Ieri, giovedì 7 luglio, si è svolta presso l’UNI-ASTISS – luogo, quello della ex Caserma Colli di Felizzano, che accolse i migranti albanesi prima ancora di diventare sede universitaria – la conferenza stampa per la presentazione del progetto “7 marzo 1991. La migrazione albanese ad Asti: un esempio di integrazione“. Un’intera rete con a capo
Ieri, giovedì 7 luglio, si è svolta presso l’UNI-ASTISS – luogo, quello della ex Caserma Colli di Felizzano, che accolse i migranti albanesi prima ancora di diventare sede universitaria – la conferenza stampa per la presentazione del progetto “7 marzo 1991. La migrazione albanese ad Asti: un esempio di integrazione“. Un’intera rete con a capo la Fondazione Giovanni Goria che orchestrerà associazioni come il CCA Centro di Cultura Albanese, la Fondazione Vera Nocentini, il Polo del ‘900, l’associazione laica PIAM Progetto Integrazione Accoglienza Migranti, Libera contro le mafie e il Co.Al.A Consorzio Sociale Alessandria e Asti. Il progetto si pone come obiettivo non solo quello di informare e divulgare, ma anche quello di andare a rintracciare le buone prassi che hanno caratterizzato l’integrazione della comunità albanese nel tessuto sociale astigiano all’inizio degli anni ’90. Un processo non semplice, quello cominciato appunto il 7 marzo del 1991, giorno in cui l’Italia diventò terra di immigrazione, dopo una lunga e consolidata storia di emigrazione. Pochi mesi dopo e ad Asti si registrarono circa 600 arrivi che causarono tra i cittadini diffidenza e sconcerto. Oggi, dopo oltre 25 anni, si può dire invece che quel processo di integrazione sia riuscito: le sorelle e i fratelli albanesi, come li ha definiti durante la conferenza il direttore dell’UNI-ASTISS Francesco Scalfari, sono diventati cittadini italiani e astigiani. Ma a quale prezzo? Con quali modalità? Il progetto punta proprio a rivedere questa migrazione alla luce di ciò che accade oggi, quotidianamente, con i migranti provenienti dall’Africa e dalle zone di guerra, snodandosi in diverse attività cross-disciplinari: dai laboratori didattici per gli studenti delle scuole secondarie astigiane e i rifugiati, alla rassegna cinematografica con l’intento di promuovere sia la conoscenza della migrazione albanese sia la stessa filmografia schipetara, dal reading organizzato nel Carcere di Alta Sicurezza di Asti alla realizzazione di un video del progetto che verrà presentato, a esperienza conclusa, presso il Teatro Alfieri di Asti.
A conclusione della conferenza, il Prefetto di Asti Paolo Formicola, a sostegno del progetto della Fondazione Goria, ha ricordato quanto sia importante promuovere l’integrazione per combattere i fenomeni di terrorismo. Soddisfatto Marco Goria, presidente della Fondazione, ha sottolineato la perfetta coesione tra i partner che collaborano al progetto, facendo rete, per un unico fine: l’integrazione.
Mirko Ghiani
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