Manca ormai qualche ora alla prima di Carmen diretta da Enrico Castiglione che curerà anche la scenografia al Teatro Antico per il Taormina Opera Festival. Si tratta di uno spettacolo multimediale trasmesso in diretta nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Tra le millenarie pietre taorminesi echeggeranno le voci di Elena Maximova, nel ruolo del
Manca ormai qualche ora alla prima di Carmen diretta da Enrico Castiglione che curerà anche la scenografia al Teatro Antico per il Taormina Opera Festival.
Si tratta di uno spettacolo multimediale trasmesso in diretta nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Tra le millenarie pietre taorminesi echeggeranno le voci di Elena Maximova, nel ruolo del titolo; del Don José di Giancarlo Monsalve, di Micaela di Joanna Parisi e dell’Escamillo interpretato da Michael Bachtadze, i quali indosseranno abiti di scena, ispirati alla miglior tradizione sivigliana, e ideati dalla raffinata costumista Sonia Cammarata. L’Orchestra del Taormina Opera Festival sarà diretta dal greco Myron Michailidis, le parti corali verranno eseguite dal Coro Lirico Siciliano, guidato da Francesco Costa, le coreografie sono curate da Sarah Lanza e il coro di voci bianche Progetto Suono è istruito da Agnese Carrubba.
Vogliamo presentare questo nuovo allestimento attraverso le dichiarazioni dei protagonisti.
Il regista Enrico Castiglione ha concepito una scenografia di migliaia di mattoni che, come le passioni e i sentimenti, mutano posizione di scena in scena, in un gioco geometrico che rispecchia la mutevolezza dell’animo umano, rappresentato “in primis” da Carmen che si innamora di Don José senza amare, in una dimensione effimera che la condurrà presto ad innamorarsi di nuovo di un altro uomo e di restare vittima della gelosia… e come i sentimenti e le passioni possono cambiare, ecco che anche la scenografia immensa che costruiremo a Taormina cambierà sotto gli occhi degli spettatori con una semplicità ma anche con una consistenza che spero possa emozionare, al pari della meravigliosa musica di Georges Bizet.
Il Maestro Myron Michailidis nel definire il maggior pregio di Carmen, afferma: Come sapete, la prima rappresentazione è datata 3 marzo 1875, sono dunque passati ben 140 anni da quel giorno, eppure il lavoro del compositore francese non è mai diventato fuori moda, anzi è sempre attuale. Non è ancora esistita un’epoca in cui il libretto scritto da Henri Meilhac e Ludovic Halévy sia apparso fuori contesto, stridente rispetto alla contemporaneità. La chiave di questo successo risiede, a parer mio, nell’ambientazione non mitologica o prettamente storica della narrazione, un aspetto che permette un’immediata sintonia tra il pubblico e le vicende messe in scena. Sebbene anche opere come Aida, Norma, Tosca o L’anello del Nibelungo abbiano un valore universale e trasversale, trovo che Carmen abbia un portato emotivo e sociale talmente sfaccettato che riesce a entrare in contatto con chiunque, in qualunque luogo e in qualsiasi tempo. È un’opera eterna, appartiene al passato come al presente, e sono certo che apparterrà anche al futuro. Mentre nel definire i passaggi più ostici per l’orchestra, precisa: Effettivamente Carmen non presenta particolari difficoltà per l’orchestra, diciamo che scorre piuttosto agilmente. La vera sfida, nel caso della nostra performance al Teatro Antico di Taormina, sarà quella di suonare all’aperto. I siciliani capiranno bene questo confronto: tra l’emissione di un suono in un teatro coperto e quella in una struttura all’aperto, c’è la stessa differenza che gli scienziati individuano tra il magma e la lava. Mentre il magma, il materiale eruttivo che si trova ancora all’interno del vulcano, possiede anche le componenti volatili, ossia gli elementi più leggeri e quasi impercettibili; la lava invece li perde nel momento dell’eruzione in quanto queste parti così eteree si disperdono nell’atmosfera. Alla musica si può applicare la medesima distinzione. Quando si suona all’aperto, difficilmente il pubblico riesce a percepire tutte le sfumature armoniche, per questo motivo i musicisti devono concentrarsi molto di più, e io insieme a loro: è necessaria un’estrema precisione per riuscire ad abbattere il divario tra la qualità di un suono eseguito al chiuso e quella di uno all’aperto. Però credo sia doveroso aggiungere che esibirsi in un posto unico come la cavea taorminese sarà un’emozione unica, a prescindere da tutto il resto.
