Il 31 gennaio scorso, all’età di 74 anni, moriva il fisico Emilio Del Giudice, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dell’International Institute of Biophysics di Neuss (Germania), medaglia Prigogine 2009, noto per le sue ricerche sulla fusione fredda realizzate col collega e amico Giuliano Preparata, e collaboratore del premio Nobel Luc Montagnier negli studi sulla
Il 31 gennaio scorso, all’età di 74 anni, moriva il fisico Emilio Del Giudice, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dell’International Institute of Biophysics di Neuss (Germania), medaglia Prigogine 2009, noto per le sue ricerche sulla fusione fredda realizzate col collega e amico Giuliano Preparata, e collaboratore del premio Nobel Luc Montagnier negli studi sulla memoria dell’acqua, studi di risonanza internazionale.
Riprendo le parole dei titolari dell’Istituto Europeo di Shiatsu di Milano-Firenze: “Ci aveva affascinati, fatto sognare e sorridere, parlando di Fisica Quantistica, come nessuno aveva saputo fare sinora”. Non posso che unirmi a questa sentita esternazione, avendo anche io potuto godere dei suoi insegnamenti che travalicavano la scienza e parlavano dritti al cuore. Nelle sue parole scompariva il limite tra ragione e sentimento, tra scienza e spiritualità. La sua umiltà, la sua umanità, il suo rigore scientifico, il suo sapere completo, la sua ironia, la profondità del suo pensiero, la libertà della sua mente e la capacità di passare a tutti concetti complicatissimi rendono Emilio Del Giudice, prima che ancora uno scienziato da Nobel, un gran Uomo.
“La sua – afferma Alberto Tedeschi, da anni collaboratore di Del Giudice – è stata una vita dedicata al sapere profondo della ricerca, il suo era un pensiero poliedrico, mitteleuropeo, alla scienza univa l’arte, la filosofia e la cultura, tendeva alla verità con impegno nella sua fondamentale irrequietezza e vivacità. Ogni posizione era una nuova posizione, non “la” posizione. (…) Era uno scienziato assoluto, uno degli ultimi portatori della scienza vera. I suoi lavori sono ormai stati accettati a livello internazionale e questa strada non sarà abbandonata”. Infatti, spiega il professor Giuseppe Vitiello, “Continueremo nella strada segnata insieme. Insieme avevamo anche lavorato sulla strada che ha portato Higgs ai risultati che gli sono meritatamente valsi il premio Nobel, malgrado le innumerevoli critiche ricevute nel corso della sua vita professionale”.
Caro Emilio, grazie!
Annunziato Gentiluomo
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