Giovedì 5 febbraio, presso il polo universitario di Asti, duecento studenti con i loro insegnanti hanno partecipato al primo incontro del progetto della Fondazione Giovanni Goria “Conoscere la corruzione per prevenirla”, un percorso che si articola in quattro incontri, realizzato anche grazie alla preziosa collaborazione con il Provveditorato, la Prefettura e Uni-Astiss. Il primo appuntamento
Giovedì 5 febbraio, presso il polo universitario di Asti, duecento studenti con i loro insegnanti hanno partecipato al primo incontro del progetto della Fondazione Giovanni Goria “Conoscere la corruzione per prevenirla”, un percorso che si articola in quattro incontri, realizzato anche grazie alla preziosa collaborazione con il Provveditorato, la Prefettura e Uni-Astiss.
Il primo appuntamento si è svolto alla presenza del Direttore Francesco Scalfari, che ha fatto gli onori di casa.
Marco Goria nel salutare i ragazzi, ha sottolineato che: L’Italia è al 69°posto nella classifica globale di percezione della corruzione e i paesi con più corruzione percepita, che attirano perciò meno investimenti dall’estero, hanno un tasso di disoccupazione- specialmente giovanile- più elevato, e il nostro Paese ha un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 43%. La corruzione è dunque tra le cause principali della disoccupazione giovanile, vedete come la cosa vi tocchi da vicino e come sia importante capirne di più?
Carlo Cerrato, Segretario della Fondazione Goria, ha poi introdotto il relatore Rocco Sciarrone, docente di Sociologia generale e direttore di LARCO (Laboratorio di analisi e ricerca sulla criminalità organizzata) presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, che ha offerto agli studenti un’accurata panoramica sull’espansione territoriale del fenomeno mafioso e di come avvenga l’incontro tra mafia e pratiche corruttive.
Si sono affrontati alcuni dei più comuni stereotipi sulla mafia, come ad esempio, la credenza diffusa che questa resti radicata al sud e che non sia “esportabile”. Nulla di più falso ha dimostrato il professore con i risultati delle sue ricerche, offrendo tra gli altri l’esempio di come il Piemonte sia la regione del nord con il numero più alto di comuni sciolti per mafia.
La mafia – ha affermato Rocco Sciarrone – punta al consenso sociale e riesce a stabilire ricche relazioni esterne e rapporti di scambio con l’economia, la politica e le istituzioni. Dalle ricerche effettuate, si evince come al nord aumenti sempre di più la disponibilità dell’imprenditore ad aprire alla mafia.
È proprio in questo modo che nasce quell’area grigia in cui è difficile distinguere tra bianco e nero, tra legalità e illegalità, in cui vige il principio del gioco positivo, dove tutti gli attori coinvolti vincono, ovvero si spartiscono la torta.
I risultati dell’attività di quest’area grigia intorno alle amministrazioni pubbliche comporta un’alterazione della concorrenza, una distorsione e spreco di risorse pubbliche, una selezione perversa delle imprese e delle classi dirigenti e soprattutto l’istituzionalizzazione di corruzione e pratiche illegali.
Le mafie hanno costruito la loro reputazione sulla fama di essere invincibili, non è così, è difficile ed è un processo lungo, ma possono essere vinte, così ha concluso il suo intervento il Prof. Sciarrone, un processo che inizia nella quotidianità e nella stigmatizzazione dei comportamenti sbagliati.
Tutti al Polo Universitario, gli incontri seguenti vedranno relatori come il Procuratore di Asti, Giorgio Vitari il 12 febbraio e Leonardo Ferrante di «Riparte il futuro», la campagna digitale contro la corruzione, promossa da Libera e Gruppo Abele il 18 febbraio. L’incontro finale si terrà al Teatro Alfieri di Asti il 24 febbraio con i giornalisti Sergio Rizzo (Corriere della Sera) e Carlo Bonini (la Repubblica).
Mirko Ghiani
[Fonti delle immagini: lanuovaprovincia.it, piolatorre.it]
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