino di fiori.
Adriana Lecouvreur (1902) appare, chiarisce con precisione Carlo Goldstein, del tutto tradizionale a prima vista: magnifico melodismo in cui i motivi legati ai diversi personaggi ricorrono per scolpire le diverse fasi dell’intreccio; un canto verista di forza temprato tuttavia da un’eleganza ancora belcantistica; una primadonna soprano corteggiata da un Conte tenore e un saporito stuolo di comprimari i cui numeri leggeri si intrecciano con sapiente contrappunto al dramma principale. Eppure Adriana è un’opera davvero nuova e, nonostante si intuisca il profondo amore per la tradizione che anima Cilea, ciò che colpisce maggiormente è l’originale cambio di prospettiva di cui è portatrice.
Cilea non cerca lontano e non esplora atmosfere esotiche; rimane invece nel luogo in cui è sempre stato, che ama e conosce meglio di ogni altro: il TEATRO!
Egli però si gira su se stesso e guarda, dietro alle proprie spalle, a ciò che abitualmente rimane nascosto: “Adriana Lecouvreur” è un’opera ambientata backstage!
Con un gesto memore della commedia dell’arte, Cilea mette in scena le quinte buie, i camerini ed il loro odore, l’eccitazione che precede il sipario, le battute sarcastiche di una compagnia di attori, le gerarchie e le dinamiche di quel underground che sta aldilà della scena.
L’intera opera è sospesa tra finzione e realtà, tra recitazione e vita autentica.
Adriana mette e toglie la maschera di continuo, sale e scende dal palcoscenico del teatro per salire e scendere da quello della vita. Si immedesima tanto nella propria maschera da trascendere i limiti della recitazione; la finzione è diventata più autentica della vita vera. Questo corto circuito è il punto di non ritorno e apre la strada al dramma inevitabile del quarto atto.
Adriana è senz’altro la protagonista vocale dell’opera ma, in questa prospettiva drammaturgica, il perno centrale è invece proprio il baritono Michonnet! Cilea gli dedica le pagine più originali: egli è il re della scena quando il sipario è abbassato ed è dunque il vero demiurgo dell’intera vicenda. Michonnet non ha una propria maschera, egli non compie gesta eroiche come Maurizio e nemmeno recita come Adriana, egli vive nella realtà preparando e porgendo le maschere agli altri.
Michonnet è l’alter ego di Cilea e non finge mai: i suoi sentimenti sono i più genuini – «E rido e piango e sogno!» – e le sue parole, prima dell’Intermezzo del secondo atto, sono un omaggio all’antica e misconosciuta nobiltà di chi vive nel teatro e per il teatro: “Noi siam povera gente, lasciam scherzare i grandi… non ci si lucra niente!”
Premesse notevoli per questo spettacolo che dopo Cremona continuerà la sua tournée al Nuovo Teatro Comunale di Sassari il 5 e il 7 dicembre.
Annunziato Gentiluomo
[Foto: Alessia Santambrogio ph e it.wikipedia.org]
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