Il Mezzosoprano Elena Maximova parlando del ruolo del titolo, afferma: Mi piace il lato seducente di Carmen, quello che le permette di giocare con gli uomini. È molto consapevole di se stessa e palesa sempre il suo fascino. Da un certo punto di vista è anche ammirevole perché è una donna che sa come calamitare le attenzioni su di lei e pilotare i diversi innamoramenti. Ma questa sua forza sarà anche la strada maestra che la condurrà alla morte, divisa, com’è, tra la passione per Escamillo e quella per don Josè, che le sarà fatale. Carmen è, dunque, un personaggio complesso: è civettuola e seducente nella voluttuosa “habanera” del primo atto (“L’amour est un oiseau rebelle“), funerea (nell’Aria delle Carte), fatale e spavalda, come un’eroina delle tragedie classiche, nell’epilogo finale quando sembra offrirsi al coltello di José. Rispetto al racconto di questa tragica eroina, precisa che di per sé è veramente avvincente, proprio in quanto intreccio d’amore e morte, che tocca i vertici più alti di drammaticità. La storia di una donna che paga con la vita la decisione di mettere fine ad un legame è antica quanto il mondo. Non sapevo, vivendo lontana dall’Italia, che i femminicidi avessero avuto in questo paese un tale incremento. Quando canto sulla scena la meravigliosa musica di Bizet non penso dunque a questi fatti di cronaca, ma mi concentro sul personaggio così come lo ha delineato Merimée, lo costruisco dentro di me seguendo il suo racconto che ho molto studiato e approfondito. Ed è quel testo e quella Carmen che porto in scena e trovo straordinariamente attuale. Da interprete, preferisco particolarmente la ribelle sigaraia perché nel panorama operistico non ci sono molti ruoli principali per mezzosoprano, quale sono io, per cui mi è particolarmente congeniale interpretare questa “famme fatale”. È il ruolo più importante che si possa affidare ad un mezzosoprano e grazie a questo ho girato i migliori palcoscenici internazionali, da Vienna a Monaco di Baviera, passando per il Maggio fiorentino e Berlino. Dopo la splendida cornice di Taormina, il prossimo ottobre mi esibirò a Covent Garden.
Rispetto al personaggio di Don José, il tenore Giancarlo Monsalve, dichiara: Quello che mi colpisce ogni volta che mi ritrovo a vestire i suoi panni, è la sua estrema complessità, ha un “background” molto complicato che viene solo debolmente accennato nell’opera, ma è ciò che fa di lui Don José. Non tutti sanno che quello di Carmen non è il primo omicidio da lui compiuto: il giovane soldato si trova in Siviglia perché nella sua città natale, Navarra, aveva ucciso un uomo che lo aveva imbrogliato al gioco delle carte, e si è visto quindi costretto a fuggire via per evitare la prigione. A Siviglia imbriglia se stesso in un estremo autocontrollo, finge di essere buono e pacifico, ma in realtà dentro di lui arde un fuoco fatto di rabbia e impulsività dal quale non può fuggire per tutta la vita. Proprio per questo lui è il personaggio che cambia di più nel corso dell’opera, anche se non si tratta di un vero e proprio cambiamento, ma di uno svelamento: più andiamo avanti e più ritorna a essere quello che era prima dell’inizio della storia a cui assistiamo. A tutti sembra una persona riservata, ma la verità è che sta semplicemente fingendo, cerca di tenere calmo il vulcano che ribolle dentro di lui e che Carmen riesce pian piano a far emergere: peccato però che non si tratti di un’innocua vivacità, ma di un’insana follia. Proprio nel finale capiamo che non vuole che lei stia con un altro perché ormai non ragiona più lucidamente, soltanto un pazzo potrebbe uccidere una donna: alla bella sigaraia dice “aiutami a salvarti e a salvare me stesso con te”. Secondo me lui è semplicemente bipolare: teneva a bada il suo mostro interiore tanto da essere considerato un uomo tenero, ma alla prima occasione è tornato ad essere un mostro. Dal punto di vista artistico, però, è un personaggio che ha davvero tutto: vocalmente, fisicamente e psicologicamente è molto affascinante, adoro interpretare Don José. Rispetto all’esecuzione vocale del ruolo, precisa che: Solitamente si dice che ci vogliano due tenori diversi per poter interpretare Don José: sarebbe necessario avere un tenore lirico all’inizio dell’opera, mentre dal terzo atto in poi ce ne vorrebbe uno drammatico. La sfida più grande consiste proprio in questo: riuscire ad essere entrambi. Quel che è fondamentale, è trovare un punto d’equilibrio, ottenere sia la dolcezza del primo atto che la furia dell’ultimo: anche la voce deve seguire il suo sviluppo emotivo, trovando un compromesso tra delicatezza e delirio. E rispetto alla liaison dangereuse tra Don José e Carmen che finisce tragicamente, espressione di quello che oggi è definito femminicidio, precisa: Non saprei veramente spiegare come sia possibile arrivare ad un punto di follia tale da uccidere la persona amata, perché in quel caso non è più possibile parlare d’amore. Se uccidi la persona che dici di amare perché ti ha tradito o ti ha lasciato, vuol dire che non la ami, che sei molto egoista e hai bisogno di aiuto perché soffri di problemi mentali davvero gravi e profondi. Personalmente, non penso che Don José provi un amore puro per Carmen, quell’amore vero che ti porta a progettare il futuro, a costruire una famiglia e a voler dei bambini. La sua è piuttosto un’ossessione mischiata ad una cotta a prima vista, è stata tutta una questione di chimica, un’attrazione che, unita al suo background psicologico, ha portato all’esplosione.
Rispetto al ritratto psicologico di Micaela, la Joanna Parisi sostiene che si tratta senza dubbio [di] una ragazza gentile, genuina, onesta, ma la sua caratteristica più autentica è la timidezza, un aspetto distintivo che ne ingabbia completamente l’anima. È giovane e inesperta, e come tutte le fanciulle è piena di speranze e di insicurezze. Durante l’opera impara, pian piano, a capire meglio se stessa e così riesce a maturare e a tirare fuori un coraggio straordinario e una prontezza d’animo insospettabili.. Rispetto alla trasposizione vocale di questo portato emotivo, il soprano aggiunge Le prime frasi di Micaela riflettono proprio la sua semplicità. Nel primo duetto con Don José, sia il suo carattere che la sua voce iniziano a svilupparsi grazie ad emozioni come l’amore e la nostalgia di casa. Non appena comincia a fiorire come donna, il suo canto mostra più calore e profondità sia musicalmente che drammaticamente, e io cerco di usare più colori vocali e più potenza per ottenere questo effetto. Anche la parte orchestrale che la supporta cresce di conseguenza, assecondando il suo sviluppo. Quando nel finale affronta Don José e Carmen, sembra quasi tornare momentaneamente alla candidezza del duetto iniziale, ma nell’attimo in cui implora Don José di tornare a casa per recarsi al capezzale della madre, si dimostra una donna forte ed eroica.
Per questa nuova Carmen, Sonia Cammarata, rispetto ai costumi d’epoca, ha cercato di disegnare figurini pieni di verità. Di quella verità che è intrinseca agli stessi personaggi che li indossano: i gitani e i popolani, i cavalieri e le sigaraie. Per rendere appieno un dramma che è prima di tutto profondamente interiore, ma anche corale, fino ad esplodere nella tragedia.
Non ci resta che goderci questa interessante versione di Carmen, inserita nella trilogia della città di Siviglia che, forse per effetto EXPO, sta trainando un pubblico veramente notevole. Siamo di fronte a un vero e proprio boom di biglietti. Quindi non si può temporeggiare con formule vantaggiose per godere dell’opera di Bizet, del Don Giovanni di Mozart e del Barbiere di Siviglia di Rossini.
Annunziato Gentiluomo
[Fonti delle immagini: elenamaximova.com, foto di Monsalve: Nicoletta Cerasomma, loschermo.it, facebook.com]
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